Le vestigia di un elegante tempietto che conserva i resti di gladiatori morti negli scontri armati nel vicino anfiteatro sono stati scoperti, nelle settimane scorse, nella città romana di Anavarza, in Anatolia.
Il sito è oggetto di studio, ma iscrizioni avrebbero permesso di stabilire che il luogo ospitasse i corpi o le ceneri dei combattenti. Al di là di forme possibili di pietà, l’edificio e i sacelli avrebbero costituito un formidabile strumento di propaganda che gli impresari titolari dei giochi e i politici che finanziavano i ludi esercitavano a favore di tutte le attività che si svolgevano nell’arena.
I gladiatori, peraltro, erano oggetto di sostegno popolare e i migliori ricevevano un autentico tifo sportivo.
Secondo gli studi compiuti, l’attività dei gladiatori – quasi esclusivamente schiavi – contava su rischi calcolati. Gli impresari cercavano infatti di formare combattenti di livello per alzare i contenuti dello spettacolo. La perdita di un gladiatore formato si rivelava pertanto un danno economico per l’impresa. Gli indici di mortalità di queste attività, secondo studi recenti, era pari al 20 per cento per incontro. Esisteva anche un’assistenza medica di soccorso, per curare e cercare di salvare i feriti. Anche dopo la morte, poi, lo spettacolo eroico poteva continuare con l’esibizione delle tombe di questi eroi.
Altri cimiteri di gladiatori sono stati trovati ad Efeso, a Nimes in Francia, ed a York, in Inghilterra.