Un fiore all’occhiello di queste ore di scavi, nel forte romano di Vindolanda, è stata la scoperta di questa bella fibbia in lega di rame, un design di tipo celtico con tracce di smalto persistenti. Le decorazioni della fibbia – in smalto cloisonné, cioè originariamente conchiuso all’interno di comparti disegnati che venivano saturati di colore – rinviano all’area stilisticamente gallo-francese. La matrice celtica è evidente. La fibbia somiglia a quelle che sarebbero stati realizzate agli inizi del XIX secolo, periodo nel quale, grazie all’Art Nouveau o Liberty si assiste a una rivalutazione dell’antico stile celtico. Naturalmente è solo una consonanza – pur stretta – di tipo stilistico. La fibbia che vediamo è stata trovata nella profondità di uno strato di circa 1800 anni fa. Era una fibbia per uomo o donna? Gli elementi floreali, che dovevano essere originariamente molto colorati, lascerebbero pensare a un complemento d’abito molto femminile. Forse utilizzato per cingere una tunica.
Le donne non mancavano, a Vindolanda e nel sobborgo lì vicino. Gli ufficiali di grado maggiore si spostavano con le famiglie. E altre donne erano impiegate nel forte. E’ poi evidente il fatto che esistessero forme particolari di “assistenza” praticate forse nei locali del piccolo borgo che sorgeva all’esterno del forte stesso.
Il ritrovamento della fibbia di gusto celtico ci fa ricordare che il forte di Vindolanda fu luogo di soggiorno operativo soprattutto di truppe di matrice celtica. Prima del 90 d.c., qui giunsero i soldati della cohors I Tungrorum. Il Civitas Tungrorum era un grande distretto amministrativo romano che domina quello che oggi è il Belgio orientale e il sud dei Paesi Bassi. Nei primi tempi dell’Impero Romano si trovava nella provincia della Gallia Belgica, ma in seguito si unì ai vicini distretti di confine del Reno inferiore, nella provincia di Germania Inferiore. La sua capitale era Atuatuca Tungrorum, che è moderna Tongeren. In seguito al forte arrivarono i soldati romani della cohors VIII Batavorum I Batavi erano una tribù che viveva negli attuali Paesi Bassi, nell’area del delta del Reno. Dal III secolo in poi fu la base della cohors IV Gallorum equitata (“4a coorte dei Galli a cavallo”) era una coorte ausiliaria romana contenente contingenti sia di fanteria che di cavalleria, composti da 480 fanti e 120 cavalieri. Originariamente esse fu fondata con uomini della Gallia lionese e fu spesso collegata alla Gallia Cisalpina. Uno dei suoi comandanti (praefecti, proprio a Vindolanda, attorno al 200 d.C. fu Quintus Petronius Urbicus, bresciano e pertanto originario di quella che era stata la Gallia Cisalpina.
L’insediamento militare di Vindolanda, che comprendeva aree residenziali per i soldati e per il personale di servizio – la cittadina era, per tanti aspetti, autonoma, e offriva ai militari anche templi e terme – fu costruito dai Romani in Britannia per ordine di Gneo Giulio Agricola nel 79 dopo la conquista della Britannia del nord. La struttura si trova a un paio di chilometri dalla parte meglio conservata del Vallo di Adriano, in Northumbria. Il terreno torboso – che protegge gli elementi organici dalla decomposizione – ha permesso di trovare, al di là dei resti di importanti strutture portate alla luce nei decenni, numerosissimi oggetti della vita quotidiana di circa 2000 anni orsono, tra i quali scarpe, praticamente intatte.
Da questo forte provengono anche tavolette scritte in antico corsivo romano da cui emergono molti interessanti dettagli sulla vita quotidiana delle guarnigioni delle zone di frontiera. Su queste tavolette brevi messaggi, come la richiesta di indumenti nuovi a casa o l’invito tra amiche – nel forte soggiornavano anche le mogli dei comandanti – per un compleanno.
Dal 1969 al 2019, circa 9700 posti di volontariato sono stati occupati negli scavi e durante quel periodo due generazioni di archeologi e specialisti romani hanno appreso e affinato la loro professione nel sito.