Tra Méaulte e Bécordel-Bécourt, nella zona del comprensorio di Comuni francesi chiamato Pays du Coquelicot – il Paese di papaveri -, gli archeologi dell’Inrap hanno scoperto resti neolitici, gallici e gallo-romani, tra cui sepolture e una villa rurale romana. Lydie Bondiau (Inrap) e Colette Swinnen (Inrap) esamineranno i risultati di questo scavo in un settore poco conosciuto del dipartimento della Somme, sabato 23 marzo nel corso di una conferenza.
Méaulte è un comune di 1.346 abitanti situato nel dipartimento della Somme nella regione dell’Alta Francia. Confina con Bécordel-Bécourt Bécordel-Bécourt, un comune di 168 abitanti. Le scoperte sono avvenute in un punto di confine tra le due realtà territoriali.
Tra gli importanti reperti e contesti archeologici qui ritrovati, spicca una fattoria romana, circondata da un fossato – fondata nel I secolo d.C. e ampliata almeno un paio di volte- in cui si svolgevano anche attività artigianali, oltre che, naturalmente, il precipuo lavoro agricolo testimoniato da tettoie per il fieno e il bestiame e una cantina per la conservazione dei prodotti. Sono stati trovati alcuni forni per cuocere il pane o il cibo – dei quali due più ampi – un forno da vasaio con i cocci dell’ultimo giro di cottura della ceramica e segni di quella che doveva essere un’attività di calderaio, cioè un produttore di oggetti in lamiera di rame – pentole, contenitori, forme, decorazioni eccetera -. L’autosufficienza dell’unità produttiva è testimoniata anche dalla presenza di attività finalizzate alla produzione di carbone vegetale. Nel cortile dell’edificio rustico è stata portata alla luce anche una successiva tomba femminile del IV secolo, con corredo.
Il primo oggetto misterioso, che vediamo, nell’immagine — dal lato superiore e dal fianco – è in arenaria ed è legato a un’attività di calderaio, cioè di costruttore di contenitori di rame. Probabilmente esso veniva utilizzata come forma per modellare i lamierini di rame e creare stampi? Per prodotti da forno o per burro e formaggi? Adattata, potrebbe essere stata utilizzata anche come contrappeso per telai.
“Nel cortile della fattoria romana è stata rinvenuta anche una sepoltura risalente al IV secolo . – raccontano gli archeologi dell’Inrap – Scavata nei livelli dei rifiuti che ricoprono il cortile, questa tomba è isolata. Non è rara la scoperta di sepolture tarde isolate, ma si tratta generalmente di piccole necropoli di 10-15 tombe raggruppate ai margini di una strada di passaggio. Questo non è il caso, qui. L’unica sepoltura contiene un individuo, probabilmente di sesso femminile, sepolto in una bara di legno (ne sono prova i chiodi del cassero) con una collana di perle di vetro al collo, due braccialetti al braccio sinistro (uno intrecciato in giaietto, l’altro in bronzo), un anello e un vaso posti ai suoi piedi”.
Il secondo blocco di “reperti misteriosi” è stato trovato quindi nella tomba. Si tratta dei grani di giaietto, un mineraloide di origine vegetale. E’ una varietà di lignite, durezza 3-4 scala di Mohs, un materiale abbastanza tenero, di color nero brillante. Viene utilizzato in gioielleria per anelli, orecchini, braccialetti. Mediante un sistema di spazzolatura e pulitura acquisisce una brillantezza che non diminuisce col tempo. Il giaietto della zona asturiana di Villaviciosa – Spagna – è considerato, insieme a quello di Whitby, di qualità migliore. Nello Yorkshire, presso Whitby – appunto – esiste tuttora un’industria di lavorazione del giaietto ed un museo specializzato.
Altri depositi, in Europa, si trovano in Francia e in Germania.