A chi apparteneva l’anomala villa romana, ricca di strani oggetti, trovata in questi giorni durante gli scavi preventivi per la realizzazione di un complesso residenziale? A un membro dell’esercito romano? Oppure questo edificio così singolare era una sorta di luogo di culto della romanità? E perché qui sono state trovati strani oggetti votivi, in buon numero, che riproducono asce? E che significato hanno i rotolini di piombo che contengono invocazioni, probabilmente di maledizione?
E’ un affascinante e composito mucchio di indizi aggrovigliati quello che stanno portando alla luce e dipanando gli archeologi del Red River Archaeology Group durante gli scavi per la realizzazione di un complesso residenziale – villette, con parco e giardini – a Brookside Meadows di Grove, nell’Oxfordshire, in Inghilterra.
Il contesto del ritrovamento
Il villaggio di Grove, dove sta avvenendo il consistente scavo archeologico, si trova a 13 miglia a sud-ovest di Oxford, dove la valle del Tamigi incontra i Berkshire Downs. La sua posizione privilegiata, a decine di chilometri da qualsiasi grande industria, conferisce al paese un aspetto tranquillo e incontaminato, in mezzo ad aree agricole tradizionali. Il paese si è sviluppato, negli anni del dopoguerra, da un piccolo borgo autosufficiente. a una fiorente comunità residenziale moderna che ha beneficiato del suo passato in un modo davvero unico.
Da borgo di circa 500 anime è cresciuto fino a quasi 7.500 abitanti. Ora stanno sorgendo altri edifici residenziali.
Una scelta territoriale che fu compiuta, poco meno di 2000 anni fa, anche, dai Romani. La presenza di resti romani anche nella vicina Oxford lascia pensare che l’edificio appena portato alla luce facesse parte delle avvedute visioni di presidio territoriale romano, con centri urbani e diffuse occupazioni equilibrate – in una sorta di centuriazione delle campagne circostanti.
In quella che, per ora, chiameremo villa romana scoperta in queste settimane e ancora oggetto di scavo e di studio, sono state trovate numerose monete, anelli e spille e una fibbia per cintura con testa di cavallo – che potrebbe essere di derivazione militare o appartenere, dicono gli archeologi inglesi, a un membro d’élite dell’esercito romano, forse legato alla cavalleria – risalente al 350-450 d.C.
Il palazzo – forse occupato tra il I e il IV secolo d.C. – era riccamente decorato con intonaci dipinti e mosaici a motivi floreali. La villa era pure riscaldata con un sistema ad ipocausto.
Singolare è la forma dell’insieme edilizio. Esso è costituito da un monumentale “edificio a navate” a forma di sala con navate – una forma di chiesa, per intenderci con semplicità – un tipo di struttura che, dicono gli inglesi, sembra risalire alla fine del I secolo d.C. Questo edificio è immediatamente adiacente ad una “villa a corridoio alato”, una struttura domestica di alto rango con una fascia centrale e ali fiancheggianti di stanze a cui si accede da un corridoio centrale.
Resta da spiegare anche la presenza di numerose piccole asce votive in bronzo e di rotoli magici di piombo che spesso venivano usati per le maledizioni di avversari o persone ostili, rito che, a Roma, raggiungeva l’apice nelle feste primaverili delle idi di marzo, durante le quali si celebrava Anna Perenna, dea arcaica legata alla prosperità dell’agricoltura e al capodanno agricolo.
L’edificio aveva un uso misto, residenziale e cultuale? L’ipotesi resta in campo. La presenza di piccole asce potrebbe indicare anche l’adesione del proprietario a uno dei “collegi” o “sodalizi” che, nell’antica Roma, erano formati da persone associate da comuni funzioni, arti o mestieri, a difesa dei propri interessi?
Altre risposte giungeranno dalla prosecuzione dello studio dei resti edilizi e dei reperti. “Le dimensioni degli edifici che ancora sopravvivono e la ricchezza dei beni recuperati suggeriscono che questa fosse un insieme urbanistico dominante nella località, se non nel panorama più ampio”, ha affermato Louis Stafford, responsabile del progetto senior di Red River Archaeology.
La sua collega Francesca Giarelli ha aggiunto che il sito era “molto più complesso di un normale sito rurale e chiaramente è stato un importante centro di attività per molto tempo”.
Campbell Gregg, amministratore delegato di Barratt e David Wilson Homes Southern, ha affermato che lavorare con il gruppo ha contribuito a “sviluppare la comprensione e il patrimonio storico locale”.