Proseguono gli scavi archeologici nei pressi del Mausoleo di Cecilia Metella, a Roma. Nelle ultime ore gli archeologi che lavorano per il Parco dell’Appia antica hanno recuperato alcuni laterizi “sigillati”, dotati cioè di una “marca di produzione”. Lo scavo del saggio nell’area nord ci ha regalato una bella sorpresa – affermano – Quattro laterizi romani che conservano impresso il bollo cioè un “marchio di fabbrica” stampato sul mattone di terracotta. I bolli erano impressi con un timbro in legno o in bronzo sull’argilla durante l’essicazione del mattone, prima della sua cottura e furono proprio i romani a diffondere la pratica di marchiare i laterizi, a partire più o meno dall’età augustea”.
“Il bollo poteva riportare informazioni relative alla produzione come il nome della figlina, cioè dell’officina in cui erano stati realizzati, oppure il nome dell’officinator cioè il capo-officina o ancora la datazione, attraverso il nome dei consoli. – Questi che vi mostriamo sono stati recuperati in queste ore, quindi possiamo anticiparvi solo qualcosa. Sembra di poter leggere la parte iniziale di un bollo già noto recante il testo: C·VILLI CRES SVL che sta per C. Villi Cres(centis) Sul(picianum sc. opus) e ci permetterebbe di datare i mattoni in età adrianea. Ringraziamo Francesca Cerrone e Gianfranco De Rossi per queste primissime informazioni”.
All’inizio le figlinae urbane, quelle cioè che rifornivano essenzialmente il mercato romano, producevano tutta la gamma dell’opus doliare, come testimonia anche Plinio il Vecchio (Nat. hist), ma certamente l’accresciuta domanda di materiale edilizio determinò una progressiva specializzazione: troviamo infatti fabbriche attive nella piena età imperiale che producono di preferenza mattoni piccoli, bessali di qualità meno buona e che richiedono anche una manodopera meno specializzata – p.es. opus Salarese, figlinae Sulpicianae (le officine che probabilmente hanno prodotto i laterizi recuperati in queste ore – praedia Quintanensia), e altre che producono mattoni grandi, tegole, ceramica pesante (dolia, mortaria, sarcofagi fittili, ecc.), lastre Campana, antefisse, ecc. (p.es. figlinae Caninianae, Castricianae, Macedonianae, Marcianae, Oceanae).
Secondo i manuali dedicati ai bolli dei laterizi il Sulpicianae C. Villius Crescens fu utilizzato in un’epoca poco anteriore al 123 d.C.
Ora gli studi saranno approfonditi. Ma si può ipotizzare che la prima parte dello scritto possa riferirsi al proprietario dell’officina o a un coordinatore, mentre la seconda al nome dell’officina.
Quindi: C(aius) Villi(o) Cre(scens) è il nome del responsabile o del proprietario dello stabilimento, mentre Sul(picianus) è il nome dell’impianto produttivo stesso, che indica anche una collocazione topografica.
Villi gens
Sempre restando nelle ipotesi potremmo pensare che il responsabile dell’azienda appartenesse alla Villi Gens o Gens Villia, un’antica famiglia plebea a Roma. I suoi membri sono citati nel I secolo della Repubblica, ma l’unico Villius che ottenne il consolato fu Publio Villius Tappulus, nel 199 dC