175 monete romane sepolte in un bosco portate alla luce durante una passeggiata in Toscana

Il tesoretto potrebbe essere il risparmio di un militare impegnato già nella guerra sociale e forse anche in quella tra Silla ed i mariani. Una volta ritornato alla sua casa e ai suoi campi, avrebbe nascosto sotto un albero del vicino bosco i denari d’argento, che non sarebbe mai più tornato a recuperare

La notizia di un’eccezionale scoperta archeologica compiuta in Toscana è stata data in queste ore dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, al termine di un accurato studio dei materiali.

Il tesoretto monetale di 175 denari di argento è stato trovato nella Tenuta Bellavista Insuese (Collesalvetti-Livorno), area agricola e forestale di interesse naturalistico, da un membro del Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese, mentre percorreva un’area declive interessata da un recente taglio boschivo. Osservando il terreno, l’uomo ha notato, nel terreno chiaro, alcune monete antiche.

Contattata immediatamente la Soprintendenza, inviava le foto del ritrovamento al funzionario archeologo responsabile del territorio e ricevuta conferma dell’interesse archeologico, rimaneva a sorvegliare la zona fino all’avvenuto recupero di quasi tutte le monete e di alcuni frammenti del contenitore, una piccola olla di impasto. Nei giorni successivi la Soprintendenza provvedeva ad effettuare uno scavo nell’area immediatamente circostante, con il recupero di poche altre monete allontanate in antico, come attesterebbero le fratture consunte del contenitore.

“Nel complesso il tesoretto rinvenuto, di età tardo repubblicana – spiegano il funzionario archeologo​​​​​​, Lorella Alderighi ​​​​​e il Soprintendente, Valerio Tesi – è composto da 175 denari di argento, in buono stato di conservazione ad eccezione di due monete fratturate e ricomponibili per intero, una spezzata in due parti e conservata solo per poco più della metà. Il numero originario delle monete dovrebbe avvicinarsi di molto o addirittura coincidere con quanto rinvenuto poiché, nonostante la rottura del contenitore, molti denari erano ancora raggruppati tra loro e solo pochi esemplari si trovavano dispersi in un breve raggio lontano dal nucleo più consistente“.

“I denari sono databili, secondo Crawford, tra il 157-156 a.C. e l’82 a.C. – proseguono Alderighi e Tesi – Ad eccezione delle emissioni più antiche, databili tra il 157-156 ed il 110 a.C. e attestate in 1 o al massimo 2-3 esemplari, la presenza di gruppi più numerosi inizia a partire dal decennio 109-100 a.C. per poi raddoppiare nei decenni successivi. La massima concentrazione si ha per gli anni tra il 91 e l’88 a.C. del bellum sociale in cui la massa delle coniazioni rispecchia la grande movimentazione di uomini e mezzi da parte di Roma contro la rivolta dei socii italici. Successivamente abbiamo una riduzione numerica fino all’82 a.C., data a cui risalgono gli esemplari più recenti, terminus post quem subito dopo il quale è da ritenersi chiuso il gruzzolo di monete, forse addirittura nello stesso 82.a.C. o nell’anno precedente se si seguono gli studi recenti sulle ultime emissioni monetali presenti anche nel tesoretto di Suese”.

La chiusura del tesoretto di Suese sarebbe pertanto avvenuta poco prima della vittoria di Silla, quando parte dell’Italia centrale e tutta la Cisalpina erano ancora in mano ai Mariani.


“La zecca è sempre quella di Roma ad eccezione di un esemplare della zecca di Narbona, di L. Pomponius del 118 a.C. – spiegano il funzionario archeologo​​​​​​, Lorella Alderighi ​​​​​e il Soprintendente, Valerio Tesi –
Il tesoretto potrebbe essere il risparmio di un militare impegnato già nella guerra sociale e forse anche in quella tra Silla ed i mariani. Una volta ritornato alla sua casa e ai suoi campi, avrebbe nascosto sotto un albero del vicino bosco i denari d’argento, che non sarebbe mai più tornato a recuperare”.
Lo studio del materiale è avvenuto grazie al lavoro della Soprintendenza in sinergia con il Museo di Storia Naturale di Livorno ed il volontariato culturale afferente a tale Museo. Il Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese ha infatti collaborato per la logistica a tutte le fasi operative, dalla misurazione alla pesatura e alla documentazione fotografica di tutte le monete fino alla redazione del catalogo insieme al funzionario archeologo della Soprintendenza, la progettazione e l’allestimento della mostra.
Il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo della Provincia di Livorno e la Regione Toscana hanno finanziato la stampa del catalogo e la realizzazione della mostra che sarà inaugurata a breve presso il Museo stesso e di cui sarà data notizia a mezzo conferenza stampa.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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