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Trovata la cucina del forte romano? Gli archeologi recuperano coltello, stoviglie, tappo e scorta di noci di 1900 anni fa


Scoperte le cucine della caserma del forte romano di Vindolanda? E’ presto per dirlo, ma certamente i ritrovamenti degli ultimi giorni fanno pensare che i punti di approfondimento abbiano portato a scavare in aree di servizio particolari. Gli archeologi hanno qui portato alla luce un coltello con manico di osso, scoperto durante lo scavo, a livello del pavimento, della caserma del Periodo II (c. 100-105 d.C.).

Scoperti anche un tappo e la base di una terrina, in ceramica rossa, con la raffigurazione, in altorilievo, di una lepre.

La squadra di archeologi e volontari che si occupa del Periodo 7 dell’insediamento militare di Vindolanda ha trovato anche un deposito con un numero consistente di noci e noccioli, straordinariamente conservate nonostante risalgano – secondo lo strato di contesto – a quasi duemila anni fa. Il periodo indicato dagli archeologi, sulla base delle evidenze stratigrafiche – si colloca attorno al 105-108 d. C.

L’insediamento militare, che comprendeva aree residenziali per i soldati e per il personale di servizio – la cittadina era, per tanti aspetti, autonoma, e offriva ai militari anche templi e terme – fu costruito dai nostri “connazionali” in Britannia per ordine di Gneo Giulio Agricola nel 79 dopo la conquista della Britannia del nord. Il forte si trova a un paio di chilometri dalla parte meglio conservata del Vallo di Adriano, in Northumbria. Il terreno torboso – che protegge gli elementi organici dalla decomposizione – ha permesso di trovare, al di là dei resti di importanti strutture portate alla luce nei decenni, numerosissimi oggetti della vita quotidiana di circa 2000 anni orsono, tra i quali scarpe, praticamente intatte.

Il cucchiaino trovato nei giorni scorsi nel forte romano della Britannia @ Foto Vindolanda trust

Un altro oggetto da tavola è stato trovato nei giorni scorsi. E’probabilmente un cucchiaino per mangiare uova, lumache e molluschi. La punta acuta dell’oggetto serviva per estrarre facilmente dal guscio le chiocciole cotte. La parte tondeggiante fungeva sia da manico – quando serviva la parte appuntita – che come “raschiatoio” per recuperare parti interne di frutti di mare – pensiamo, tra i tanti casi ai ricci di mare – o di crostacei.

Un cucchiaino romano con estremità appuntita recentemente trovato dagli archeologi nelle domus romane di pisa. Foto e tavola: Pisa Progetto Suburbio

I Romani chiamavano questa particolare posata cochlear, il cui nome deriva da coclea, cioè chiocciola, intesa come lumaca. I nostri cucchiai devono il nome a questi antenati romani. Il “cochlear”, con pala rotonda – o acuminata – e piatta e manico dritto e appuntito era proprio utilizzato per scalzare il corpo della lumaca dalla conchiglia o dei frutti di mare e portarlo alla bocca.

Esiste anche la possibilità che il cucchiaino potesse essere essere utilizzato anche per recuperare balsami e profumi o creme dai contenitori.

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