Stilettate di Zana. Con i Golosi di Taddeo di Bartolo. Divoriamo per egoismo i valori universali

Affresco di Taddeo di Bartolo, 1393, Collegiata di San Gimignano
STIILETTATE
di Tonino Zana
Dubito sulla presenza e dunque sulla tenuta dei valori proclamati universali, naturali. Il diritto alla vita, alla libertà, alla dignità concretamente manifestata sono in esilio.
Il diritto alla vita, credo, è sostenuto più dal timore che dalla coscienza. Si teme la prigione, si teme meno l’ergastolo a cui, un tempo, ti condannava la cattiva coscienza. L’equilibrio tra rispetto e violazione è affidato alla legge, comunque alla sua dichiarazione.
Sento in giro, spesso, dichiarazioni violente e frasi del genere: se sapessi di farla franca ci penserei io a fare quello che dovrebbe essere fatto. Abolite le telecamere, calato il rispetto della vita. Si agita un odio interiore, trova sfogo nell’anonimato, nell’ostacolare anonimamente, nell’alleanza tra i peggiori.
La vera gang, la vera banda, oggi, è silente, neppure costituita, è la banda di chi pensa a fare del male. Crescono le sette, gli ammiccamenti tra mediocri ed è consigliabile circolare con un cerotto sulla guancia ben vistoso per essere almeno compatiti un poco e quindi sottrarsi, per tempo, all’attacco.
Il diritto alla libertà. Siamo seri, basta ipocrisie, la libertà nostra è reclamata oltre il cento per cento, la libertà degli altri è affare loro, l’Ucraina sta lì a denunciare molto poco senso della libertà da parte di troppi.
Il diritto alla dignità, cioè al rispetto, al diritto-dovere di un lavoro, di un tetto è calpestato ogni giorno. Esempio: la disoccupazione o la mala occupazione, più in voga la seconda, e innanzitutto la distanza vomitevole tra chi possiede un mondo e chi non ha una frasca sotto cui ripararsi. Non si va lontani su queste buche morali, si cade dentro, la trappola diventa una legittima difesa da parte di chi è calpestato dalla mattina alla sera.
Intanto che si è in tempo, diamoci una registrata o le comunità, i popoli alzeranno la mano e alzeranno le mani e allora non ci saranno armi che tengono. Allora si comincerà come cinquecento anni fa, coltello tra i denti e morti nel buio. Per carità, fermiamoci intanto che siamo in tempo.

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz