Studiosi risolvono il mistero medievale dell’uomo con clava, alto 50 metri, scolpito nella roccia tenera di una collina

La datazione dell'opera, l''identità del personaggio, il raccordo tra mitologia e religione, la funzione del gigante nel territorio. Due indagini convergenti consentono di inquadrare l'opera che non è preistorica, ma che fu realizzata durante il Medioevo
L’uomo con clava realizzato nel medioevo asportando la zolla e scavando nella friabile roccia calcarea. Foto: PeteHarlow Wikimedia Commons

di Redazione

Stile arte è un quotidiano di cultura, arte e archeologia fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz

Cerne Abbas, 2 febbraio 2024 – Il gigante di Cerne Abbas, un’imponente figura scolpita sul pendio di una ripida collina vicino al villaggio omonimo nel Dorset, Inghilterra, ritrae un gigantesco uomo nudo, con un’altezza di 55 metri e una larghezza di 51 metri. Quest’opera è visibile in modo ottimale dal lato opposto della valle o dall’alto, ed è delineata da una trincea larga 30 cm e profonda 30 cm, realizzata attraverso la rimozione dell’erba e lo scavo della terra fino al sottostante strato di gesso. La mano destra del gigante sorregge una clava lunga 37 metri.

I ricercatori dell’Università di Oxford suggeriscono ora che il gigante di Cerne Abbas raffiguri l’immagine di Ercole e che l’immagine servisse per indicare il punto di raccolta degli eserciti durante il periodo sassone.
La figura raffigura un colossale uomo nudo che porta una mazza annodata e ha una linea attraverso la vita che si pensa rappresenti una cintura.

Uno studio condotto nel 1996 ha osservato alterazioni di alcune caratteristiche nel tempo. Si è concluso che quando originariamente fu scavata nel terreno, la figura avesse un mantello drappeggiato sul braccio sinistro e potenzialmente potesse contenere un oggetto, che si ipotizza fosse una testa mozzata sotto la mano sinistra. Molto probabilmente il drappo poteva alludere alla pelle del leone di Nemea, ucciso da Ercole in una delle Dodici fatiche.

L’esagono irregolare evidenziato dagli studiosi italiani. Esso servì per pianificare senza errori la grande figura, pantografandola sul terreno, a partire da un disegno Foto: PeteHarlow Wikimedia Commons con integrazioni del Cento ricerche di Stile arte

E un’altra novità viene rilevata in queste ore da studiosi italiani. “L’Ercole è vicino al canone del medievale Homo selvaticus, di cui ci siamo occupati, a livello di indagini iconografiche – dicono gli studiosi del Centro di ricerca di Stile arte – Una creatura pelosa, dotata di una mazza che troviamo in dipinti e affreschi dell’Italia settentrionale e che appare, in una duplice versione, in un ritratto dipinto da Durer. E’ una sorta di Ercole, reso cristianamente pudico dai propri peli dai quali è coperto, quasi fosse un vestito. L’homo selvaticus era buono con i buoni, mentre reagiva nei confronti delle persone aggressive. Nell’Italia settentrionale e in Germania, si collegava anche ai santi eremiti. Elementi che sono stati evidenziati anche in Inghilterra. Per quanto concerne L’Ercole inglese sottolineiamo che esso fu pianificato con molta cura. La presenza di un pentagono attorno all’immagine dimostra che la figura fu disegnata in piccole dimensioni si un foglio e riportata in dimensioni macroscopiche sul monte. Il poligono facilitava il tracciamento e consentì di realizzare senza particolari problemi, la figura, in esso inscritta. Il poligono resta ancora ben visibile nelle immagini aeree”.

Secondo i ricercatori di Oxford, la posizione del gigante, sporgente da una cresta e situato vicino alle principali vie di comunicazione, combinata con le vicine fonti di acqua dolce e con la presenza di un’importante tenuta della Sassonia occidentale, lo hanno reso il luogo perfetto di raccolta degli uomini, per l’organizzazione di azioni armate.

Lo studio suggerisce anche che la figura sia stata reinterpretata come San Eadwold dai monaci dell’Abbazia di Cerne. Riferimenti al gigante sono allusi anche in un manoscritto dell’XI secolo conservato presso la British Library, che racconta la storia di un eremita vicino, Saint Eadwold, che piantava il suo bastone in cima alla collina.

Il dottor Morcom, ricercatore post-dottorato presso l’Università di Oslo, ha dichiarato alla BBC: “Avere una grande figura pagana, evidentemente nuda, sulla soglia di casa era un fatto scomodo per i monaci e si sono impegnati in un’interpretazione intellettuale, associandolo al loro santo patrono, Eadwold.

La sua storia, come quella di altre figure simili nella campagna inglese, è avvolta nel mistero. Nonostante il gigante di Cerne Abbas sia stato spesso considerato di origine primitiva, la documentazione scritta risale solo al 1694, quando è menzionato nei conti dell’amministratore della parrocchia di Cerne Abbas, con un pagamento di tre scellini per il suo restauro. Il primo studio approfondito sulla figura fu pubblicato nel 1764 sul Gentleman’s Magazine, mentre nel 1774 John Hutchins suggerì che la scultura fosse stata realizzata solo un secolo prima. Ma ciò è stato smentito dalle indagini svolte nel 2021 che collocano la realizzazione nel Medioevo.

Quando nei dipinti medievali irrompeva l’homo selvaticus. Chi era questa figura inquietante, ma buona con i buoni

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Maurizio Bernardelli Curuz
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