Tragédie, il capolavoro di Olivier Dubois. Il video

Nove danzatrici e nove danzatori, completamente nudi, avanzano e arretrano dodici passi al ritmo dei taburi. Dodici passi, quante le sillabe del verso alessandrino, utilizzato come canone nella tragedia francese. Da qui il titolo dello spettacolo. I versi si ripetono, si agganciano, vanno in movimento binato e rimato, al passo, contenuti da una metrica classica che cerca di riordinare il mondo e di esorcizzare gli elementi caotici e dolorosi della traedia attraverso l'ordine del dispositivo metrico, che incatena e ripulisce il sangue originario. E' la catarsi, la rigenerazione nel dolore osservato fuori da sè; un dolore senza empatia e senza compassione perchè è divenuto una forma mitica



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balletto
“Tragédie” è il capolavoro di Olivier Dubois, il coreografo francese che ha contribuito a trasformare la danza in arte performativa. Lo spettacolo, proposto in Italia nell’autunno 2015, a Reggio Emilia è divenuto un classico del contemporaneo. Nove danzatrici e nove danzatori, completamente nudi, avanzano e arretrano dodici passi al ritmo dei taburi. Dodici passi, quante le sillabe del verso alessandrino, utilizzato come canone nella tragedia francese. Da qui il titolo dello spettacolo. I versi si ripetono, si agganciano, vanno in movimento binato e rimato, al passo, contenuti da una metrica classica che cerca di riordinare il mondo e di esorcizzare gli elementi caotici e dolorosi della traedia attraverso l’ordine del dispositivo metrico, che incatena e ripulisce il sangue originario. E’ la catarsi, la rigenerazione nel dolore osservato fuori da sè; un dolore senza empatia e senza compassione perchè è divenuto una forma mitica. Così vuole la tragedia greca, alla quale anche gli autori francesi si sono ispirati. Ma durante lo sviluppo dello spettacolo, dopo venti minuti durante i quali i ballerini avanzano e arretrano sul ritmo dettato dai dodici passi-dodici sillabe, il flutto regolare, la dolcezza ipnotica dell’onda sillabata si frange in flutti caotici di corpi che cadono o che danzano a ritmo sfrenato. E’ l’avvento di una modernità che vive nel verso libero, ma risulta incapace di sviluppare una forma che gestisca il dolore. Un’ora e mezza complessiva di movimento inarrestabile, che fanno della tragedia di Dubois una delle esperienze sublimi del contemporaneo.
La matrice legata all’arte visiva – e non solo o non tanto alla danza- si sviluppa dallo stretto rapporto di confronto del corerografo con l’artista Jan Fabre, con il quale ha collaborato dal 2003 al 2007, nei confronti del quale Dubois riconosce un debito assoluto, quello di avergli permesso di travare la strada per liberare le forze della creatività. “E ‘il mio padrone – dice il coreografo – Liberò l’artista dentro di me. Mi ha aiutato a crescere, a prendere una via, che era la mia”.
Olivier Dubois è nato a Colmar nel 1972. Dopo aver studiato all’Istituto Nazionale di Lingue e Civiltà Orientali e, successivamente, Diritto ed economia, ha deciso, a 23 anni, di diventare ballerino, e ha contribuito, grazie a una visione fortemente intellettuale e artistica della danza, alla progressiva trasformazione degli spettacoli in grandi atti performativi.
https://www.youtube.com/watch?v=RHzwHF2OC9o

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa