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Il 12 aprile 2017 Gillo Dorfles – filosofo, artista, critico d’arte che ha fatto conoscere il kitsch in Italia – avrebbe compiuto 108 anni. Per ogni suo compleanno, l’Italia organizzava momenti intensi di celebrazioni. Solo nel 2017 lo studioso non aveva partecipato a incontri pubblici perchè molto affaticato. Nessuna apparizione pubblica, ma un incontro con parenti e amici, anche perchè la sua ultima apparizione pubblica risaliva al 13 gennaio alla Triennale, quando era stata aèerta una mostra con disegni del 2016 di cui è protagonista Vitriol, personaggio da lui inventato, da radici alchemiche. L’anno precedente aveva festeggiato il compleanno tenendo una conferenza a Trieste, sua città natale.
Quando Gillo Dorfles aveva 104 anni opere e dipinti furono oggetto di una mostra curata dalla Fondazione Marconi. “Artista, docente di estetica, filosofo e critico d’arte estremamente prolifico e innovativo – argomentarono gli organizzatori – Gillo Dorfles è testimone diretto della temperie artistica del Novecento che lo coinvolge talvolta in veste di protagonista, tal altra in qualità di attento critico e osservatore. Dorfles si dedica alla pittura già dalla prima metà degli anni Trenta, partendo da composizioni surreali con una tecnica usata dai maestri del Quattrocento, la tempera grassa all’uovo.
A partire dal 1958 l’insegnamento, gli studi di estetica e critica d’arte e l’intensa attività di scrittore lo inducono a una progressiva diminuzione dell’attività pittorica. È il periodo in cui si sviluppano movimenti come l’informale, la pop art, l’arte povera che, per quanto interessanti agli occhi di Dorfles come critico d’arte, risultano molto distanti dalla sua sensibilità di pittore e lo inducono ad allontanarsi dalla scena artistica cui ritornerà solo dopo gli anni Ottanta.
Note biografiche
Gillo Dorfles nasce a Trieste nel 1910. In seguito allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Genova, dove trascorre l’infanzia. Al termine del conflitto rientra a Trieste e si iscrive al Liceo
Classico. Si trasferisce a Milano nel 1928 dove studia medicina ma dopo tre anni decide di completare il percorso universitario a Roma come allievo interno nella clinica Cesare Frugoni; si laurea nel 1934, specializzandosi in neuropsichiatria.
A partire dagli anni Trenta ha svolto un’intensa attività di critica d’arte e saggistica collaborando a “La Rassegna d’Italia”, “Le Arti Plastiche”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo”, “Domus”, “Aut Aut”, “The Studio”,
“The Journal of Aesthetics”.
Esordisce in pittura negli anni Trenta. Nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC) con l’obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di
assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti. Negli anni Cinquanta ha inizio l’attività teorica e critica di Dorfles, che si presenta decisamente rivoluzionaria rispetto agli assunti crociani
ancora dominanti. L’attenzione di Dorfles è rivolta soprattutto ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull’architettura moderna e contemporanea. Dagli anni Sessanta insegna estetica in diverse università italiane (Milano, Trieste, Cagliari) e dagli anni Ottanta riprende l’attività pittorica e grafica che per i suoi numerosi impegni aveva interrotto.
Moltissimi i riconoscimenti internazionali sia come artista che come critico. Negli ultimi anni gli sono state dedicate mostre a Milano (PAC, 2001, e Palazzo Reale, 2010), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso
(Max Museo, 2010) e Rovereto (Mart, 2011).
Nel 2010 è pubblicato Gillo Dorfles – Catalogue raisonné, a cura di Luigi Sansone, Edizioni Gabriele
Mazzotta, Milano. Tra le sue numerose pubblicazioni dedicate alla sociologia dell’arte, alla critica dell’arte, dell’architettura e
del design, molti dei quali tradotti nelle principali lingue, ricordiamo: Discorso tecnico delle arti (1952), Architettura moderna (1954), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze dell’arte oggi (1961), Il disegno
industriale e la sua estetica (1963), Nuovi riti, nuovi miti (1965), Il Kitsch (1968), Le oscillazioni del gusto, (1970), Il divenire della critica (1976), Mode & Modi, (1978), Elogio della disarmonia, (1986), Preferenze
critiche (1993), Fatti e fattoidi, (1997), Irritazioni (2000), La (nuova) moda della moda, (2008).