Trento apre la ricca Villa romana di Orfeo. I lavori saranno ultimati in giugno. Le immagini

Si tratta di una ricca abitazione situata all’esterno della cinta muraria. La costruzione risale al I-II secolo d.C. e si articola in due parti separate da uno spazio aperto. Di particolare pregio è un’ampia sala di rappresentanza pavimentata interamente da un mosaico policromo che rappresenta Orfeo che con la sua musica incanta le belve. La villa disponeva di numerosi vani, fra i quali un impianto termale con spogliatoio e stanza per il bagno caldo e un secondo ambiente decorato finemente a mosaico

L’obiettivo è aprire al pubblico entro il prossimo mese di giugno la Villa romana di Orfeo, che si trova in via Rosmini a Trento. lo ha confermato Franco Marzatico, dirigente generale dell’Unità di missione strategica per la tutela e la promozione dei beni e delle attività culturali e dirigente della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia, durante il sopralluogo al sito archeologico che si è tenuto alla presenza dell’assessore provinciale alla Cultura Mirko Bisesti e del sindaco di Trento Franco Ianeselli.

La visita alla Villa romana di Orfeo è stata organizzata per presentare lo stato dei lavori di restauro e musealizzazione, che nei prossimi mesi saranno conclusi. “E’ stato un lavoro impegnativo ma finalmente ci siamo. Ci avviciniamo al termine di un percorso lungo e complesso – ha sottolineato l’assessore Bisesti – e desidero ringraziare tutti coloro che hanno collaborato perché sia restituito a Trento e al Trentino un luogo importante e una meraviglia che arricchirà il nostro patrimonio culturale”. L’assessore Bisesti ha aggiunto che “sarà importante gestire questo spazio archeologico valorizzandolo con iniziative ed eventi di carattere culturale e mettendolo in relazione con le altre testimonianze esistenti della storia di Trento come città romana, come lo Spazio archeologico sotterraneo del Sas”. “E’ una bella notizia la riapertura – ha aggiunto Bisesti – che molti stanno aspettando. Questo è un luogo a cui la città è particolarmente legata. Ci sono tutti i presupposti dunque perché la riapertura sia un’occasione di festa, riscoperta e ulteriore valorizzazione del nostro patrimonio storico artistico e culturale”.

«Negli anni in cui la villa romana è stata chiusa – ha detto Ianeselli – la città non si è dimenticata della sua esistenza. Tanti cittadini hanno chiesto informazioni sui lavori, anche in Consiglio comunale ci sono state interrogazioni sui tempi della riapertura, segno che questo è un luogo altamente significativo per Trento. Del resto io credo che le città abbiano capacità di futuro se hanno coscienza della loro profondità storica. Importante anche l’allestimento della piazza sopra l’area archeologica: è un nuovo spazio per la socialità, con un bell’arredo urbano, circondato da tanti “occhi” quanti sono le finestre dei palazzi che la circondano. Secondo la letteratura urbanistica, si tratta dunque di una condizione ottimale per la sicurezza, aspetto questo tutt’altro che secondario».
Una volta riaperto il sito, ha spiegato Marzatico, si pensa ad una gestione coordinata, con un biglietto di accesso unico, con gli spazi espositivi dello Spazio archeologico sotterraneo del Sas.

Il dirigente ha evidenziato la notevole complessità archeologica e amministrativa dell’attività di recupero, tema su cui è intervenuta anche l’archeologa Cristina Bassi della Soprintendenza per i beni culturali che ha ripercorso la storia dell’edificio, nel contesto della città romana, e degli interventi realizzati nel corso degli anni a partire dalla scoperta, che risale al 1954. Al sopralluogo sono intervenuti anche il dirigente generale del Dipartimento istruzione e cultura della Provincia Roberto Ceccato, la dirigente del Servizio attivià e produzione culturale Alessandra Schiavuzzi, il direttore dell’Ufficio beni archeologici Franco Nicolis, il direttore del Centro Servizi Culturali S. Chiara Massimo Ongaro, i direttori dei lavori e i funzionari provinciali che hanno seguito le diverse attività.

Informazioni sul sito

Tra i numerosi resti della città romana rinvenuti dagli archeologi, la Villa di Orfeo costituisce una testimonianza di notevole interesse. Si tratta di una ricca abitazione situata all’esterno della cinta muraria. La costruzione risale al I-II secolo d.C. e si articola in due parti separate da uno spazio aperto. Di particolare pregio è un’ampia sala di rappresentanza pavimentata interamente da un mosaico policromo che rappresenta Orfeo che con la sua musica incanta le belve. La villa disponeva di numerosi vani, fra i quali un impianto termale con spogliatoio e stanza per il bagno caldo e un secondo ambiente decorato finemente a mosaico. Era inoltre completata da giardini. Il nucleo corrispondente al sito di via Rosmini è stato scoperto nel 1954 e indagato archeologicamente dalla Soprintendenza alle antichità delle Venezie, allora competente per la tutela dei beni archeologici anche in Trentino. La prima musealizzazione risale al 1966. Pochi giorni dopo l’apertura al pubblico, in seguito alla devastante alluvione, le strutture antiche e moderne hanno subito importanti danni che hanno imposto la chiusura. I successivi lavori di sistemazione e restauro si sono conclusi nel 1982 quando la villa è stata riaperta. Il sito è rimasto nelle competenze esclusive dello Stato fino al 1998 quando sia la proprietà sia le competenze sono state trasferite alla Provincia autonoma di Trento che ha deciso per la chiusura dell’area e per l’avvio di un progetto di riqualificazione con la progettazione di una nuova copertura. A partire dalla metà del mese di ottobre 2022 sono in corso i lavori di restauro dei resti archeologici di cui è prevista l’ultimazione nella tarda primavera.

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz