Nella Zona Archeologica di Chichén Itzá, in Messico, gli archeologi dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) hanno scoperto un marcatore di pietra di gioco della palla, di forma circolare, che presenta in bassorilievo una banda glifica che circonda due personaggi Maya come giocatori di pallone. La rilevanza del ritrovamento sta nel fatto che la pietra è integra e conserva un testo grafico completo. Il bassorilievo su pietra calcarea circolare risale, secondo gli archeologi messicani, al periodo Tardo Classico (650 – 900 d.C.). I geroglifici sono in fase di decifrazione.
Il reperto – 32,5 centimetri di diametro, 9,5 centimetri di spessore e 40 chilogrammi di peso – è stato portato alla luce durante i lavori archeologici compiuti nell’ambito del Programma di miglioramento delle zone archeologiche (Promeza), gestito dal Segretariato federale della Cultura.
Al centro della rappresentazione c’è una palla contesa tra due giocatori uno dei quali indossa un vistoso copricapo con piume e fascia con elemento floreale, che ricorda un fiore palustre simile alla ninfea, mentre l'”attaccante avversario” porta in testa un turbante a forma di serpente, elemento simbolico ricorrente in questa antica città.
Il gioco della palla era molto diffuso e radicato nelle culture mesoamericane e aveva significati religiosi e politici, oltre ad essere fonte di divertimento per gli spettatori. Queste contese venivano praticate con palloni di gomma – ricavati dalla lavorazione del lattice di una pianta appartenente alla famiglia delle Euforbiacee – e le regole cambiarono con il tempo. Alcuni dipinti parietali mostrano che la palla veniva colpita anche con i piedi, come nel calcio. Il caucciù, pesantissimo, creava spaventose ecchimosi, alcune delle quali dovevano essere incise.
Frate Juan de Torquemada, missionario spagnolo del Cinquecento racconta, in un suo scritto, che l’imperatore azteco Axayacatl giocò con Xihuitlemoc, sovrano di Xochimilco, scommettendo la sua rendita annuale. Ixtlilxochitl, contemporaneo di Torquemada, riporta che il re tolteco Topiltzin giocò contro 3 rivali, il vincitore sarebbe diventato il nuovo dominatore.
Il gioco della palla veniva utilizzato anche per risolvere i conflitti senza arrivare alla vera e propria guerra, per appianare le dispute attraverso una gara anziché attraverso una battaglia. Con il tempo il ruolo del gioco si sarebbe esteso anche rispetto alla risoluzione dei conflitti all’interno della società stessa. In alcuni casi gli avversari era nemici che erano stati sconfitti in battaglia e le partite finivano con sacrifici cruenti.
Le partite ufficiali venivano disputate in campi da gioco strutturati, frequentemente stretti e lunghi, come se i giocatori dovessero contendersi una lunga strettoia per andare a colpire con il pallone il punto più arretrato del campo nemico. Sono stati identificati oltre 1300 campi da gioco antichi, nell’America centrale. Sui lati di alcuni di essi esistono anche cerchi di pietra, attraverso i quali doveva essere fatta passare la palla. Pensiamo a cesti simili a quelli del basket, posti verticalmente anzichè orizzontalmente.