Tra la cronaca nera, la storia e l’archeologia si pone il mistero dei due teschi di bambini-adolescenti trovati nelle scorse ore a Civitavecchia, nel corso dei lavori di ristrutturazione di una palazzina e di via traiana non distante dal mare. La macabra scoperta è stata compiuta da un operaio, mentre erano in corso lavori per l’installazione di un ascensore. La palazzina sorge in via Traiana 64, nel centro storico della cittadina, in una zona compresa tra la cattedrale di San Francesco, il museo Archeologico e il molo Sardegna.
La direttrice dei lavori ha sospeso ogni attività e allertato subito la Polizia Locale. E’ escluso che i due teschi siano collegati a fatti recenti di cronaca. Nella zona, infatti, non ci sono casi di bambini o ragazzini scomparsi. Mentre la polizia e i i propri esperti procedono ad ogni verifica, storici e appassionati di archeologia verificano la storia dell’area del ritrovamento.
Il dato storico più recente riguarda il bombardamento anglo-americano della città, avvenuto il 14 maggio 1943, che causò la morte di 400 persone. Lo stabile di via Traiana fu tra quelli colpiti. Ma la zona fu oggetto di ampi soccorsi e di recupero dei materiali, oltre che di un accurato restauro. E pare strano che i soccorritori e gli operai non si siano avveduti dei due corpi.
Proprio s+u via Traiana si estendeva il confine della vecchia città. I resti sono pertanto molto antichi e risalgono al medioevi o al periodo di Roma?
I cimiteri romani sorgevano sulle vie, all’esterno dei centri abitati. Nell’epoca romana la cittadina – che si chiamava Centumcellae – aveva assunto una particolare importanza, sancita dalla presenza di una villa dell’imperatore Traiano.
La prima volta che compare il nome Centumcellae è in una lettera in cui Plinio il Giovane informa Corneliano di essere stato convocato dall’imperatore per il “Consilium Principis” presso la sua villa, situata nel luogo chiamato Centum Cellae, nel 107. «Villa pulcherrima cingitur viridissimis agris», così scriveva lo storico all’amico quando, ospite dell’imperatore Traiano, poté ammirare i grandi lavori, destinati a far sorgere il porto che avrebbe conservato per sempre, egli diceva, il nome del suo fondatore. L’imperatore aveva voluto stabilire in tale località la propria residenza proprio al fine di accelerare i lavori di costruzione del porto.
Sul finire dell’impero, quando tanti luoghi abitati, già fiorenti, declinavano rapidamente, Civitavecchia conservava ancora la sua importanza. Ne dà notizia il poeta Rutilio Namaziano che all’inizio del V secolo, tornando via mare in Gallia, si fermò presso Centocelle e descrisse sia la vitalità del porto sia le Terme di Traiano che, seppur lontane tre miglia, erano di facile accesso al viaggiatore.