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Trovata in un campo. Una ligula romana d’argento è stata dichiarata tesoro. A cosa serviva e come veniva utilizzata


di Redazione
Stile arte è un quotidiano di cultura, arte e archeologia fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz

30 gennaio 2024 – Sei reperti, tra cui una ligula romana, un deposito dell’età del bronzo e un anello da dito in argento dorato post-medievale, sono stati dichiarati tesoro giovedì 25 gennaio 2024 dal coroner regionale per l’area del Galles meridionale centrale, Patricia Morgan. Il museo gallese Amgueddfa Cymru ha espresso l’intenzione di acquistare gli oggetti, proprio a partire dalla ligula romana (cucchiaio da toilette) (Treasure Case 21.39) trovata da Valentinas Avdejevas durante il rilevamento di metalli nella comunità di St Nicholas e Bonvilston, Vale of Glamorgan. È stata segnalata per la prima volta a Mark Lodwick, coordinatore delle antichità portatili, Schema per il Galles (PAS Cymru). Come ritrovamento di un tesoro, è stato identificato e segnalato da Evan Chapman, curatore senior di archeologia presso Amgueddfa Cymru – Museum Wales.

Il piccolo cucchiaio d’argento ha una linguetta concava e un manico sottile e affusolato. L’asta del cucchiaio e la cavità una volta erano dritte, ma nel tempo – forse nel corso di lavori agricoli – state piegate e deformate in due punti. Sono stati suggeriti diversi usi per le ligulae romane, tra cui l’estrazione di cosmetici e profumi da bottiglie a collo lungo e la loro applicazione sul viso o sul corpo, l’estrazione e l’applicazione di medicinali e il loro utilizzo durante le procedure mediche.
Le ligulae d’argento, a differenza degli esempi più comuni di leghe di rame, sono più frequentemente associate a queste applicazioni mediche, probabilmente a causa delle proprietà antimicrobiche dell’argento. Ma è possibile, comunque, che il manufatto sia stato realizzato in argento in quanto doveva finire nella casa di una ricca signora romana. Perchè una forma così allungata? La ligula per cosmetici e medicinali serviva ad estrarre e dosare preventivamente dai balsamari gli unguenti profumati o medicamentosi.

I balsamari erano, in genere, contenitori di vetro stretti e allungati per diminuire al massimo il contatto del prodotto con l’aria e conservarne più a lungo la fragranza, diminuendo dispersione e processi ossidativi. Per recuperare il balsamo – e dosarlo, al momento del prelievo, considerato il fatto che esso era cremoso – era necessario questo utensile, che era anche in grado di ripulire bene il contenitore, quando il balsamo stesso era stato quasi del tutto consumato. Il nome lìgula deriva da lingĕre «leccare» e già presso i Latini era confuso, sia per la forma sia per il senso, con lingŭla intesa come linguetta. Questo uno dei due tipi di cucchiaio da essi adoperati, simile a quello moderno, con la cavità allungata, ovale, più o meno appuntita all’estremità e il manico diritto o curvo terminante in un ornamento.

Cowbridge e il District Museum hanno espresso interesse ad acquisire questo tesoro ritrovato dopo che è stato valutato in modo indipendente tramite il Comitato di valutazione del tesoro.