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36 gemme incise di donne romane e forcine per i capelli trovate nello scarico della piscina della cavalleria


Mogli, ospiti, amanti. La presenza femminile nelle vasche delle piscine termali della cavalleria romana, in Inghilterra, erano frequentate da numerose signore. Lo studio delle gemme che si scollarono dagli anelli e di forcine con le quali contenevano la capigliatura – il tutto finito in un condotto di scarico delle acque – permette di ricostruire brani meno noti della vita nei forti e nelle residenze militari dell’Impero romano.

Aspetti fondamentali, quella della presenza femminile, accanto ai militari. Probabilmente ancora poco studiato.

Una vasca e, in primo piano, le pile dell’ipocausto, il sistema di riscaldamento a pavimento, utilizzato dagli antichi Romani. A destra. alcune gemme incise trovate negli scarichi.@ Foto: Anna Giecco

La scoperta delle gemme intagliate – che, in genere avevano la funzione di portafortuna o costituivano un’impresa, cioè un fine a cui il portatore o la portatrice tendevano – è avvenuta recentemente nella città di Carlisle, situata nella contea di Cumbria (Regno Unito), dove gli archeologi hanno portato alla luce queste magnifiche pietre semipreziose finemente incise, risalenti al III secolo d.C. Le gemme si staccarono dagli anelli o dai ciondoli, probabilmente a causa di un mastice che non resisteva all’acqua e che, probabilmente, subiva deformazioni in ambienti come il calidarium. Il passaggio dall’acqua calda a quella fredda avrebbe potuto facilitare il distacco.

La scoperta è avvenuta durante gli scavi per la realizzazione di interventi di restauro e riqualificazione del locale club di cricket. Gli archeologi hanno individuato un complesso termale in quello che era il forte di Uxelodunum (o forte di Stanwix), che costituiva uno dei punti di difesa più settentrionali della provincia romana della Britannia. L’insediamento militare, occupato da un’unità di cavalleria d’élite, l’Ala Petriana, era frequentato da una popolazione – anche femminile – particolarmente benestante. Chi erano queste donne? Si può supporre che, specie per missioni all’estero di controllo permanente del territorio – Roma favorisse una presenza femminile stabile, controllata, sicura e fedele. Questo per diversi motivi, che appaiono evidenti.

Le donne all’interno delle strutture evitavano che i giovani militari romani frequentassero – pericolosamente – la popolazione indigena. Il reticolo femminile era in grado di intessere relazioni di solidarietà e di cooperazione. Ma probabilmente non dovremmo pensare di prostitute al seguito, ma di compagne più o meno ufficiali dei militari. A Vindolanda, un forte che si trovava presso il vallo di Adriano, le donne svolgevano un’importante vita sociale, creando una vera e propria comunità.

Le gemme incise trovate nelle terme della cavalleria romana in Britannia @ Foto: Anna Giecco

“Un tempo il forte in cui abbiamo trovato le terme era un luogo estremamente importante e molto ben difeso nel sistema di confine della provincia romana della Britannia, poiché era la città più settentrionale dell’intero impero romano “, spiega il direttore degli scavi, l’archeologo Frank Giecco.

Scolpite su pietre semipreziose come la corniola, l’ametista, il diaspro e la corniola – in dimensioni che vanno da 5 mm a 16 mm – sono state incise da artigiani, che hanno realizzato minute immagini di divinità romane tra le quali, in modo ricorrente, si riconoscono Venere, Cerere, Fortuna e Apollo. Ciò che stupisce gli archeologi è che il repertorio iconografico sia – quantomeno – poco maschile. Sono infatti un numero esiguo le gemme incise che recano immagini collegate al mondo militare o guerresco. La frequentazione femminile delle terme è dimostrata anche dalla dal ritrovamento, nello scarico di 105 perle di vetro per collane o braccialetti e 40 forcine per le acconciature femminili. Nel condotto sono state portate alla luce anche piccole armi e monete romane, oltre che lacerti di ceramica.

L’ingrandimento di alcuni reperti di glittica, portati alla luce nel corso della campagna archeologica @ Foto Anna Giecco

Le terme da poco ritrovate furono costruite a partire dal 210 d.C. circa, con un possente intervento architettonico, testimoniato dalla presenta di muri larghi, in alcuni punti, anche un metro e mezzo. Le piastrelle marchiate con il timbro IMP indicano che il complesso termale fu realizzato da maestranze imperiali quando Settimio Severo si trovava nell’area per una campagna militare del 208 d.C. in Caledonia. L’imperatore sarebbe morto 3 anni dopo – nel 211 – nel territorio attualmente parte di York, a una sessantina di chilometri da questo forte, che era stato in qualche modo dedicato a Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo stesso e madre di Caracalla.