[box type=”note” ] VAN GOGH Lʼuomo e la terra
a cura di Kathleen Adler
18 ottobre 2014 – 8 marzo 2015
Milano, Palazzo Reale
Orari lun 14.30/19.30 | mar, mer, ven, dom 9.30/19.30 | gio, sab 9.30/22.30 Il servizio di biglietteria termina unʼora prima della chiusura
Info e prenotazioni T +39 02 54913 | http://www.ticket.it/vangogh
Costo biglietto Il servizio di audioguida è compreso nel costo del biglietto. Intero 12,00 Ridotto 10,00 [/box]
[Lʼ]uomo, che non smette di interrogarsi e interrogare in una sorta di muta quanto terribile domanda come può essere quella che traspare da un volto dipinto su una tela e che contiene “la domanda”, prima e ultima dellʼesistenza. La terra, che alla fine è lʼunica risposta, per chi si sente estraneo e messo ai margini da una società pragmatista che assegna al lavoro il solo fine del profitto e che respinge chiunque si interroghi sulla condizione e sul destino dellʼumanità, proprio perché è riuscito a smascherarne la cattiva coscienza.
Questo il senso e il fine della mostra Van Gogh. Lʼuomo e la terra che si apre il 18 ottobre 2014 a Palazzo Reale di Milano (fino allʼ8 marzo 2015): un viaggio nel mondo dellʼarte, ma soprattutto nella filosofia esistenziale del grande olandese che si pone a perfetto corollario del tema di Expo 2015 – Nutrire il pianeta. Una filosofia che, come scrisse Giulio Carlo Argan, “è accanto a Kierkegaard e Dostoevskij e che si pone dalla parte dei diseredati, dei contadini cui lʼindustria non toglie solo la terra e il pane, ma la dignità di esseri umani, il sentimento dellʼeticità e della religiosità del lavoro”. E dunque nella mostra – promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Kröller-Müller Museum di Otterlo e realizzata anche grazie al sostegno del Gruppo Unipol, si vedrà non solo lʼautoritratto di Vincent – con “quellʼespressione tesa, quasi aggressiva e lo sguardo che incute timore” proprio di chi non è sconfitto, nonostante il mondo lo abbia cacciato ai margini di tutto, nel buio del manicomio, e che al mondo urla in silenzio la sua rabbia, la sua totale solidarietà con gli ultimi della Terra, come un Cristo crocifisso ma indomito – ma una serie di olii e disegni che rendono appieno la totale immersione nel ciclo agreste, come nel ciclo della vita umana: contadini, paesaggi, del freddo Nord come del solare Midì, istantanee di vita, nature morte, vasi di fiori, tessere uniche e preziose di un solo mosaico perché come scriveva al fratello Teo “in un quadro vorrei dire qualcosa di consolante come una musica. Vorrei dipingere uomini e donne con quel non so che di eterno”. La mostra partecipa a Milano Cuore dʼEuropa, il palinsesto culturale multidisciplinare dedicato all’identità europea della nostra città anche attraverso le figure e i movimenti che, con lapropria storia e la propria produzione artistica, hanno contribuito a costruirne la cittadinanza europea e la dimensione culturale. Il corpus centrale della mostra è costituito da opere provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo a cui se ne aggiungono altre provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili. La mostra pertanto si pone come unʼoccasione unica per approfondire, attraverso gli occhi dellʼartista, il complesso rapporto tra lʼessere umano e la natura che lo circonda. Lungo le sei sezioni in cui si articola lʼesposizione, il visitatore avrà modo di osservare e fare propria la vita e la fatica dei campi attraverso i disegni – tra cui rammentiamo Contadina che lega fascine di grano ma anche che spigola o zappa – una tecnica, quella del disegno, molto amata da Van Gogh e che gli consentì di affermare “studiare e disegnare tutto ciò che appartiene alla vita contadina… adesso non sono più così impotente davanti alla natura come un tempo” – fino allʼimmersione totale nel paesaggio colorato ad olio come una rivelazione, quella che ebbe arrivato in Provenza (“Il Mediterraneo ha un colore come gli sgombri, cioè cangiante, non si è mai sicuri se sia verde o viola, non si è mai sicuri se sia azzurro, perché un istante dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia”) testimoniato in mostra da opere quali Vista di Saintes Marie de la Mer, Oliveto con due raccoglitori di olive o La vigna verde. E ancora i ritratti perché, come scrive nel giungo del 1890, “ci sono facce moderne che verranno guardate ancora a lungo, che forse verranno rimpiante centʼanni dopo”. Facce come quella del Ritratto di Joseph-Michel Ginoux o del Ritratto di Joseph Roulin (presenti in mostra), volto sui cui si interrogò Argan e che così scrisse: “Dovʼè dunque il tragico del ritratto del postino Roulin? Non nella figura che posa tranquilla… Lʼarte diventa, avrebbe detto Pavese, il “mestiere di vivere”: ed è questo mestiere della vita che Van Gogh disperatamente contrappone al lavoro meccanico dellʼindustria, che non è vita”.
