Spilimbergo, i restauratori fanno emergere dal muro meravigliose scene del gotico cortese

I dipinti murali del Duomo di Spilimbergo sono stati eseguiti tra il 1350 e il 1360 circa dalla bottega di Vitale da Bologna. L'opera, con oltre 700 metri quadrati di estensione che decorano l'abside principale della chiesa, rappresenta il ciclo di dipinti medievali più esteso dell'intero Friuli Venezia Giulia e tra quelli artisticamente più rilevanti a livello nazionale

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E’ stata completata, in questi giorni, la prima parte del restauro degli affreschi vitaleschi della volta e del ciclo dell’ Antico Testamento nel Duomo di Spilimbergo, grazie agli interventi eseguiti con il sostegno di donatori privati, della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Spilimbergo e della Fondazione Friuli, con il coordinamento da parte della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio FVG

“Il progetto generale di restauro dell’intera superficie, risalente al 2015 e redatto dal restauratore Stefano Tracanelli, è stato suddiviso in lotti, per permettere la ricerca dei finanziamenti con i quali coprire i lavori. – spiega la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia – Gli affreschi dell’abside del Duomo di Spilimbergo sono stati eseguiti tra il 1350 e il 1360 circa dalla bottega di Vitale da Bologna. L’opera, con oltre 700 metri quadrati di estensione che decorano l’abside principale della chiesa, rappresenta il ciclo di dipinti medievali più esteso dell’intero Friuli Venezia Giulia e tra quelli artisticamente più rilevanti a livello nazionale.
I soggetti raffigurano la maestosa crocifissione di Gesù e l’incoronazione di Maria, sulla parete di fondo; sulla volta gli evangelisti ed i profeti; sulle pareti laterali, il Nuovo Testamento a sinistra e l’Antico a destra”. Per concludere l’impegnativo restauro, resta il ciclo del Nuovo Testamentario previsto per il prossimo anno.

“Quello compiuto sugli affreschi del Duomo di Spilimbergo è un intervento che non solo riporta all’antico splendore un’opera monumentale gelosamente custodita nei secoli all’interno dell’edificio sacro, ma diventa anche un messaggio al mondo per far conoscere un capolavoro che appartiene al patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia”, queste le parole dell’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier intervenuto in occasione della cerimonia per il termine del lavoro di restauro degli affreschi”.

Gli affreschi del Duomo erano in alcune parti molto logorati a causa della calce che veniva gettata nei periodi di epidemie, per disinfestare l’ambiente. Nel 1858 gli affreschi vennero imbiancati e rimasero così nascosti fino il 1929-30, quando vennero scrostate le pareti. La fascia inferiore si presenta, invece, quasi integra; infatti, nel 1584, vennero qui collocati gli stalli lignei del coro (oggi nelle chiesa di san Pantaleone) che coprirono per circa trecentocinquanta anni gli ultimi episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento.
“L’opera pittorica fu realizzata in più momenti e sicuramente da mani diverse, ovvero dagli allievi di Vitale da Bologna, il quale aveva realizzato il ciclo d’affreschi all’interno del Duomo di Udine; gli allievi di Vitale da Bologna vennero dunque chiamati a Spilimbergo per riproporre attraverso i cartoni del maestro le stesse scene presenti a Udine. – è scritto nella Carta archeologica del Friuli Venezia Giulia – Le singole scene sono circondate da cornici ornamentali con motivi a carattere profano, come le teste di donna con i capelli sciolti e senza l’aureola. Anche le scene stesse del ciclo sono state motivo di discussione a causa della diversità nella scelta degli episodi trattati dalla normale prassi iconografica trecentesca; infatti mancano le scene del Battesimo e l’Ultima Cena, inoltre il ciclo termina con la Crocifissione, senza accennare al mistero cristiano della Resurrezione. Anche per quanto riguarda le scene bibliche, sulla parete destra, la scelta non è comune: l’Uccisione di Assalonne, il Ritorno di Tobiolo e Susanna al bagno sono episodi insoliti. Alzando lo sguardo, nella volta, è possibile ammirare dentro le vele ciò che rimane degli affreschi degli Evangelisti affiancati dai Dottori della Chiesa”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz