Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche invita i turisti a guardare in spiaggia, dove è possibile vedere, sulla battigia, conchiglie come queste. Sono murici. Base per la preparazione di uno dei coloranti più costosi e più trendy nell’antichità. Con il materiale ricavato da esse era possibile ottenere un colorante rosso, che faceva tanto status symbol. Grazie ad esso si tingevano gli abiti di porpora, un colore intenso che non era ottenibile in altri modi, almeno a livello di qualità cromatica.
“Il colore del potere. Il colore del prestigio. Il colore della ricchezza”. dicono i curatori del Museo Archeologico nazionale delle Marche – In realtà è una sostanza naturale prodotta da una ghiandola di molluschi gasteropodi, caratteristici di bassi fondali marini. Murici come questi…
“… recuperati negli scavi archeologici del Lungomare Vanvitelli, il porto romano di Ancona. Un procedimento laborioso era alla base della produzione di questo colorante.
Raccolta di molte conchiglie, triturazione, macerazione e bollitura dei molluschi in acqua salata, esposizione al sole del liquido giallo fino al viraggio del colore verso il rosso intenso.
Una lavorazione costosa che rende ragione dell’elevato costo della porpora in antico. Ma anche una prerogativa di Ancona che Silio Italico, storico del I secolo d.C., definiva non inferiore alla città fenicia di Sidone nel tingere la lana. Proprio i Fenici, secondo il mito, scoprirono per caso la porpora. Al cane del dio Melqart si colorò la bocca di un rosso brillante, masticando un murice spiaggiato. Guardate cosa si può trovare camminando sulla spiaggia… Sicuramente molte conchiglie. Alcune del tutto particolari”.