Van Gogh cerca nel mondo contadino, nelle creature semplici e pure, come quel postino che lo andava a trovare tutti i giorni in manicomio e cantava la Marsigliese, il senso della vita e delle cose. Lo trova nella fatica, nel duro lavoro. Come i contadini e i pescatori che ritrae perché, come scrive sempre al fratello, suo destinatario preferito, “Noi altri dovremmo invecchiare lavorando duramente, ed ecco perché allora ci deprimiamo quando le cose non vanno”. Un lavoro mai ripagato, impossibile da capire allʼepoca, perché con tratti e stile del tutto nuovo, nonostante le influenze e i rapporti con Impressionisti e gli amatissimi Milles e Daumier, intensificato dalle letture dei romanzieri contemporanei (come testimonia un mirabile saggio in catalogo – edito da 24 Ore Cultura – a firma di Stéphane Guégan), anchʼessi troppo avanti per i tempi. Su tutto questo per la scelta delle opere in mostra ha lavorato la curatrice Kathleen Adler, esperta del periodo impressionista, curatrice di mostre dedicate ad alcuni tra i più importanti esponenti di questo movimento artistico, nonché autrice di significative monografie. Nel suo lavoro è stata supportata da un comitato composto da alcuni tra i più noti e riconosciuti esperti di Van Gogh e della pittura del periodo: Cornelia Homburg, tra i massimi esperti dellʼopera di Van Gogh nonché curatrice delle più importanti mostre dedicate allʼartista; Sjraar van Heugten, già Head of Collections al Van Gogh Museum di Amsterdam, Jenny Reynaerts Senior Curator 18th and 19th Century Paintings al Rijksmuseum di Amsterdam; Stéphane Guégan, Conservatore del Dipartimento di Pittura al Musée dʼOrsay. Lʼallestimento della mostra, patrocinata dallʼAmbasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma e inserita negli eventi ufficiali del Van Gogh Europe, lʼistituzione di recente costituzione, sostenuta dal governo olandese a tutela e promozione dellʼopera di Van Gogh, è stato affidato a Kengo Kuma. Non tanto e non solo perché archistar di fama mondiale, ma perché figlio di quella cultura giapponese che così tanto amava Van Gogh, una cultura che ha al suo centro la Terra, rispettosa e originale, come originale ma rispettoso della poetica del grande olandese e delle intenzioni dei produttori e della curatrice, è il lavoro di Kuma che non mancherà di stupire il visitatore, immergendolo appieno nel tema dellʼesposizione, dove si troverà fuori dal mondo che “non vede né rispetta mai lʼumanità dellʼuomo, quanto il valore più o meno grande del denaro o degli oggetti posseduti finché si è al di qua della tomba. Dellʼaldilà della tomba, il mondo non tiene assolutamente conto. Per questo il mondo arriva fin dove lo portano i piedi”
Van Gogh a Milano – Dal 18 ottobre la mostra "Van Gogh. L'uomo e la terra", orari, apertura, info, prenotazioni, biglietti
Un viaggio nel mondo dellʼarte, ma soprattutto nella filosofia esistenziale del grande olandese che si pone a perfetto corollario del tema di Expo 2015 - Nutrire il pianeta