Un proiettile firmato Giulio Cesare trovato in campagna. Archeologi come detective verso l'”arma fumante”. Cosa racconta il piombo

La guerra si concluse con la battaglia di Munda, nell'aprile del 45 a.C., dove Cesare affrontò finalmente i suoi avversari sul campo, e li sconfisse irreparabilmente. Si trattò, comunque, della più pericolosa delle battaglie combattute da Cesare, che arrivò persino a disperare della vittoria e a pensare di darsi la morte

Archaeological discoveries

di Redazione
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Baena, Spagna, 31 dicembre 2023 – Un antico proiettile di piombo “firmato” Giulio Cesare e trovato recentemente in un campo agricolo spagnolo permette di arricchire la conoscenza del complesso scacchiere delle alleanze municipali durante la guerra civile che avrebbe portato al potere dittatoriale il generale che aveva sottomesso la Gallia. Il proiettile (nella foto) ha la forma di una ghianda, con estremità appuntite. Misura 4,5 centimetri di lunghezza, 2 di larghezza e 1,7 di altezza. Pesa 71,1 grammi. E reca due iscrizioni, in rilievo.

La scoperta e lo studio del proiettile sono stati presentati, nel corso di una conferenza stampa tenuta nelle ore scorse dal Comune di Baena, in Andalusia. Perché a Baena? Perché sul proiettile appaiono due scritte: Cesare – CAES (ar), nell’iscrizione – e Ipsca – IPSCA, nell’iscrizione -, una città romana che sorgeva al confine di quello che è l’attuale territorio di Baena.

La ghianda di piombo è stata trovata a 19 chilometri da Baena, nella campagna di Montilla, un comune spagnolo di circa 23mila abitanti, collocato nella comunità autonoma dell’Andalusia. La cittadina è situata ad un’altezza media di 372 metri sul livello del mare e a 49 chilometri da Cordova. Nelle sue campagne probabilmente avvenne il terribile scontro finale della guerra civile – la battaglia di Munda – che portò qui Giulio Cesare contro i figli di Pompeo, nel 45 a.C.

A questa battaglia immane parteciparono anche forze militari municipali, che si schierarono dall’una o dall’altra parte. Il proiettile ritrovato reca – associati – il nome di Ipsca, appunto – e quello – abbreviato – di Giulio Cesare. Il piombo ha ora squarciato un velo, aprendo lo scenario a nuove scoperte, alla conoscenza di nuove alleanze, rafforzando l’ipotesi relativa al luogo in cui avvenne lo scontro finale tra Cesare e i figli di Pompeo, in quella fatidica primavera del 45 a.C. Non solo. Il ritrovamento apre anche un discorso relativo alle più antiche radici del termine sponsorizzazione, cioè finanziamenti e aiuti per unità d’intenti, sostegno di un’entità terza per autopromozione. In fondo la ghianda di piombo, rappresenta tutto questo.

La scoperta è stata possibile grazie allo studio approfondito del proiettile condotto da Javier Moralejo e Jesúss Robles dell’Università Autonoma di Madrid, insieme a Antonio Moreno del Museo Archeologico di Cabra e José Antonio Morena del Museo Histórico di Baena. Il loro lavoro è stato ora pubblicato sulla rivista scientifica Zephyrus dell’Università di Salamanca.

Proiettili di piombo? Sì erano usati dai frombolieri, tiratori con fionde che arrivavano a lanci di grande precisione contro il nemico. Un manipolo di frombolieri consentiva il “mitragliamento” degli avversari. I frombolieri – che erano aggregati ai fanti – fungevano anche da tiratori scelti.

I proiettili utilizzati dagli antichi romani hanno una forma biconica e sono simili ai piombi da fondo usati oggi nella pesca sportiva. La forma aerodinamica e il bilanciamento in aria consentivano al colpo di coprire, in forza, distanze ragguardevoli, di arrivare sul bersaglio molto spesso di punta e di penetrare nel corpo del nemico. Venivano prodotti colando piombo fuso entro forme di ceramica che portavano il nome della legione dalla quale sarebbero stati utilizzati. Va sottolineato il fatto che le operazioni di produzione dei proiettili non erano particolarmente complesse e che il piombo fonde a una temperatura relativamente bassa, pari a circa 327 gradi.

