Bambine nell’arte

Apollineo e dionisiaco nell'infanzia e nell'adolescenza nelle fotografie di Sally Mann

Sally Mann (nata a Lexington, Virginia, 1951) è uno dei fotografi più famosi d'America. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui sussidi Nea, Neh e Guggenheim Foundation, e il suo lavoro è conservato ed esposto da importanti istituzioni a livello internazionale. I suoi numerosi libri comprendono Second Sight (1983), At Twelve (1988), Immediate Family (1992), Still Time (1994), What Remains (2003), Deep South (2005), Proud Flesh (2009), The Flesh e lo spirito (2010). Un lungometraggio sul suo lavoro, What Remains, ha esordito con grande successo nel 2006. Mann è rappresentato da Gagosian Gallery, New York e Edwynn Houk Gallery, New York. Lei vive in Virginia. Sally ha documentato 30 anni della propria famiglia, con scatti tra l'apollineo e il dionisiaco, che vediamo nel filmato
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Il gioiello-scimmia in Rubens avvertiva, con lo specchio, rischi della vanità nelle bambine

la scimmia che è raffigurata sulla manica della nobile bambina, ritratta nel 1601 circa da Rubens, simboleggia prosperità e protezione dalle malattie, come il corallo – rappresentato anche nel Ritratto di Giovanni de’ Medici, dipinto da Bronzino nel 1549 -, rimedio contro malocchio e infermità, proprio grazie ai rametti appuntiti che avevano la capacità di deviare l’influsso malefico
P.P.RUBENS, Ritratto di Eleonora Gonzaga all'età di tre anni (part.), 1601 ca., olio su tela, cm. 76 × 49,5, Vienna, Kunsthistorisches Museum
P.P.RUBENS, Ritratto di Eleonora Gonzaga all'età di tre anni, 1601 ca., olio su tela, cm. 76 × 49,5, Vienna, Kunsthistorisches Museum. Nel cerchio, il gioiello portafortuna che allude, al tempo stesso, alla vanità femminile. La scimmia, infatti si specchia
Leggi tutto Il gioiello-scimmia in Rubens avvertiva, con lo specchio, rischi della vanità nelle bambine

La Fanciulla con le tortore, scultura dell'anima che si placa

Luigi Pampaloni (1791-1847) realizza la sua prima versione intorno al 1833. Così si esprime Pagni ad alcuni anni di distanza: “(…) Ed ecco uscire dalle sue mani, emblema dell’innocenza, una soave fanciullina, che toltasi il nido d’una tortorella sotto il braccio sinistro, con inconsapevole crudeltà, ritiene imprigionata nella destra mano quella meschina che vorrebbe tornare al suo materno ufficio: lavoro forse il più degno tra i molti di tal genere che furono da lui fatti. Il Granduca la volle per regalarla al Principe di Metternich, ma l’autore la rinnovò più e più volte per altri personaggi stranieri e italiani, che s’invaghirono di possedere sì cara fanciullina"
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