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Fu il mese più freddo, non solo a memoria d’uomo. Al centro della piccola glaciazione che durò cinque secoli, l’Europa precipitò, nel mese di gennaio 1709, a temperature polari. Roma fu presa in una morsa di freddo e venne colpita da tredici nevicate, cadute tra il 6 e il 24 gennaio. Parigi finì a-23,1, Berlino a -29,4, Venezia, flagellata anche da un forte vento di Bora, a -17,5. La laguna ghiacciava mentre, nei Domini di terraferma. la superficie del Garda ghiacciava fino a permettere il passaggio dei carri e, attorno, la pianura padana era coperta da un metro e mezzo di neve.
Fu uno dei picchi della cosiddetta Piccola era glaciale, iniziata a partire dalle metà del XIV secolo e conclusasi nel XIX secolo. Quell’anno le macchie solari furono estremamente rare e ancora gli scienziati non sono concordi nel riportare la recrudescenza del freddo ad anomalie temporanee dell’attività solare.
Comunque sia, il gelo fu più che eccezionale: iniziò la notte dell’Epifania e tenne in pugno l’Europa per tutto il mese; gelarono in poche ore tutti i fiumi, laghi, pozzi, in una situazione barica probabilmente che vedeva un anticiclone termico russo estesissimo fin verso la Francia e Spagna, con i nuclei gelidi più intensi in discesa proprio verso la Germania e l’Italia. Gelarono tutti i grandi porti come Marsiglia, Genova, Venezia, addirittura il mare riuscì a gelare fino all’altezza di Livorno. Con danni gravissimi all’agricoltura e tributo in vite umane. Ma la parte giocosa dell’uomo e dell’infanzia seppe trarre risorse di divertimento anche da quel mese terribile, quando a Venezia, la popolazione stupita, si trovò a pattinare in Laguna, come testimoniano le cronache e un quadro di Gabriele Bella, pittore-cronista della Repubblica veneta, le cui opere sono conservate nella galleria Querini Stampalia. Le grandi ghiacciate, nel passato, creavano risorse per nuovi spazi, come avveniva da tempo a Londra che teneva, sulla lastra spessa del Tamigi, la Fiera del freddo.