Nuove scoperte e nuovi studi riguardano le modificazioni del cranio, compiute da popolazioni antiche. Attraverso il bendaggio o altre “ingessature”, le donne di alcuni clan, spesso inseriti in popolazioni che non effettuavano gli stessi interventi, giungevano a modificare la testa malleabile dei bambini, ai fini dell’allungamento della scatola cranica, che diveniva, con il consolidamento naturale dell’ossatura, permanente. Queste deformazioni sono probabilmente da collegare, in antico, al tentativo – da parte di alcuni gruppi umani – di somigliare al proprio antenato totemico, di natura divina, come alcuni grossi felini ricordati nell’atto di puntare la preda. E’ possibile ritenere che il complesso intervento fosse collegato al lignaggio del clan, che si poneva sopra la linea dell’ordinarietà.
Il clan o la popolazione intendevano pertanto sottolineare la propria origine divina, differenziandosi dal resto caotico dell’umanità. La nuova indagine riguarda un contesto funerario della fine del V millennio. – 4700 a. C. –
Gli archeologi iraniani Mahdi Alirezazadeh, Hamed Vahdatinasab e Abbas Moghaddam sono usciti in questi giorni con uno studio sui crani deformati di Tol-e Chega Sofla – località dell’Iran in cui sono stati compiuti scavi preventivi, in vista di interventi per la produzione idroelettrica – che rivelano somiglianze nei metodi di deformazione del cranio con altre regioni del sud-ovest asiatico. In questa zona è stata utilizzata una benda per deformare i crani. Tuttavia, ci sono anche diverse tradizioni di deformazione in Tol-e Chega Sofla.
“A Tol-e Chega Sofla, la concentrazione di teschi deformati nella tomba BG1 (12 teschi) è impressionante. – scrive il Teheran times che all’argomento, in questi giorni, ha dedicato un ampio servizio – Un esempio è stato recuperato anche da BG6, anche se il numero effettivo potrebbe essere stato maggiore. I crani deformati di Tol-e Chega Sofla erano modellati da una testa circonferenziale da una/due bande che la modellavano fin dalla tenera età (…). I crani deformati non sono sconosciuti nei contesti archeologici del Vicino Oriente ed erano comuni in una vasta area che si estendeva dalla Mesopotamia meridionale alla Turchia meridionale..
Gli esempi più antichi di deformazione cranica intenzionale sono stati riportati da siti del primo neolitico nell’Iran sudoccidentale”.
Nella tomba preistorica – tomba BG1 – sulla quale è stata focalizzata l’attenzione degli archeologi sono stati trovati, precisamente, sette crani femminili deformati o in fase di deformazione appartenenti a persone di età compresa tra 9 e 30 anni e cinque teschi maschili deformati appartenenti a maschi di età compresa tra i 17 e i 25 anni.
Lo studio è disponibile su Academia. Per accedere al Pdf è possibile CLICCARE QUI