Scavi di Pisa. Portato alla luce anche un “misterioso cucchiaino”. Sai a cosa serviva? Il segreto sta nel suo nome

Le indagini finora hanno messo in luce i resti di una o più domus romane degli inizi del I secolo d.C., provviste di pavimenti decorati ancora eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici. Le gronde erano bordate da gocciolatoi in terracotta, di cui faceva parte un frammento di testa di leone
Lo scavo archeologico, non lontano dalla torre di Pisa. In evidenza, in primo piano, il pavimento di una domus romana. Foto Pisa Progetto Suburbio

Alcune domus romane sono state trovate a due passi dalla Torre di Pisa. “Lo scavo archeologico in piazza Andrea Del Sarto, diretto dal professore Fabio Fabiani del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, ha preso avvio lo scorso settembre 2022 e, dopo un breve periodo di pausa, è stato riaperto nel gennaio 2023. – dice l’organo di stampa dell’Università di Pisa – Le indagini finora hanno messo in luce i resti di una o più domus romane degli inizi del I secolo d.C., provviste di pavimenti decorati ancora eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici. Le gronde erano bordate da gocciolatoi in terracotta, di cui faceva parte un frammento di testa di leone“.

Lavori di scavo archeologico all’interno delle domus romane di Pisa. A destra. un giovane archeologo mostra il cucchiaino misterioso. Foto: Pisa Progetto Suburbio

“Tra le stanze meglio conservate c’è un triclinio, ossia una sala da pranzo, dove i convitati mangiavano e conversavano sdraiati su tre letti sistemati sui lati e sul fondo della stanza, attorno ad un riquadro pavimentale, una sorta di tappeto riccamente decorato.- prosegue l’organo ufficiale dell’Università pisana – Fra gli ultimi ritrovamenti ci sono poi grandi quantità di frammenti dei rivestimenti delle pareti, in intonaco dipinto, che conservano colori estremamente vivaci e indicano il notevole livello di ricchezza degli abitanti. Molte poi le suppellettili: stoviglie che ancora recano il marchio di fabbrica di officine pisane del I secolo d.C., contenitori da trasporto per vino, olio e salse di pesce, lucerne, pedine da gioco, gemme incise e numerose monete“.

Tra i pezzi minuti più curiosi, trovati durante lo scavo, si colloca un cucchiaino in osso, caratterizzato, alla base, da una rastrematura che diventa una punta. A cosa serviva? Archeologi e studenti impegnati nello scavo hanno cercato di capire l’utilizzo dello strano utensile domestico.
Le ipotesi sul campo sono principalmente due.

Foto e tavola: Pisa Progetto Suburbio

La prima riguarda la possibilità che l’oggetto fosse utilizzato per mangiare uova, lumache e molluschi. I Romani chiamavano questa particolare posata cochlear, il cui nome deriva da coclea, cioè chiocciola, intesa come lumaca. I nostri cucchiai devono il nome a questi antenati romani. Il “cochlear”, con pala rotonda – o acuminata – e piatta e manico dritto e appuntito era proprio utilizzato per scalzare il corpo della lumaca dalla conchiglia o dei frutti di mare e portarlo alla bocca.

La seconda indica qualche possibilità che il cucchiaino potesse essere stato anche uno strumento per il maquillage femminile. Con la palettina e la punta era forse possibile recuperare per bene creme o bistri da un piccolo contenitore. E se la punta inferiore fosse servita per un’altra “chiocciola“, per la conchiglia dell’orecchio?

La prima ipotesi – quella relativa al particolare cucchiaio da tavola – naturalmente, gode di maggior credito.

https://stilearte.it/var/www/vhosts/stilearte.ithttpdocs/una-testa-di-leone-del-30-a-c-trovata-nello-scavo-di-piazza-del-sarto-a-pisa-a-cosa-serviva/

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz