Un riparo di uomini di Neanderthal scoperto nel parco del palazzo della principessa Diana

40mila anni, non lontano dall'area in cui sarebbe sorta la tomba della Principessa, un insediamento di ominidi. Il fratello di Lady D. stava cercando, nella tenuta, i resti di un villaggio scomparso dopo la Peste nera che venne acquistato, con tutta la tenuta, da un suo antenato con i proventi notevoli dell'allevamento di ovini

Sono stati esaminati in laboratorio i resti di un insediamento antico che si trova ad Althorp nella tenuta di Lady Diana e degli Spencer, proprietà nella quale, in un tempietto in stile neoclassico, è sepolta l’amatissima principessa britannica.
La datazione di alcune conchiglie lavorate conferma che la splendida proprietà dei conti Spencer fu, nella preistoria, abitata da uomini di Neanderthal. I referti di laboratorio hanno permesso di stabilire che i reperti risalgono a 40mila anni fa.

“Althorp era ancora più lontano dal mare allora di quanto lo sia oggi.” – ha detto, al Telegraph, Roger Michel, direttore esecutivo dell’Istituto per l’archeologia digitale (IDA), che sta effettuando lo scavo – Le conchiglie incise “avrebbero potuto essere usate per la decorazione di abiti o come madreperla per gioielli”.
Gli archeologi erano giunti ad Althorp, chiamati dal fratello di Diana, che voleva avviare un approfondimento storico sull’esatta ubicazione di Olletorp, un villaggio di quell’area, che era stato colpito dalla peste nel XIV secolo e che, successivamente, era completamente scomparso.
Gli uomini dell’Istituto per l’archeologia digitale hanno utilizzato strumentazioni avanzate, sotto il profilo tecnologico, per scandagliare i diversi strati del terreno, a livello ricognitivo.
Una volta individuati i punti che presentavano possibili evidenze archeologiche hanno compiuto scavi o effettuato prelievi con carotaggio del terreno.

Scavo di saggio nella tenuta di Althorp nella fotografia scattata dal direttore dell’IDA

“Da gennaio 2021, l’IDA effettua scavi ad Althorp, sede della famiglia Spencer da 500 anni. – dicono gli archeologi – Vari insediamenti nella tenuta di Althorp sono ben documentati nel Domesday Book e in altre fonti antiche. Attraverso l’uso di apparecchiature di imaging ad alta tecnologia, l’IDA ha individuato numerose aree sotterranee di interesse e ha portato alla luce significative prove archeologiche della prima storia di Althorp”.
“C’è ancora molto lavoro da fare per ottenere una piena comprensione di questo sito complesso, occupato da molte culture diverse in un arco di tempo molto ampio”.
Olletorp è menzionato come un piccolo villaggio nel Domesday Book, libro a cui si riferisce il direttore dell’IDA. Nel 1377 era abitato da cinquanta persone, ma nel 1505 risultava completamente abbandonato. Nel 1508 John Spencer acquistò la tenuta abbandonata di Althorp, utilizzando i fondi generati dall’attività di allevamento di pecore della sua famiglia.
Althorp, luogo di residenza degli Spencer, divenne una delle dimore signorili di spicco in Inghilterra. La villa attuale risale al 1688, ma l’ampio edificio sostituisce un palazzo precedente.
Il palazzo della famiglia dei conti Spencer. Il latifondo venne comprato da un loro antenato nei primi anni del Cinquecento. Nel parco della dimora sorge il tempio che ospita la tomba di Lady D

La famiglia Spencer accumulò qui una vasta collezione d’arte e preziosi arredamenti. Durante il XVIII secolo, il palazzo divenne un importante centro culturale inglese, nel quale si tenevano regolarmente feste, che richiamavano membri di spicco della classe dirigente della Gran Bretagna. George John, II conte Spencer, che possedette Althorp tra il 1783 e la sua morte nel 1834, sviluppò una delle più grandi biblioteche private d’Europa presso la casa, che crebbe fino a oltre 100.000 libri entro il 1830.
Dopo essere caduto in disgrazia, John Spencer, quinto conte Spencer, noto come il conte rosso, nel 1892 vendette gran parte della collezione a Enriqueta Rylands, che stava costruendo la biblioteca dell’Università di Manchester. Molti degli arredi di Althorp sono stati venduti nel corso del ventesimo secolo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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