[U]na preziosa selezione dei suoi lavori e la nuova sede della Fondazione a lui dedicata, celebrano uno dei protagonisti dell’arte del XX secolo.
Sabato 5 ottobre, in occasione della nona Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani, il Museo Diocesano di Milano ospiterà per due giorni una mostra dal titolo Remo Bianco: opere scelte dagli anni Cinquanta agli anni Settanta che presenta un’accurata selezione di dodici dei suoi lavori.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Remo Bianco e dal Museo Diocesano, intende far conoscere la particolare attitudine di Remo Bianco (Milano, 1922 – 1988) nella realizzazione delle sue opere, risultato della combinazione di tecniche e materiali eterogenei tra loro.
Pensato intorno all’opera Informale, della collezione permanente del Museo Diocesano, il percorso espositivo ha lo scopo di illustrare lo sperimentalismo materico ed espressivo che ha contraddistinto la sua attività lungo tutto l’arco della carriera.
L’iniziativa inaugura anche la nuova sede della Fondazione Remo Bianco che dal primo ottobre sarà all’interno del museo milanese di corso di Porta Ticinese.
Nelle parole di Riccardo Gianni, Presidente della Fondazione Remo Bianco: “La Fondazione Remo Bianco, nata con il sostegno della sorella Lida per la tutela e valorizzazione dell’artista, ha l’onore di stabilire la sede nel Museo Diocesano di Milano. In questo prestigioso luogo e in occasione della Giornata del Contemporaneo, presentiamo una selezione di opere di questo importante maestro milanese. Remo Bianco, con la sua costante sperimentazione e il ruolo da protagonista negli anni ‘50 e ‘60, è uno degli artisti moderni italiani più contemporanei”.
L’itinerario nelle sale del Museo Diocesano accompagnerà il visitatore a conoscere alcune delle sue opere più significative a partire da Informale, un esempio dell’indagine materica che ha contraddistinto la sua produzione degli anni Cinquanta, sviluppata anche in relazione alle contemporanee esperienze dello Spazialismo e del Movimento Nucleare e, in generale, al contesto artistico milanese, sensibile alla diffusione del movimento dada, surrealista, e delle ricerche cubiste.
Lo sperimentalismo di Remo Bianco si situa in questo contesto, benché le sue origini si collochino alla fine degli anni Quaranta, epoca a cui risale la realizzazione delle prime Impronte in gesso e dei primi 3D in vetro.
Nelle Impronte l’artista realizza dei calchi in gesso – successivamente saranno impiegati anche la cartapesta e la gomma – di oggetti tratti dalla vita quotidiana, spesso umili e di poco valore. Nella tecnica dell’impronta, intesa come mezzo per “appropriarsi” della realtà, il calco ha una finalità evocativa; gli oggetti sono infatti i testimoni di un momento passato che riaffiora attraverso la loro rappresentazione.
Questo procedimento di “appropriazione” sarà sviluppato anche nelle Appropriazioni e Sovrastrutture (Sculture Neve, Trafitture) nella fase più concettuale delle sue ricerche, a partire dal 1965, fino a arrivare alle Bandiere degli anni Settanta.
Anche i 3D, contemporanei alle prime Impronte, dimostrano il tentativo di superare la dimensione tradizionale del quadro attraverso la ricerca di un supporto diverso rispetto alla tela. In queste opere l’artista infatti dipinge su lastre di vetro o materiale plastico trasparente poste in successione. La profondità dell’immagine non è più simulata attraverso l’illusione della pittura, ma resa “reale” attraverso questa soluzione compositiva.
Nei Collage l’artista sperimenta la combinazione di materiali diversi, anche attraverso il procedimento che egli stesso definì “particolarismo”: ritagli di carta elaborati con la tecnica del dripping, ritagli di tessuto, iuta, carta e cartone, sono le tessere che compongono la superficie dei collage.
Nei Tableau Doré, sviluppati a partire dai Collage, la preziosità della materia fa invece da contrappunto ai materiali poveri di alcuni Collage. Tuttavia, anche in queste opere l’artista fa ricorso talvolta all’inserimento di materiali extrapittorici.
Nei Quadri Parlanti – significativi della fase matura della produzione dell’artista – la “materia” dell’opera si smaterializza: essa è costituita infatti dalla voce umana, impiegata nella sua valenza evocativa e il quadro diviene uno schermo funzionale alla diffusione del suono.
Opere di Remo Bianco sono conservate ai Musei Vaticani, al Museo Diocesano di Milano, alle Gallerie di Italia (Collezione Intesa San Paolo), al Mart di Rovereto, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, al Comune di Bourges (Francia).
La Fondazione Remo Bianco è stata costituita il 15 luglio 2011 e riconosciuta giuridicamente dalla Regione Lombardia con DPGR n. 12291 del 13 dicembre 2011.
Punto di arrivo di una vicenda artistica e umana iniziata più di cinquanta anni fa, la Fondazione ha l’animo di mantenere viva la memoria di Remo Bianco e della sua opera, in quanto uno dei testimoni più rilevanti del panorama artistico milanese e italiano del Novecento, attivo dalla fine degli anni Quaranta fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1988.
La Fondazione si pone come finalità lo studio, la tutela e valorizzazione di Remo Bianco e delle sua opera, attraverso l’ordinamento, la conservazione e la catalogazione del materiale d’archivio, delle opere, e di ogni altro materiale documentario utile allo studio dell’Artista e dei suoi lavori. Essa promuove studi, pubblicazioni e mostre, autonomamente ma anche in collaborazione con altre istituzioni, italiane e internazionali. Intesa come luogo di studio, la Fondazione è aperta alla collaborazione con gli studiosi e utile agli studenti; sarà creata una biblioteca dedicata all’opera di Remo Bianco e al contesto artistico in cui ha creato.
La Fondazione Remo Bianco effettua l’archiviazione delle opere con la finalità di catalogazione, ricerca e studio e inoltre si adopera per “tutelare le opere dell’artista da falsificazioni e/o contraffazioni di qualunque tipo, esperendo tutte le azioni anche giudiziali, per la tutela dell’artista e l’autenticità delle sue opere” (Statuto art. 2).
Fondazione Remo Bianco
Presidente Onorario – Lida Bianchi (sorella dell’artista)
Presidente – Riccardo Gianni
Comitato Scientifico
Paolo Biscottini – Presidente
Lorella Giudici
Miklos N. Varga
Conservatore
Sara Miele
REMO BIANCO
Opere scelte dagli anni Cinquanta agli anni Settanta
Museo Diocesano di Milano – Corso di Porta Ticinese 95
Sala Mudi Contemporanea e corridoio di ingresso
5 – 6 ottobre 2013
Orari: h. 10-18
Ingresso libero
Informazioni:
Fondazione Remo Bianco: info@remobianco.org; 02 5097 254; www.remobianco.org;
Museo Diocesano di Milano: info@museodiocesano.it; 02 89 40 47 14; www.museodiocesano.it;
Remo Bianco, l'uomo dei quadri parlanti e delle impronte d'oro
Artista informale di grande eleganza, sperimentò infiniti accostamenti timbrici di materiali e forme, evocando un universo sontuoso e gioioso. Al Diocesano di Milano due giorni dedicati alla pittura antinichilista di uno dei protagonisti del Novecento