Uno studio pubblicato nelle scorse ore sulla rivista scientifica Plos one ha gettato nuova luce sulla vita dei babbuini nell’antico Egitto, svelando dettagli intriganti sull’allevamento e la mummificazione di questi animali sacri. Condotto da Wim Van Neer del Royal Belgian Institute of Natural Sciences, Belgio, e il suo team di ricercatori, lo studio ha esaminato le mummie di babbuini provenienti dalla Valle delle Scimmie, un sito egiziano noto come Gabbanat el-Qurud, risalente al periodo compreso tra l’IX secolo a.C. e il IV secolo d.C. Il Wadi Gabbanat el-Qurud è una valle – tale è il significato del sostantivo wadi – situato a sud-ovest della Valle dei Re. Servì come necropoli durante il Nuovo Regno e il Secondo Periodo Intermedio . Nella valle sono state rinvenute tombe scavate nella roccia realizzate per i membri della famiglia reale della XVIII dinastia .
Gli antichi egizi hanno venerato e mummificato diverse specie animali per scopi religiosi per oltre un millennio, e tra questi, i babbuini non originari dell’Egitto sono stati particolarmente significativi. Tuttavia, poco si sapeva su come questi animali fossero acquisiti e mantenuti. Lo studio ha analizzato i resti scheletrici di almeno 36 babbuini di varie età, risalenti a un periodo compreso tra l’800 e il 500 a.C. Le indagini hanno rivelato lesioni, deformazioni e anomalie ossee, indicando che la maggior parte dei babbuini soffriva di cattiva alimentazione e mancanza di luce solare.
L’analisi dei resti provenienti da altri due siti simili, Saqqara e Tuna el-Gebel, ha evidenziato condizioni simili, suggerendo un modello coerente di detenzione in cattività. Gli studiosi ipotizzano che i babbuini potrebbero essere stati allevati in cattività prima della loro mummificazione. Tuttavia, rimangono ancora dettagli da esplorare, e gli autori suggeriscono ulteriori analisi, come l’esame dei denti per comprendere la dieta degli animali e l’estrazione del DNA per ottenere informazioni sulla loro origine e sulle pratiche di allevamento impiegate.
In conclusione, lo studio rivela che la vita per i sacri babbuini egiziani non era facile, evidenziando le sfide legate alla malnutrizione e alla mancanza di esposizione solare. Questa ricerca fornisce una finestra preziosa sulle pratiche di gestione degli animali nell’antico Egitto, sottolineando l’importanza di approfondire ulteriormente la conoscenza di queste antiche pratiche culturali e spirituali.
Babi, noto anche come Baba in alcune fonti e identificato come Bapho nella tradizione greca, è una divinità egizia venerata nell’antico Egitto. Questa figura divina è associata al babbuino, un animale diffuso nella valle del Nilo. Caratterizzata da attributi feroci, virili e sanguinari, Babi occupa un ruolo significativo nella mitologia egizia, particolarmente legato all’oltretomba e al giudizio delle anime.
Il nome Babi è tradotto comunemente come “Toro dei babbuini,” sottolineando il suo ruolo come maschio dominante e capo di questa specie di primati. Si ritiene che già nel Periodo Predinastico, i babbuini fossero considerati le anime degli antenati, con i maschi-alfa identificati come “Grande Bianco,” termine associato al folto mantello bianco-grigiastro del Papio hamadryas, la specie di babbuino più comune in Egitto.
Nell’iconografia, Babi è raffigurato come un babbuino, e in alcune rappresentazioni, persino faraoni come Narmer sono trasformati in questa figura simbolica. La connessione tra i babbuini e il regno dell’oltretomba è evidente, poiché Babi è venerato come una divinità associata al mondo dei morti.
Ruolo funerario e aggressività
Babi è considerato una divinità dell’oltretomba, dotata di caratteristiche estremamente feroci e sanguinarie, riflesso della natura aggressiva dei babbuini. Si credeva che Babi si nutrisse delle viscere dei defunti e attaccasse chiunque si trovasse sulla sua strada. Secondo le credenze egizie, Babi consumava le anime dei malvagi dopo che queste venivano riconosciute colpevoli mediante la “pesatura del cuore” durante il giudizio dell’aldilà.
Iconografia sessuale e virilità
Un aspetto distintivo di Babi è la sua considerevole libido e la notevole caratterizzazione genitale, associata alla sua rappresentazione come dio della virilità dei defunti. Spesso raffigurato con un’evidente erezione, Babi svolge un ruolo cruciale nel giudizio delle anime. Si dice che usasse il proprio pene come un albero del traghetto, trasportando le anime dei morti nei paradisiaci campi Aaru, indicando così la sua funzione di protettore contro l’impotenza nelle vite ultraterrene.
Primogenito di Osiride
Babi è indicato come il primogenito di Osiride, il dio egizio dei morti. Questa connessione sottolinea l’importanza della figura di Babi nel contesto delle regioni in cui il culto di questa divinità era diffuso, evidenziando il suo ruolo nella vita ultraterrena e nel giudizio delle anime.
In conclusione, Babi emerge come una divinità ricca di simbolismo e significato nella mitologia egizia, rappresentando la ferocia, la virilità e la protezione delle anime dei defunti nel regno dell’oltretomba. La sua presenza nell’iconografia e nei miti evidenzia l’importanza di questa figura nella comprensione delle credenze e delle pratiche spirituali dell’antico Egitto.