Nel caso del proiettile spagnolo appare invece il nome di una città spagnola, Ipsca, associato all’abbreviazione del nome di Cesare. Ciò significa che la municipalità di Ipsca aveva compiuto una precisa scelta di campo, schierandosi apertamente, durante la guerra civile, con il grande generale contro Pompeo Magno, Cneo e Sesto.
Certamente Ipsca produsse munizioni per Cesare, suggellando sul piombo un’alleanza indissolubile. Si trattava di una vera e propria sponsorizzazione, cioè di una forte condivisione della causa. Ipsca sposò la causa di Cesare. E la volle pubblicamente sottolineare, marcando l’operazione con il proprio nome, affinché non ci fossero dubbi. Probabilmente il municipio mandò anche propri uomini a rafforzare l’esercito dei cesariani in vista dello scontro di Munda, presso l’attuale Montilla, territorio nel quale è stato trovato il proiettile. Ipsca sorgeva – come abbiamo detto – a una ventina di chilometri da Munda e dal luogo della battaglia. Quali ringraziamenti la città ricevette, poi, da Cesare? Non lo sappiamo. Ma certamente i vertici dell’insediamento urbano dovettero essere premiati tangibilmente.

La guerra civile romana del 49-45 a.C., che vide il conflitto tra Cesare e Pompeo, fu caratterizzata da una serie di scontri sia politici che militari. Gaio Giulio Cesare e i suoi sostenitori si erano trovati di fronte alla fazione tradizionalista e conservatrice del Senato romano, nota come gli Ottimati. Quest’ultima era guidata da figure di spicco come Gneo Pompeo Magno, Marco Porcio Catone Uticense e Quinto Cecilio Metello Pio Scipione Nasica. Sul finire del 46 a.C. Cesare fu costretto a recarsi in Spagna, dove i pompeiani si erano ancora una volta riorganizzati sotto il comando dei superstiti della guerra d’Africa, i due figli di Pompeo, Gneo il Giovane e Sesto, e Tito Labieno. Si trattò della più difficile e sanguinosa di tutte le campagne della lunga guerra civile, nella quale l’abituale clemenza lasciò il passo a efferate crudeltà da ambo le parti. La guerra si concluse con la battaglia di Munda, nell’aprile del 45 a.C., in cui Cesare affrontò finalmente i suoi avversari sul campo, e li sconfisse irreparabilmente. Si trattò, comunque, della più pericolosa delle battaglie combattute da Cesare, che arrivò persino a disperare della vittoria e a pensare di darsi la morte.

Ipsca, situata sul Cerro de la Aldea vicino alla fattoria di Izcar, nei pressi di Baena, si trova a 9 km a sud in linea retta da Torreparedones, altra città romana di cui restano importanti vestigia. Anche Torreparedones si schierò con Cesare. Le informazioni dettagliate sulle attività belliche si ricavano principalmente dal Bellum Hispaniense, il quale rivela che la campagna Cordobese è stata teatro di intense lotte, coinvolgendo città come Ategua, Ucubi, Ulia, Soricaria e molte altre.

L’importanza della scoperta del proiettile di piombo risiede nel fatto che fornisce dettagli aggiuntivi non presenti nelle fonti antiche, come il Bellum Hispaniense. Ipsca, precedentemente assente da questo libro di storia, emerge come una città che ha sostenuto attivamente Giulio Cesare durante la guerra, insieme ad altre città come Obulco (Porcuna) o Ulia (Montemayor), contribuendo non solo con munizioni ma forse anche con l’invio di contingenti militari. In questo modo, l’archeologia continua a fornire informazioni cruciali che arricchiscono la nostra comprensione del passato e della complessità delle antiche alleanze e conflitti.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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