Il toro e le mucche nell’arte

Archeologia. Addetto alle pulizie fa cadere un prezioso toro bronzeo gallo-romano di 2000 anni fa. Danni alla zampa superstite. Il pezzo ritirato dal museo. Storia del mitico animale. Perché ha 3 corna?

Un’opera d’arte antica è stata gravemente danneggiata. Un addetto alle pulizie, che lavora nel museo, stava pulendo il pavimento con una macchina lava-asciuga, quando, forse a cause delle vibrazioni, forse per un colpo alla pedana, ha provocato la caduta della…

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Il ritrovamento di una stele antichissima dimostra che la luna cambiò sesso. Prima era dotata di un’evidenza da toro

La roccia è piatta ed è lunga circa 75 cm e larga 45 centimetri. La forma e la grandezza permetto di ipotizzare che essa fosse un segnacolo - una sorta di lapide per indicare una tomba - o una pietra di confine, gli abitanti arcaici di quella zona utilizzavano le stele anche come reiterate presenze tangibili degli Dei.

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Risolto il mistero della testa di toro nella “vasca magica” etrusco-romana di San Casciano dei Bagni

Il rilievo occupa una posizione particolare: non decora l’esterno della vasca, ma il suo interno ed è localizzato a quasi due metri di profondità. In origine doveva essere decorato da una struttura metallica. A cosa serviva? La risposta degli archeologi

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Il toro eccitato, la vedova astinente e il mastino. Figure nascoste emergono anche da Giuditta e Oloferne del Caravaggio

L'individuazione di nuovi materiali iconici, portati alla luce dal nostro gruppo di ricerca, consente di affermare che Caravaggio concepì la scena come atto finale dell'uccisione di un toro, al termine di un rituale di morte, paragonabile a una tauromachia. Il toro è il possente Oloferne che, a causa del desiderio sessuale imperioso e della violenza che caratterizza i capi degli eserciti invasori, finisce per essere preda della sua stessa preda, Giuditta, che qui è concepita da Caravaggio come un matador, che finisce la bestia con la spada, recidendole la testa.

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Tori e minotauri nell’arte e in Picasso. Il significato religioso, politico, psicologico ed erotico del mito

Picasso crebbe con la corrida nel sangue. Adorava questo cruento spettacolo e ogni forma di tauromachia. Ne traeva forza e vigore. Nel toro vedeva la violenza bruta e la bellezza sublime delle forme. Singolarmente il toro stesso, che ha una costruzione ossea e muscolare come se fosse "assemblata" a blocchi geometrici, si prestava a una lettura cubista e primitiva dell'animale. Le stesse tavole disegnative delle enciclopedie che illustrano le parti del bovino dovettero ispirare il maestro, nelle suddivisioni schematiche tra parti.
E' evidente che il vitalismo di Picasso lo porta ad identificarsi con l'uomo-toro e, al tempo stesso, con l'uomo che uccide il toro

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