Si accumula ogni elemento negativo sul fronte di una battaglia possibile. E ogni situazione di conflitto converge a motivare – anche pretestuosamente – le linee dei fronti. In tutta la vicenda che vede contrapposti Ucraina e Russia c’è anche una vicende legata all’archeologia e alla storia dell’arte.
Nei giorni scorsi la parte russa ha presentato ricorso a una sentenza della Corte suprema dell’Aia, nell’ambito del tiro alla fune legale combattuto per una collezione di oggetti archeologici: 432 reperti antichi, un quarto dei quali realizzati in oro, che furono recuperati durante scavi archeologici e presentati come parte di una mostra del 2013/2104 intitolata “Crimea: oro e segreti del Mar Nero”. Le opere furono esposte prima a Bonn, in Germania, e poi all’Allard Pierson Museum di Amsterdam, nei Paesi Bassi.
La mostra aveva lo scopo di mostrare come le culture delle antiche civiltà della penisola di Crimea si unissero: i greci da un lato e i popoli nomadi delle steppe dall’altro. I manufatti includevano vasi e sculture dell’antica Grecia, spille e gioielli in filigrana, ma anche armi scitiche, maschere funebri ed elmi, nonché preziose scatole di lacca cinesi della dinastia Han. La penisola era un crogiolo di culture orientali e occidentali. Eppure quell’unità arcaica – che fungeva anche da vettore politico per il presente -si è frantumata.
Durante la mostra, la Crimea – i cui musei avevano prestato parte dei tesori archeologici per l’esposizione – era passata sotto il controllo della Russia. Poche settimane prima la Crimea era ancora ucraina. A chi andavano restituiti i tesori archeologici? Allo stato centrale ucraino o alla Crimea “russa”?
Non sapendo che decisione assumere, il prestito è stato congelato. e naturalmente tutta la questione vede, da una parte e dell’altra, Governo ucraino e dirigenza filo-russa della Crimea.
Una maratona legale si è svolta negli otto anni successivi. I quattro musei della Crimea hanno intrapreso un’azione legale per costringere il museo olandese a restituire i reperti archeologici, ma di fatto è stata una battaglia legale che ha contrapposto l’ Ucraina alla Russia.
In prima istanza, gli antichi tesori furono assegnati all’Ucraina. In secondo grado, i musei della Crimea ottennero una vittoria, ma la parte avversa dubitava della neutralità del giudice olandese, che all’epoca lavorava come avvocato per una grande azienda russa, e lo fece allontanare dal processo.
Nell’ottobre 2021 è stato emesso un verdetto a favore dell’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di “chiaro furto” e ha assicurato il suo appoggio al capo della Repubblica di Crimea, Sergei Aksyonov. A fine gennaio, la parte russa ha presentato ricorso.