Un mix straordinario di culture visive, così nacque il genio esplosivo di Sargent

La mostra John Singer Sargent: Portraits of Artists and Friends , organizzata dal National Portrait Gallery di Londra, in collaborazione con il Metropolitan Museum of Art di New York (fino al 4 Ottobre 2015) è stata sovvenzionata dal Fondo di Marguerite and Frank A. Cosgrove Jr., splendidamente corredata da un catalogue raisonné curato da Richard Ormond e Elaine Kilmurray, un eloquente apparato di immagini a colori pubblicato da Skira Rizzoli


di Stefano Maria Baratti

 

La mostra John Singer Sargent: Portraits of Artists and Friends , organizzata dal National Portrait Gallery di Londra, in collaborazione con il Metropolitan Museum of Art di New York (fino al 4 Ottobre 2015) è stata sovvenzionata dal Fondo di Marguerite and Frank A. Cosgrove Jr.,  splendidamente corredata da un catalogue raisonné curato da Richard Ormond e Elaine Kilmurray, un eloquente apparato di immagini a colori pubblicato da Skira Rizzoli.

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La rassegna riunisce circa novanta ritratti degli amici più importanti nella cerchia di Sargent, dove risaltano tratti della sua originalità, il lato più radicale e unico della sua arte. L’approccio e la valenza psicologica che cambiano a seconda del soggetto, appartengono ad un periodo (1880-1900) nel quale l’artista cominciò il suo notevole successo commerciale e la sua affermazione professionale, specializzandosi soprattutto nel ritratto, ottenendo un grandissimo successo presso l’aristocrazia e l’alta borghesia europea ed americana.

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«Sono un americano nato in Italia, educato in Francia, che parla inglese, sembro un tedesco e dipingo come uno spagnolo», così amava dire di sé il pittore cosmopilta statunitense John Singer Sargent (1856 – 1925), nato a Firenze nel 1856 da una famiglia di americani girovaghi, originaria del New England ed espatriata in Europa. A lungo residente vicino al Ponte Vecchio (la nonna materna lo chiamava “Fra Giovanni”), Sargent inizialmente trae costante e profonda ispirazione per le sue opere giovanili  cimentandosi con i temi tipici delle scene di genere allora in voga, interpretandoli in maniera originale e catturando mirabilmente lo spirito dei luoghi, viaggiando da Venezia, Roma, Napoli, Capri fino al Tirolo, Dresda e Carlsbad.

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Quando nel 1874 la famiglia si sposta a Parigi, si iscrive,  insieme a James Carroll Beckwith, alla Ècole des Beaux-Arts sotto la guida del pittore ritrattista francese Carolus-Duran, il cui atelier – che contava mediamente venticinque allievi, due terzi dei quali inglesi e americani – si rifaceva ad un metodo sintetico  secondo il quale gli artisti dovevano seguire una tecnica pittorica ad olio senza schizzi preparatori, realizzando ritratti  a partire dall’abbozzo, direttamente sulla tela, con maggiore attenzione  posta sugli effetti di luce, piuttosto che sulla costruzione delle masse e dei volumi, seguendo una logica estemporanea.

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Il motto di Carolus-Duran era «Velasquez, Velasquez, Velasquez, étudier sans relache Velasquez! ». Il prodigioso talento di Sargent, e soprattutto la sua strarordinaria capacità di ritrattista si forma seguendo gli insegnamenti di Carolus-Duran – lui stesso ritratto dal suo allievo con un dipinto esposto al Salon di Parigi del 1879, dove Sargent fece il suo ingresso ufficiale nel mondo dell’arte.

 

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Secondo le fasi spontanee ed immediate di una tecnica dove le parti principali del viso dovevano essere realizzate subito, senza fusione, e i dettagli costruiti sulla tela, l’artista americano rivela le sue capacità di introspezione psicologica, che diventerà una delle sue caratteristiche distintive, prima di essere subissato da innumerevoli richieste di ritratti per la buona società europea ed americana di fine secolo.   Nelle molte città in cui ha vissuto – tra le quali Parigi, Londra, Boston – Sargent (che parlava a perfezione quattro lingue) si è sempre trovato al centro della vita sociale, intellettuale, mondana e salottiera dell’epoca, specialmente la bigotta società parigina della Terza Repubblica.

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Quando infatti nel 1884 espone al Salon il ritratto Madame X (l’aristocratica Virginie Gautreau, di origine americana, nata in Louisiana e moglie di un facoltoso banchiere francese), il dipinto destò un certo scalpore per via di una spallina del famoso abito da sera di raso nero, lasciata cadere lungo il braccio, una connotazione interpretata dal pubblico come inclinazione alla condotta lasciva, un dettaglio che che l’artista fu costretto a correggere per evitare lo scandalo.  È d’uopo sottolineare che nel 1884, le uniche opere contemporanee che mostravano donne in condizioni simili, erano i dipinti di Toulouse Lautrec e i genereci disegni di prostitute.

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Un altro noto esempio di introspezione psicologica è il ritratto del Dottor Pozzi in casa (1881). Il Dottor Samuel Pozzi  (famoso ginecologo e viveur parigino morto assassinato da un suo paziente divenuto folle) fu protagonista decadente del sensualismo e dell’estetismo proprio dei dandies del circolo proustiano e di Robert de Montesquiou , amante dell’attrice Sarah Bernhardt e fondatore della società segreta  La ligue de la Rose, dedicata alla messa in scena di orge sessuali:  Sargent lo ritrae a figura intera in un incandescente mantello rosso con la punta della sua pantofola marocchina  che fa capolino dal lembo. Il ritratto fu il primo dipinto esposto dal pittore americano presso la London’s Royal Academy, nel 1882.

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Ironicamente, nel 1907, Sargent dichiara ad un amico: «No more paughtraits…» («basta con i ritratti»,  utilizzando il neologismo paughtraits invece di “portraits”, imitando con disprezzo l’accento snob britannico dell’alta società.

 

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