Studi sulla sepoltura dell’Amore eterno. La vita e la morte di una dama del Seicento che si fece togliere il cuore

La conservazione straordinaria dei resti, degli abiti, delle calzature ha consentito ricerche interdisciplinari a 360 gradi che hanno permesso di ricostruire ogni aspetto della vita della dama, morta a causa di un'infezione grave

La condizione di questa donna e i riti che hanno circondato la sua morte, compresa la sua mummificazione, il suo abbigliamento e lo scambio postumo dei cuori tra gli sposi, ci permettono di scoprire e interpretare costumi e credenze che non avevamo mai potuto osservare prima, se non avendone lontana cognizione dalle evocazioni letterarie.

L’amore eterno poteva essere mantenuto tale, per i nostri più ricchi antenati del Seicento, con lo scambio fisico dei cuori. Louise de Quengo – dama bretone – non era stata sepolta con suo marito, che aveva trovato sepoltura altrove. Così il cuore di lui, sigillato in un contenitore di piombo, sul quale erano state compiute iscrizioni, era stato posto nella tomba di lei. E quello di lei, era stato reciso e portato – evidentemente – in quella di suo marito. Le eccezionali condizioni della sepoltura di Louise hanno consentito studi interdisciplinari i cui risultati sono contenuti in un libro pubblicato in Francia. Rozenn Colleter, Daniel Pichot ed Éric Crubézy hanno curato questo volume – Louise de Quengo, une bretonne du XVIIE siècle, Presses universitaires de Rennes, 368 pagine, 35 € – che si presenta come una sintesi dei risultati di una ricerca condotta con l’aiuto di una quarantina di ricercatori.

Dal 2011 al 2013, una squadra dell’Inrap – istituto archeologico francese – ha effettuato, su ordine dello Stato (Drac Bretagne), lo scavo preventivo completo del convento di Rennes costruito nel 1369. Obbedienza domenicana, fu uno dei luoghi di sepoltura preferiti dall’aristocrazia parlamentare di Rennes e della buona società in generale. Qui, in un sarcofago di piombo, venne trovato il corpo perfettamente conservato di Louise di Quengo (1584 -10 marzo 1656). Con sé la defunta portava in cuore del marito. La conservazione straordinaria dei resti, degli abiti, delle calzature ha consentito ricerche interdisciplinari a 360 gradi che hanno permesso di ricostruire ogni aspetto della vita della dama, morta a causa di un’infezione grave.

Louise de Quengo era figlia di François de Quengo (1520-1594), signore di Rochay, cavaliere del re in quanto appartenente all’Ordine di Saint-Michel, e di Jacqueline de Bourgneuf. Suo nonno era il presidente del Parlamento della Bretagna. Louise sposò Toussaint de Perrien (morto il 30 agosto 1649), cavaliere di Brefeillac. La coppia non ebbe figli. Lui fu sepolto a Carhaix. Lei decise di essere sepolta nel convento di Rennes. I luoghi sono distanti. Oggi, in auto e sull’autostrada (157,4 km) sono necessarie due ore circa di viaggio. Elemento di unione eterna fu lo scambio dei cuori.

Per il suo funerale, Louise de Quengo era stata vestita da suora. Ma non era una suora. Se questa pratica veniva segnalata, all’epoca, si discostava comunque da quella di molte persone comuni. Abiti eccezionalmente ben conservati, dati archeologici e storici hanno fatto luce su questa pratica funeraria che rivela il ritratto di una donna devota integrata nei riti e nelle credenze dei suoi contemporanei, nell’ambito della nobiltà.

Grazie alla conservazione del suo corpo, è la pratica dei funerali multipli che può essere interpretata. Funerali che venivano celebrati e ricelebrati, con lacerti di corpo, come il cuore, per unire simbolicamente i defunti o per portare una reliquia presso i familiari. Lo studio del corpo e dei cuori umani dimostra il know-how dei praticanti; quello delle piante ricostituisce le ricette usate dagli imbalsamatori. L’associazione di archeologia, storia, antropologia, medicina legale e paleobotanica fornisce informazioni chiave su questi funerali speciali. Lungi dall’unico desiderio di preservare un corpo, l’imbalsamazione appare qui come una risposta tecnica alla dispersione dei corpi in più luoghi, che ha moltiplicato i luoghi della memoria e della preghiera. La dimensione religiosa e romantica dello scambio di cuori tra i due sposi viene per la prima volta evidenziata grazie a questi approcci multidisciplinari. Louise appare quindi come una vedova devota, fedele al suo lignaggio e libera dalle sue ultime scelte.

Il cuore del marito di Louise racchiuso in un contenitore di piombo e posto accanto a lei

Questa pubblicazione su Louise de Quengo permette di presentare e reinterpretare alcuni casi simili che l’hanno preceduta o seguita. Senza essere identiche, le pratiche si ritrovano e sono visibilmente ispirate agli stessi principi propri dell’alta società: imbalsamazione, funerali multipli, devozione. Il libro contiene inoltre una riflessione sulla pratica, il diritto e l’etica dell’archeologia funeraria moderna. Recentemente i pronipoti di Louise – discendenti dai fratelli – hanno fatto seppellire i suoi resti – dopo gli studi – a Tonquédec, cimitero a cui si riferisce la famiglia, reclamando il diritto di dare pace alla salma, in un luogo scelto dalla famiglia stessa. In Francia attorno alla questione si accese un dibattito intenso. Quanto, con il tempo, diviene patrimonio di tutti e può essere musealizzato? Viene quindi sollevata la questione museologica e del patrimonio di questi oggetti, ma anche della memoria di Louise.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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