Sorprendente! Archeologi e scienziati analizzano palmo a palmo la Sala di Re Artù. E cosa scoprono? Cosa raccontano i pollini? Quali le radici di verità nella leggenda?

Vista così sembrerebbe una grande vasca. Ma tutta la costruzione è piuttosto elaborata ed emana un fascino legato al sacro. Guardiamola nella fotografia. Analizziamola in ogni aspetto. Gli studiosi hanno lavorato all’interno di questo spazio per cercare di comprenderne le origini e di portarne alla luce la funzione originaria. Era questa la sala di Artù?

In un sorprendente colpo di scena per la leggendaria King Arthur’s Hall, situata a Bodmin Moor in Cornovaglia, recenti scoperte archeologiche hanno rivelato che questo enigmatico sito è molto più antico di quanto si pensasse. Tradizionalmente associato alla figura mitica di Re Artù e a leggende medievali, il sito è ora stato datato al periodo neolitico, collocandone la costruzione tra i 5.500 e i 5.000 anni fa, quindi cinque volte più antico rispetto alle stime precedenti. Ciò non toglierebbe la possibilità che esso possa essere stato ritualmente un punto di riferimento rituale durante l’Alto Medioevo, come luogo mitico degli antenati. Quindi gli “arturiani” non siano delusi. Come vedremo, c’è uno spesso fondo di verità nelle “radici del re”.

Il team e la ricerca

Questa rivelazione straordinaria è stata resa possibile grazie al lavoro di un team di Historic England e di ricercatori provenienti da diverse università del Regno Unito, inclusa l’Università di St. Andrews. Il dottor Tim Kinnaird, esperto in datazione e analisi stratigrafica, ha espresso entusiasmo per i risultati ottenuti:

“Questa è una grande rivelazione. Gli archeologi dovranno ora rivalutare la nostra comprensione del paesaggio preistorico di Bodmin Moor.”

Le scoperte non solo riscrivono la cronologia storica della Cornovaglia, ma gettano nuova luce sulla vita degli antichi abitanti della regione, offrendo un affascinante spunto su una civiltà ormai perduta.

Le leggende arturiane e la King Arthur’s Hall: tra mito e realtà

Il nome King Arthur’s Hall evoca immediatamente le storie e le ballate medievali legate a Re Artù, il leggendario sovrano britannico e i suoi Cavalieri della Tavola Rotonda. Tuttavia, anche se il sito non risale all’epoca medievale, la sua antica storia sembra aumentare il suo fascino mistico, collegandolo al periodo in cui le prime popolazioni britanniche erigevano monumenti simbolici e strutture cerimoniali.

La King Arthur’s Hall è stata per secoli un luogo di pellegrinaggio per coloro che cercano tracce del mito arturiano. Situato su un altopiano selvaggio e remoto, questo sito è costituito da un ampio rettangolo di pietre erette, che formano una struttura in pietra unica, circondata da un terrapieno e da un fossato, caratteristica tipica dei recinti rituali del Neolitico.

I dettagli della scoperta: enigma monumentale

Il sito, situato su un aspro paesaggio a Bodmin Moor, è caratterizzato da un tumulo rettangolare delimitato da menhir – grandi pietre verticali comuni nelle costruzioni del Neolitico – che ha alimentato per secoli ipotesi sulle sue origini. Gli scavi, guidati dalla Cornwall Archaeological Unit (CAU) e condotti con l’aiuto di volontari locali a partire dal 2022, hanno utilizzato metodi di datazione avanzati come il radiocarbonio e la luminescenza otticamente stimolata (OSL), tecniche in grado di datare accuratamente antiche strutture in pietra.

Campioni di polline, insetti e uova di parassiti estratti dal sito hanno fornito dati cruciali, consentendo di collocare il sito in un intervallo di tempo preciso, tra 5.500 e 5.000 anni fa. Questa scoperta colloca la King Arthur’s Hall tra i più antichi monumenti della Cornovaglia e dell’intero Regno Unito.

Recinto, riserva idrica o spazio rituale?

La funzione originaria della King Arthur’s Hall rimane incerta e ha suscitato diverse teorie. Tra le ipotesi avanzate dai ricercatori, una suggerisce che il sito possa essere stato un recinto per animali, un’altra che potesse fungere da riserva idrica. Tuttavia, vista l’importanza dei monumenti neolitici come Stonehenge o Avebury per il loro valore spirituale e cerimoniale, molti studiosi sospettano che King Arthur’s Hall fosse un luogo di riti e cerimonie. È stato accertato che le pietre provengono da cave locali situate a circa 250 metri dal sito, un elemento che dimostra l’ingegnosità delle antiche popolazioni neolitiche.

James Gossip della Cornwall Archaeological Unit ha spiegato l’importanza della datazione esatta di questa struttura:

“Sapere quando fu costruita la King Arthur’s Hall ci aiuterà a comprendere meglio la forma di questo monumento unico, come potrebbe essere stato utilizzato in origine e come potrebbe essere stato utilizzato nel tempo”.

L’eredità di Bodmin Moor: un paesaggio a rischio

La posizione remota di Bodmin Moor ha contribuito a preservare King Arthur’s Hall, ma rappresenta anche una sfida. Il sito è minacciato dall’erosione naturale dovuta al traffico pedonale, al bestiame e alla vegetazione. Historic England ha inserito King Arthur’s Hall tra i siti a rischio, sottolineando la necessità di un’attenta gestione per garantire la sua sopravvivenza.

Il dottor Rob Batchelor, direttore della Quest dell’Università di Reading, ha dichiarato:

“Il paesaggio selvaggio e remoto di Bodmin Moor ha ispirato secoli di leggende, ma questa straordinaria scoperta dimostra come la scienza possa contribuire a fornire storie altrettanto intriganti”.

I campioni di sedimenti estratti da King Arthur’s Hall potrebbero fornire preziose informazioni sulla vita delle prime comunità della Cornovaglia e sull’impatto ambientale delle attività umane dell’epoca.

La storia di re Artù, il fondo di verità

Re Artù è una figura leggendaria delle tradizioni britanniche, celebrato come il re ideale e giusto che avrebbe unificato le tribù celtiche in Gran Bretagna e protetto il regno dai nemici invasori, in particolare dai Sassoni. Sebbene sia diventato un personaggio iconico nel folklore e nella letteratura medievale, non esistono prove storiche definitive sulla sua reale esistenza, anche se è probabile che il mito poggi su una o più figure di matrice celtico-romana – appartenenti pertanto ad etnie vicine al mondo gallico – che, dopo il disfacimento dell’Impero romano, si opposero all’invasione dell’isola britannica da parte dei Sassoni. La maggior parte delle narrazioni su di lui proviene da fonti medievali che combinano tradizioni celtiche, miti e racconti cavallereschi. I Sassoni, nemici di Artù – re, come dicevamo, di origine celtica o, secondo alcuni, gallo-romana -, erano invece un popolo di origine germanica, stanziato originariamente nelle aree che oggi corrispondono agli stati tedeschi dello Schleswig-Holstein, della Bassa Sassonia, della Sassonia-Anhalt, della Renania Settentrionale-Vestfalia e nella zona settentrionale dei Paesi Bassi, nelle regioni di Twente e Achterhoek. Il loro nome significa “popolo della spada”.

Le origini di Re Artù: fonti antiche e verità

Le fonti che per prime menzionano una figura simile a Re Artù risalgono al periodo tardo-antico e altomedievale. La più importante è la prima nell’elenco. Leggete con attenzione:

