Un uomo nero alato. Il reperto trovato alla base di un muro antico. Cos’è. A cosa serviva. Rispondono gli archeologi.

Le grosse ali nere, appoggiate alla schiena. Ali che partono dalle spalle e che giungono fino ai piedi. Un abito da mago. La pietra nera di cui è composto risulta inquietante. Nero basalto. Angelo o demonio?

Un sigillo di pietra estremamente raro e unico, risalente a circa 2.700 anni fa e appartenente al periodo del Primo Tempio, è stato recentemente scoperto vicino alla parete meridionale del Monte del Tempio, nel Giardino Archeologico di Davidson. La scoperta è avvenuta durante gli scavi condotti dall’Autorità per le Antichità Israeliane e dall’organizzazione Città di David. Questo sigillo è inciso con un nome in scrittura paleo-ebraica e raffigura un personaggio alato. La scoperta è stata annunciata in queste ore dall’Israel Antiquities Authority 

Una qualità altissima d’incisione

Secondo il Dr. Yuval Baruch e Navot Rom, i direttori degli scavi, il sigillo, realizzato in pietra nera, è uno dei più raffinati mai trovati negli scavi dell’antica Gerusalemme. Esso è stato eseguito con un livello artistico elevatissimo, mostrando una figura alata di profilo, probabilmente un re, che indossa una lunga tunica a righe e si dirige verso destra. La figura è dotata di una capigliatura di lunghi riccioli che copre la nuca e porta un copricapo o una corona. Il personaggio solleva un braccio in avanti, con il palmo aperto, suggerendo la possibilità che stia tenendo un oggetto. Su entrambi i lati della figura è incisa un’iscrizione in paleo-ebraico con il nome “LeYehoʼezer ben Hoshʼayahu”. Che significa?

Significato simbolico e utilizzo del sigillo

Il sigillo aveva una duplice funzione: serviva sia come amuleto che per autenticare documenti legali o dare autenticità alla corrispondenza. Per dirla modernamente, una specie di Pec, che portava fortuna. Il sigillo rinvenuto ha forma convessa su entrambi i lati e un foro che permetteva di appenderlo a una catena, indossandolo al collo.

Il Dr. Filip Vukosavović, archeologo e assiriologo dell’Autorità per le Antichità Israeliane, ha sottolineato l’estrema rarità del sigillo, notando che è la prima volta che una figura alata, identificata come un “genio” o demone protettivo, viene trovata nell’archeologia israeliana. Questo tipo di figura è nota nell’arte neo-assira del IX-VII secolo a.C. e veniva considerata un demone protettivo. Possiamo pensare a qualcosa di simile a un possente angelo custode o a un arcangelo nero.

Origine e proprietà della pietra nera

Gli studiosi ipotizzano che il sigillo appartenesse a un uomo di nome Hoshʼayahu, – il suo nome appare sul sigillo stesso – che ricopriva una posizione di alto livello nell’amministrazione del Regno di Giuda.

In virtù della sua autorità, Hoshʼayahu si era concesso di possedere un sigillo di tale valore e significato, simbolo di autorità e protezione. L’oggetto sembra essere stato prodotto da un artigiano locale su richiesta specifica del proprietario, eseguito con una cura e una maestria artistica straordinarie. Dopo la morte di Hoshʼayahu, si presume che suo figlio Yehoʼezer abbia ereditato il sigillo. Costui ha aggiunto il proprio nome a quello del padre, appropriandosi così delle qualità benefiche e protettive che credeva fossero incarnate nel talismano.

Collegamenti biblici ed epigrafia

Il nome Yehoʼezer è noto dalla Bibbia nella sua forma abbreviata, Yoʼezer, uno dei guerrieri di re Davide. Un nome parallelo, ʼAzariah ben Hoshʼaya, viene menzionato nel libro di Geremia, con una struttura simile ma inversa rispetto al nome del proprietario del sigillo, confermando l’attinenza storica e temporale del sigillo. Secondo il Prof. Ronny Reich dell’Università di Haifa, il confronto tra la scrittura del sigillo e altre iscrizioni ebraiche di Gerusalemme indica che, mentre l’incisione della figura alata è stata eseguita con grande precisione, l’iscrizione dei nomi sembra essere stata fatta in modo più approssimativo, forse dallo stesso Yehoʼezer. Quindi l’uomo – forse un notaio, che passò la professione al figlio? – acquisì lo splendido oggetto inciso e aggiunse successivamente – e forse personalmente – il proprio nome. La differenza tra la mano pesante che incide le lettere balza alla luce immediatamente, specie se confrontata con la leggiadria dell’immagine del principe alato.

Diffusione della scrittura 2700 anni fa

Il Dr. Yuval Baruch ha osservato che la scoperta del sigillo dimostra le capacità di lettura e scrittura esistenti in quel periodo, sfidando l’idea che l’alfabetizzazione fosse riservata solo all’élite. Al contrario, sembra che la popolazione avesse una competenza di base nella lettura e scrittura, sufficiente per le necessità quotidiane e commerciali. La presenza della figura alata in stile neo-assiro nel sigillo è estremamente rara e testimonia l’influenza dell’Impero Assiro sulla regione, inclusa Gerusalemme. Tuttavia, nonostante questa influenza, Yehoʼezer mantenne la sua identità locale, come dimostra il suo nome ebraico inciso in scrittura paleo-ebraica.

Presentazione pubblica della scoperta

Negli ultimi anni, le testimonianze archeologiche hanno evidenziato sempre più l’influenza culturale assira a Gerusalemme e nel Regno di Giuda. Il ministro israeliano del patrimonio, rabbi Amichai Eliyahu, ha accolto con entusiasmo la scoperta, sottolineando come essa offra una nuova finestra sui giorni del Regno di Giuda e attesti l’importanza internazionale di Gerusalemme già 2.700 anni fa. La scoperta sarà presentata al grande pubblico alla 25ª conferenza annuale di ricerca archeologica “City of David” a Gerusalemme, il 4 settembre.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa