“Siamo sinceri, l’emozione è ancora forte. – dicono in queste ore i responsabili della gestione e dello studio di Palazzo Grimani, a Venezia, richiamandosi alla recete scoperta del monumentale bassorilievo del focolare, che era stato murato – Abbiamo voluto accompagnarvi in questo incredibile ritrovamento proprio per farvi rivivere passo passo le tappe che hanno portato ad una scoperta impensabile. Palazzo Grimani ci ha voluto regalare una parte di sè nascosta per secoli e perfettamente conservata, insegnandoci che c’è ancora tanta bellezza da scoprire. Direttamente dagli anni ’30 del Cinquecento…una Salamandra tra le fiamme!”
La scoperta del vano nascosto era avvenuta nella sala durante le fasi conclusive di consolidamento delle vecchie travi. “La necessità di sondare la consistenza dell’intera parete – riporta un’emozionata nota di Palazzo Grimani – ha fatto lentamente emergere una grande canna fumaria: è stato quindi aperto un foro di ispezione per vedere se proseguiva al piano inferiore”.
“Tolta la prima fila di mattoni vicino al pavimento – continua il racconto della scoperta – qualcosa non tornava. Una serie di detriti sconnessi riempivano l’intercapedine. Durante la loro rimozione ecco che inizia ad apparire la decorazione di una pietra scolpita!”
La salamandra-drago scolpita in lastre di pietra aveva la funzione di “muoversi” in modo inquietante, grazie alla luce intermittente delle fiamme e alle ombre che essi continuavano a mutare.
In origine dimora di Antonio Grimani (doge dal 1521 al 1523), l’edificio – oggi sede museale – attuale costituisce il risultato di interventi architettonici effettuati tra il 1532 e il 1569 su commissione degli eredi, Vittore, procuratore di San Marco, e Giovanni, patriarca di Aquileia.
Soprattutto quest’ultimo intervenne direttamente nella progettazione, forse utilizzando suggerimenti del Sanmicheli (al quale l’intera fabbrica è stata in passato attribuita), ma soprattutto rifacendosi al trattato di Sebastiano Serlio. Il risultato è quello di una pregevolissima e ammirevole architettura che fonde elementi della tradizione veneziana e di quella tosco-romana: colpisce in particolare, tra gli altri, il suggestivo ambiente della tribuna con il lucernario piramidale. La fusione tra diverse culture artistiche si riscontra anche nelle meravigliose decorazioni pittoriche dello scalone e delle sale al primo piano, dove lavorarono pittori come Federico Zuccari, Francesco Salviati, Giovanni da Udine, Lambert Sustris e Camillo Mantovano.
Nel palazzo erano sistemate le raccolte d’arte e di archeologia del cardinale Domenico Grimani e di Giovanni, patriarca d’Aquileia, i quali furono anche donatori di parti consistenti delle loro collezioni alla Repubblica, che stettero alla base della nascita dello Statuario pubblico della Serenissima. L’aspetto storico-artistico del monumento non fa che riflettere il gusto e la politica culturale della famiglia Grimani che giocò la propria fortuna – sociale, economica, politica – proprio a cavallo tra i due fondamentali centri di Venezia e Roma.
Ciò fa di Palazzo Grimani un unicum nel contesto veneziano, paragonabile per importanza culturale, pur distinguendo tra commissioni privata e pubblica, alle opere di Jacopo Sansovino per l’area di Piazza San Marco, per la realizzazione delle quali, del resto, fu fondamentale l’apporto di questa famiglia.