La scoperta: un campo di battaglia nelle Alpi svizzere
Qual era il loro potenziale distruttivo? Gli studiosi lo hanno sperimentato. Recenti scavi nel territorio dell’Oberhalbstein, vicino a Savognin, hanno riportato alla luce migliaia di proiettili di piombo, noti come “ghiande da fionda”, usati dalle legioni romane. Questi piccoli ma micidiali proiettili, impiegati nella battaglia contro le tribù alpine, mostrano come l’abilità strategica e le tecnologie belliche abbiano facilitato la conquista romana delle Alpi nel 15 a.C. Un documentario di SRF ha indagato la letalità di questa arma antica attraverso esperimenti sul campo.
Prove scientifiche sulla letalità: bersagli e gel balistico
Per testare l’efficacia delle ghiande di piombo, il team SRF ha collaborato con il campione di fionda Silvio Vass, che ha utilizzato una replica di una fionda romana per simulare i lanci. Le prove hanno incluso bersagli di vario tipo, tra cui un modello di testa umana e il gel balistico, materiale che riproduce la densità e la consistenza dei tessuti umani. I proiettili, lanciati a grande velocità, hanno dimostrato una capacità letale: in grado di penetrare profondamente nel gel e causare danni devastanti, confermando la loro efficacia in battaglia. Siamo al cospetto dei diretti antenati dei proiettili da fucile o da mitragliatrice. I lanci, compiuti dai frombolieri – un’unità di tiratori scelti – avvenivano, in molti casi, contemporaneamente e ciò si traduceva, sul soggetto colpito, in una sorta di “effetto mitragliatrice”.
La campagna romana: una conquista strategica delle Alpi
La conquista della Svizzera da parte dei Romani era parte di un’ampia campagna imperiale guidata da Augusto per assicurarsi il controllo delle Alpi e delle vie commerciali vitali per l’impero. Le tribù celtiche delle Alpi, tra cui i Suaneti, opposero resistenza; tuttavia, la superiorità delle tecniche e dell’equipaggiamento romano prevalse. Grazie all’uso dei proiettili di piombo, i Romani guadagnarono un vantaggio decisivo nelle battaglie in alta montagna, colpendo i nemici da lontano con precisione e potenza. Questo contributo tecnologico, insieme a strategie avanzate, fu determinante per l’espansione romana nell’area.
Perché le ghiande da fionda furono decisive nella vittoria
Le ghiande di piombo, economiche da produrre e facili da trasportare, potevano essere lanciate con grande precisione da lunghe distanze, risultando micidiali su un terreno complesso come quello alpino. La forma affusolata e il peso consentivano di mantenere una traiettoria stabile e di infliggere lesioni profonde, rendendole perfette per scontri ravvicinati o imboscate. L’uso massiccio di questa arma non solo garantì la vittoria ai Romani contro le tribù locali, ma consolidò anche la loro presenza nelle Alpi svizzere, avviando una lunga fase di romanizzazione nella regione.
I segreti dell’arsenale romano alla luce di nuove scoperte
Le prove scientifiche hanno permesso di riscoprire l’efficacia di un’arma rimasta nell’ombra della storia, illuminando una nuova parte dell’eredità militare romana. La scoperta delle ghiande da fionda nei Grigioni e i test sulla loro letalità, compresi i risultati sui bersagli di gel balistico, gettano nuova luce sul modo in cui i Romani riuscirono a piegare la resistenza locale e a creare un impero che, anche nelle terre più remote, si avvaleva di tecniche belliche altamente avanzate e ingegnose.
Questo tipo di approfondimento porta a una rivalutazione delle strategie romane, e il campo di battaglia di Savognin si rivela uno straordinario tassello per comprendere meglio la forza militare romana e la sua capacità di adattamento alle asperità dei territori alpini.