La lettrice (Clara) (1865), è olio su tela del pittore Federico Faruffini conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano
STILETTATE
di Tonino Zana
Leggere o non leggere? A occhio e croce c’è un’astensione grave dalla lettura, qualsiasi lettura. Leggere è fatica, accendere la televisione e ascoltare non costa niente, di più, non è necessario stare attenti. Leggere impegna, moralmente, a capire e a tenere a mente. La lettura, oggi, è in cantina. Brutto segno. Non appartengo alla corrente di lettori di cento pagine la settimana, altrimenti sei espulso dalla comunità intelligente, rimango convinto, però, di una necessità del leggere e dello scrivere. Anche soltanto cento volte la settimana il proprio nome e cognome. Pochi leggono, pochissimi scrivono. In fondo è un tipo di neo analfabetismo. Le parole non sono scoperte nel loro significato intero e reale, nella loro origine, nel loro carisma. Uno dice, mettiamo, “rito” e la traduzione è di molti tipi, anche di non comprensione.
Stiamo dentro una neo Babele in cui tutti parlano la stessa lingua, non lingue diverse, fingono di capirsi, si accapigliano non tanto per ragioni diverse quanto per reciproca impenetrabilità linguistica. La nostra Babele è più grave della Babele biblica. Di più, questa mostra Babele non è posta all’ordine del giorno, continuiamo a non capirci e ci iscriviamo a correnti culturali diverse. Invece apparteniamo ad opposti alfabetismi e analfabetismi.
La guerra d’Ucraina contiene anche questa assenza linguistica di comprensione. Pensate a dei leaders che si parlano in video, tradotti da una persona, condizionata la sua parte e alla fine concludono senza concludere. La crisi della diplomazia cosiddetta è pure crisi di lingua. Si sublima la propaganda che è il massimo sfoggio della doppiezza di fatti e linguaggio.
Da qui a un po’, dire la parola pace significherà affermare la guerra. Anzi, siamo già lì. Non sarà che per fare pace si dovrà gridare guerra?