  1. Gildas – Nel suo testo De Excidio et Conquestu Britanniae, scritto attorno al VI secolo, Gildas, monaco britannico, descrive le lotte dei Britanni contro i Sassoni, ma non menziona Artù per nome. Il sermone di Gildas racconta le vicende del condottiero romano-britannico Ambrosio Aureliano (quello che sarebbe stato poi considerato il leggendario zio paterno di re Artù, se non sua possibile base storica) contro gli invasori sassoni, e ciò rende la sua opera la prima fonte di ispirazione per gli scrittori arturiani. La sua narrazione evidenzia il contesto turbolento in cui si sarebbe sviluppato il mito di un leader unificante. Gildas visse negli anni immediatamente successivi a quelli della risposta armata all’invasione sassone. Scrive Gildas: «Sotto il comando di Ambrosio Aureliano, uomo dotato di un grande senso della misura, che quasi unico dei Romani era sopravvissuto all’urto di tanto grande tempesta, dopo aver perduto i genitori, che non a caso indossavano la toga praetexta, ma i cui discendenti ai nostri giorni sono assai degenerati rispetto alla rettitudine dell’avo, i superstiti ripresero le forze provocarono i vincitori alla battaglia: e con l’assenso del Signore la vittoria fu dalla loro parte».
  2. Nennius – Nella sua Historia Brittonum (IX secolo), Nennius fa il primo riferimento esplicito ad Artù come un potente condottiero. Racconta di dodici battaglie in cui Artù avrebbe combattuto contro i Sassoni, terminando con la vittoria britannica nella “Battaglia del Monte Badon.” Nennius attribuisce ad Artù un ruolo semi-storico come “dux bellorum” (duca delle battaglie), una sorta di leader militare.
  3. Annales Cambriae – Cronache gallesi dell’VIII o IX secolo menzionano un Artù coinvolto nella Battaglia del Monte Badon e nella Battaglia di Camlann, dove sarebbe morto (o ferito mortalmente). Tuttavia, queste annotazioni sono brevi e non forniscono dettagli specifici sulla sua vita.
  4. Geoffrey di Monmouth – Nella Historia Regum Britanniae (XII secolo), Geoffrey di Monmouth narra una versione più dettagliata e romanzata della vita di Artù, includendo elementi fantastici e mitologici come Merlino, la Spada nella Roccia e il Sacro Graal. Geoffrey è responsabile dell’iconografia che caratterizzerà Artù e della diffusione delle leggende arturiane in Europa, anche se la sua opera non è considerata una fonte storicamente affidabile.
  5. Mabinogion e Chrétien de Troyes – Raccolte gallesi come il Mabinogion e i poemi cavallereschi di Chrétien de Troyes (fine XII secolo) arricchiscono la leggenda con elementi dell’epica cavalleresca, i Cavalieri della Tavola Rotonda e il Santo Graal.

Il legame tra la King Arthur’s Hall e Re Artù

La King Arthur’s Hall, recentemente rivelata come un sito neolitico, si trova a Bodmin Moor, in Cornovaglia, un’area suggestiva e ricca di antiche strutture di pietra. Nonostante sia molto più antica del periodo in cui, secondo le leggende, visse Re Artù (ipoteticamente situato attorno al V-VI secolo), la sala era associata ad Artù a causa del suo aspetto maestoso e del suo posizionamento nel paesaggio selvaggio della Cornovaglia, terreno fertile per storie mistiche e antiche leggende.

Bodmin Moor è caratterizzato da una serie di strutture megalitiche e da un’atmosfera che evoca epoche remote e misteriose, rendendola il luogo ideale per essere associata a racconti leggendari. In particolare, la King Arthur’s Hall si presenta come un rettangolo delimitato da grandi pietre, simile per stile ad altri monumenti rituali, ed è stata a lungo considerata una sala medievale. Per secoli, la gente del luogo ha immaginato che potesse essere stata usata come sala di riunione per i Cavalieri della Tavola Rotonda o come luogo di raduno per i guerrieri di Artù.

Perché era legata a Re Artù?

L’associazione della King Arthur’s Hall a Re Artù probabilmente deriva dalla fascinazione culturale per le leggende arturiane e dall’atmosfera antica e maestosa del sito. In mancanza di chiare evidenze storiche sulla reale esistenza di Artù, luoghi come la King Arthur’s Hall sono stati collegati a lui per il loro valore simbolico: siti che potevano evocare la grandiosità e il mistero di un’epoca leggendaria sono stati “adottati” dalla tradizione arturiana.

Negli ultimi secoli, molte aree dell’Inghilterra, Galles e Scozia sono state romanticamente connesse ad Artù per ragioni mitiche e simboliche piuttosto che storiche. La King Arthur’s Hall rappresenta uno di questi luoghi evocativi, dove storia e leggenda si mescolano.

Il fascino di King Arthur’s Hall oggi

Ora che la King Arthur’s Hall è stata datata al Neolitico, il suo significato è arricchito di ulteriori misteri. Più antica dell’epoca ipotizzata per Re Artù, continua a essere un luogo d’interesse che ci collega alle comunità preistoriche della Cornovaglia e al mondo misterioso delle antiche civiltà britanniche. Il legame con Artù non è diminuito, ma il sito è diventato ancora più affascinante, poiché richiama l’attenzione su epoche e civiltà ancor più lontane nel tempo.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa