Sotto quel tumulo c’è una nave-tomba merovingia. Archeologi risolvono l’enigma. Scomparso lo scheletro con spada

Le navi funerarie erano imbarcazioni che ospitavano i resti mortali di un defunto insieme ai suoi averi. Questo antico rituale funebre era praticato nell'Europa settentrionale tra il VI e l'VIII secolo, sia nella Scandinavia dell'Era di Vendel che tra gli Anglosassoni, i Franchi nell'era merovingia, i Vichinghi, i Rus', i Balti e occasionalmente anche dagli Egizi. Per i popoli germanici, questo tipo di cerimonia funebre rappresentava un grande onore, considerato come un passaggio privilegiato per accedere al Valhalla
Il tumulo visto dal drone in una foto scattata per preparare i sopralluoghi archeologici. Herlaugshaugen è menzionata nelle saghe reali di Snorre come l’ultima dimora del re Herlaug. @ Foto Hanne Bryn, Museo della scienza NTNU

Quest’estate gli archeologi e uno specialista di metal detector hanno effettuato una piccola ricognizione dell’Herlaugshaugen a Leka, nel nord del Trøndelag, in Norvegia. Il fine? Trovare indizi che supportino l’ipotesi che sotto questa collinetta poco distante dalle acque ci possa essere una nave utilizzata come sepolcro per un re. Il tumulo di Herlaug ha un diametro di oltre 60 metri ed è uno dei tumuli più grandi del paese. Esso fu oggetto di tre scavi asistematici e predatori durante la fine del XVIII secolo. Secondo i rapporti furono rinvenuti, tra le altre cose, un muro, chiodi di ferro, un calderone di bronzo, ossa di animali e uno scheletro seduto con una spada.

Lo scheletro fu esposto alla Trondheim Katedralskole, come re Herlaug, ma nessuno sa dove sia finito. Anche tutti gli altri reperti sono scomparsi. Si dice che il calderone di bronzo sia stato fuso per ricavare fibbie per scarpe. Quindi già si sapeva che il tumulo era un complesso tombale antico. Ma gli archeologi hanno voluto capire, con i recenti sopralluoghi, se esistano, sotto la collinetta, materiali metallici e lignei che possano confermare l’idea che la grande sepoltura fosse avvenuta su una nave. Le indagini del 2023 sono state svolte per conto degli Archivi nazionali e in collaborazione con il comune della contea di Trøndelag.

Gli archeologi si sono rallegrati quando hanno trovato grandi rivetti – connessioni metalliche che si chiudono saldamente, senza che possano essere smontate o che possano sfilarsi –  che hanno confermato che si trattava di una nave sepolcrale. L’entusiasmo non si è smorzato quando sono giunti i dati del radiocarbonio, per la datazione delle assi della nave.

L’archeologa mostra uno dei rivetti della nave. Alle sue spalle, il rilievo del tumulo. @ Foto Hanne Bryn, Museo della scienza NTNU

Il tumulo è stato costruito circa anno 700 d.C È durante il periodo noto come periodo merovingio, che precede l’era vichinga. È una datazione molto emozionante, perché sposta tutta la tradizione delle sepolture delle navi – in Norvegia – piuttosto indietro nel tempo. Fino ad ora si è infatti ritenuto che questa pratica funeraria, riservata evidentemente ai rappresentanti apicali dell’élite, fosse, in Norvegia, avvenuta a partire dal periodo vichingo.

Un momento del saggio archeologico: la rimozione delle zolle@ Foto Geir Grønnesby, Museo della scienza, NTNU.

Le navi funerarie erano imbarcazioni che ospitavano i resti mortali di un defunto insieme ai suoi averi. Questo antico rituale funebre era praticato nell’Europa settentrionale tra il VI e l’VIII secolo, sia nella Scandinavia dell’Era di Vendel che tra gli Anglosassoni, i Franchi nell’era merovingia, i Vichinghi, i Rus’, i Balti e occasionalmente anche dagli Egizi. Per i popoli germanici, questo tipo di cerimonia funebre rappresentava un grande onore, considerato come un passaggio privilegiato per accedere al Valhalla.

Uno dei rivetti della nave, trovati durante l’indagine 2023.Il rivetto è un elemento meccanico di fissaggio non smontabile. L’unico modo per rimuoverlo è distruggerlo. @ Foto Hanne Bryn, Museo della scienza NTNU

Geir Grønnesby, archeologo e responsabile del progetto delle indagini presso il Museo delle Scienze NTNU, sottolinea l’importanza di questa scoperta nel contesto della storia marittima della Scandinavia. La costruzione di una nave così grande implica competenze marittime avanzate, suggerendo che la regione possedesse tali capacità molto prima di quanto precedentemente ipotizzato. Questa scoperta getta nuova luce sulla discussione su quando e perché ebbe inizio l’era vichinga.

Il tumulo di Herlaug, oltre a essere una sepoltura di straordinario significato, simboleggia anche potere e ricchezza. Tuttavia, Grønnesby sostiene che questa prosperità non derivi esclusivamente dall’agricoltura di Ytre Namdalen, ma piuttosto dal commercio e dalle attività marittime a lunga distanza. Il supporto a questa teoria arriva anche dall’archeologo Lars Forseth del comune della contea di Trøndelag, che ha partecipato alle indagini delle settimane scorse. Egli evidenzia l’importanza della posizione lungo l’ormeggio della nave, suggerendo che il trasporto di merci lungo rotte sottovento – evitando cioè il più possibile la furia del mare aperto – potrebbe essere cruciale per comprendere l’era vichinga e lo sviluppo navale pre-vichingo.

Il tumulo di Herlaug viene datato al periodo merovingio (circa dal 550 all’800 d.C.), un’epoca scarsa di reperti archeologici, in Norvegia. La regione di Namdalen ospita circa il 10% dei grandi tumuli norvegesi, alcuni dei quali presentano somiglianze con i siti svedesi di Vendel e Valsgärde, noti per le spettacolari tombe di barche. Gli archeologa – in attesa che queste collinette siano oggetto di scavi – si interrogano sulla possibilità di un collegamento tra Namdalen e le aree di Vendel e Valsgärde in Svezia.

Grønnesby aggiunge che questi siti svedesi condividono caratteristiche con la celebre sepoltura di una nave a Sutton Hoo in Inghilterra, datata anch’essa al periodo merovingio. La nave funeraria inglese era lunga 27 metri. Nella camera funeraria fu trovato lo scheletro del defunto con una grandissima quantità di materiali, armi, utensili, gioielli d’oro.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz