Un vaso pieno di monete di rame – probabilmente risalenti a un periodo compreso tra il I e il III secolo dopo Cristo – è stato scoperto da alcuni operai e poi nascosto, in attesa che il cantiere chiudesse e che il tesoro potesse esser tranquillante trafugato. Ma la notizia del ritrovamento si è diffusa tra i lavoratori, pur nel mormorio del segreto o del “ti dico una cosa se mi prometti di non dirla a nessuno”. E il vaso è stato recuperato dalle autorità. Vaso o meglio ciò che è rimasto: cioè un blocco di monete che hanno preso, nei secoli, a causa di processi ossidativi e del terreno argilloso, la forma del contenitore stesso stesso, che è stato probabilmente rotto dagli operai, nei giorni scorsi, prima di essere riseppellito.
Il rinvenimento è avvenuto qualche giorno fa in una stupa – edificio a forma di cupola eretto come santuario buddista – nel sito patrimonio mondiale dell’UNESCO di Mohenjo Daro durante lavori di conservazione nella provincia del Sindh in Pakistan. Mohenjo-daro, conosciuta anche come la “collina dei morti”, è un’antichissima città risalente all’Età del bronzo, situata sulla riva destra del fiume Indo nella regione attuale del Sindh, in Pakistan, a circa 300 km a nord-nord-est di Karachi. Questa città, insieme ad Harappa, rappresenta una delle più grandi della civiltà della valle dell’Indo, sviluppandosi tra il 3300 e il 1300 a.C. Essa fu abitata anche in tempi successivi.
Essa si estende su circa 100 ettari ed è è divisa in due principali settori: una cittadella e una città bassa. La cittadella ospita notevoli strutture, tra cui il Grande Bagno, un complesso granaio di dimensioni imponenti, lo stupa – dove erano sepolte le monete, forse tesoro del tempio – e, in tempi successivi, anche un tempio buddista.
Gli archeologi confidano di trovare, nel blocco di metallo, anche curiose monete di derivazione romana. Ma perchè? Nel passato ne hanno trovate qui, Appare chiaro che i sovrani locali fossero fortemente influenzati dalla potenza romana. E per un processo imitativo nella rappresentazione del potere, avessero adottato immagini romane per autocelebrarsi.
La scoperta del vaso di monete di rame è stata valutata dagli esperti come il primo ritrovamento significativo di un manufatto tra le rovine della città dopo 93 anni. Il direttore dell’Archeologia Mohenjodaro, il dottor Syed Shakir Shah, ha confermato che il personale impegnato nei lavori di conservazione ha trovato la pentola di monete durante gli scavi. Dopo il ritrovamento, la pentola è stata seppellita di nuovo dagli operai, ma successivamente è stata recuperata e spostata nel laboratorio di analisi del suolo del sito.
Il peso del contenitore pieno di monete è di circa cinque chilogrammi e mezzo.
Il dottor Shakir Shah, durante la conferenza stampa, ha affermato che le monete, molto probabilmente appartenenti al periodo Kushan, sono state trasferite in laboratorio per ulteriori analisi. Le iscrizioni sulle monete saranno esaminate da esperti per determinare il periodo esatto e la dinastia Kushan a cui potrebbero appartenere. L’Impero Kushan emerse come una fusione sincretica sotto la guida degli Yuezhi nei territori battriani all’inizio del I secolo. La sua estensione comprendeva una vasta porzione dei moderni Afghanistan, Pakistan e India settentrionale, estendendosi almeno fino a Varanasi (Benares), dove sono state ritrovate iscrizioni dell’epoca dell’imperatore Kushan, Kanishka il Grande.
I Kushan – molto probabilmente uno dei cinque rami degli Yuezhi, un popolo nomade indoeuropeo potenzialmente di origine tocaria – migrarono dalla Cina nord-occidentale (Xinjiang e Gansu) e si stabilirono nell’antica Battria. Il fondatore della dinastia, Kujula Kadphises, adottò le influenze religiose e iconografiche greche, seguendo la tradizione greco-battriana. Allo stesso tempo, mantenne le tradizioni induiste, mostrando devozione al dio Shiva.
La dinastia Kushan, esistita tra il I e il III secolo d.C., giocò un ruolo cruciale nel collegare diverse regioni attraverso commercio, diplomazia e scambio culturale. Le monete di Kujula Kadphises, il primo sovrano Kushan, mostrano influenze romane, con ritratti simili a quelli dell’imperatore romano Augusto.
Il rinvenimento di monete dei giorni scorsi è territorialmente collegato a precedenti ritrovamenti effettuati tra il 1922 e il 1931, quando archeologi come RD Banerji, Sir John Marshall e Mackay avevano recuperato migliaia di monete di rame appartenenti al periodo Kushan. L’analisi successiva afferma che il sito potrebbe non essere mai stato completamente abbandonato nonostante le fasi di fine occupazione dell’Indo e la fase Kushan.
La scoperta di monete di derivazione iconografica romana continua a sollevare interrogativi su possibili connessioni culturali e commerciali tra l’antica civiltà della valle dell’Indo e l’Impero Romano. Un mistero archeologico che potrebbe svelare nuovi dettagli sulla storia millenaria di Mohenjo Daro.