Gli archeologi hanno scoperto in queste ore, in Inghilterra, un piccolo cimitero del III secolo d. C., nel quale forse furono sepolti operai e artigiani che lavoravano alla manutenzione dell’immane Vallo di Adriano, l’enorme struttura difensiva costruita a nord della Britannia. Morti sul lavoro?
Quelle trovate sono sepolture secondarie ad incinerazione, poverissime, prive di contenitori vitrei o ceramici e di un minimo corredo. Mancano di urne, unguentari, monete. Il terreno testimonia quanto segue: in un punto del fossato difensivo, chi effettuò le operazioni funerarie innalzò una pira di legna dove avvennero più combustioni. Tecnicamente quel luogo viene definito ustrinum. Le ceneri dei defunti furono quindi raccolte sommariamente e in piccole quantità. Poi sepolte in più buche di piccole dimensioni, poco lontano.
Gli scavi quinquennali del Magna Project , intrapresi dal Vindolanda Trust, continuano così a offrire numerose sorprese. Il team di archeologi, affiancato da volontari, ha aperto nuove strade in un sito che non aveva mai visto precedenti scavi moderni. L’area di interesse per lo scavo di quest’anno è una sezione del vallum, a livello del fossato meridionale del Muro. Ma vediamo brevemente cos’era il Vallo e come era conformato per contestualizzare la scoperta.
Una linea difensiva di 117 chilometri
Il Vallo di Adriano, imponente opera difensiva romana, si estendeva per circa 117 chilometri attraverso il nord dell’Inghilterra, dai pressi di Wallsend sul fiume Tyne fino a Bowness-on-Solway sulle coste del Solway Firth.
Fu costruito durante il regno dell’Imperatore Adriano intorno al 122 d.C. Alto 5 metri e largo 3 – e dotato di una linea di camminamento nel punto superiore – il muro disponeva di 14 forti ausiliari posizionati strategicamente e di 80 fortini adiacenti alle porte, distribuiti a intervalli regolari di un miglio romano.
Queste fortificazioni non solo garantivano la sicurezza lungo il confine settentrionale dell’Impero Romano, ma anche fungevano da punti cruciali per il controllo e per il movimento delle truppe e dei civili. Le strutture difensive disponevano di fossati.
La funzione principale del Vallo era quella di proteggere la Britannia romana dai raid delle tribù barbariche provenienti dal nord, in particolare i Pitti, popolazioni celtiche che abitavano l’odierna Scozia.
Cosa raccontano le ceneri
Il team è rimasto profondamente stupito quando ha fatto una scoperta inaspettata mentre lavorava sulla parte settentrionale di questo fossato interno. “Qui i Romani avevano realizzato un piccolo cimitero ad incinerazione – spiegano gli archeologi britannici – Sono state dissotterrate sette cremazioni, accanto a una fossa più grande piena di cenere. Questa è la prima volta che i lavori sulla linea completa del vallum portano alla luce un’area cimiteriale”.
A differenza di molti cimiteri di cremazione, qui nessuno dei resti era contenuto in urne. Cenere e resti appaiono in piccole buche di forma circolare. Gli archeologi inglesi che hanno prelevato i materiali dovranno stabilire se i resti fossero stati deposti in piccole cassette lignee – poi degradate – o deposti nel terreno dopo lo scavo di una buca circolare di piccole dimensioni, poi coperta di terra.
Insieme alle ossa umane, sono state identificate anche ossa di animali cremati, il che suggerisce che siano state bruciate sulla pira, forse come offerte ai defunti.
Da ogni cremazione, chi si occupò di queste operazioni prelevò solo una quantità relativamente piccola di resti che furono poi posti nelle buche circolari che erano state scavate non lontano. Ciò indica che solo una parte dei resti è stata raccolta per la sepoltura.
La maggior parte delle ceneri è rimasta nella grande fossa adiacente, che era piena di depositi stratificati di cenere, carbone, ossa cremate e legno carbonizzato. Ogni strato nella fossa rappresenta probabilmente una singola pira di cremazione.
Rachel Frame, archeologa senior del Magna Project, ha commentato: “Tutte le cremazioni sono state completamente scavate e i resti rimossi dal sito per ulteriori studi e analisi. Speriamo di scoprire di più sugli individui che sono stati sepolti qui, da dove provenivano, come era la loro dieta e quando hanno avuto luogo le sepolture”.
Rachel Frame ha continuato dicendo che “è possibile è i resti appartengano a britannici giunti al Vallo all’inizio del III secolo per effettuare riparazioni o manutenzioni. È noto che persone furono inviate da tutta la provincia come parte di questo sforzo monumentale. Ed è probabile che non tutti siano sopravvissuti al loro periodo alla frontiera”.
Gli scavi a Roman Magna fanno parte di un progetto da 2,5 milioni di sterline che è stato sostenuto con una sovvenzione di 1,65 milioni di sterline dal National Lottery Heritage Fund.