Scavano sull’Appennino modenese. Cos’è stato scoperto sul Montebaranzone

Prignano sulla Secchia (Modena) – Si è chiusa con successo la Campagna 2024 degli scavi archeologici a Montebaranzone, frazione di Prignano sulla Secchia in provincia di Modena, che hanno permesso di portare alle luce importanti resti del castello medievale amato da Matilde di Canossa, tra cui un cimitero e i resti di una chiesa. Gli archeologi di Archaeology Mountains Rivers hanno annunciato con entusiasmo i risultati degli scavi appena conclusi, che hanno rivelato l’area signorile del castrum e parte del cimitero della chiesa di San Michele.

Montebaranzone, coperto da un bosco, nascondeva sotto il terreno i resti di uno dei castelli perduti di Matilde di Canossa. Gli scavi, effettuati nelle ultime settimane, hanno scoperto abbondanti vestigia dell’antico e articolato edificio, incluso un palazzo tardomedievale. Il castello possedeva un cimitero annesso all’antica chiesa di San Michele con San Giorgio, protettore dei guerrieri, indicando che la chiesa e il cimitero erano legati alla famiglia nobiliare che costruì la residenza.

L’importante progetto di scavo è stato coordinato da Archeo Metodologia Univr dell’Università di Verona. I prossimi passi prevedono lo studio approfondito dei materiali recuperati. Gli archeologi ritengono che l’area possa essere oggetto di ulteriori scavi in futuro, data la sua ricchezza storica.

Il reimpiego delle pietre del castello

Una delle domande sollevate dagli studiosi è dove siano finite le altre pietre del castello. Spesso, i castelli venivano demoliti per motivi di sicurezza e ordine pubblico, al fine di prevenire che edifici abbandonati diventassero rifugi per malfattori.

Le pietre venivano poi reimpiegate in nuove costruzioni. Un esempio notevole è la rocca medievale di Gussago in Lombardia, le cui pietre furono utilizzate nell’Ottocento per costruire nuovi edifici in valle. Tutto è stato rimosso talmente bene che non restano più vestigia. Gli enti pubblici giungevano persino ad offrire a prezzi contenuti l’area delle fortezze a imprenditori, che trasformavano l’edificio in una cava di materiale edilizi.

La storia di Montebaranzone

Montebaranzone ha una lunga storia che risale al 1197, quando si assoggettò spontaneamente al comune di Modena, nonostante le rivendicazioni del Salinguerra, erede di Matilde. Passò poi sotto il controllo degli Estensi nel 1415 e successivamente fu governato da diverse famiglie nobili, inclusi i Giglioli e i Pio. Nel 1796, con l’invasione napoleonica, terminò il dominio della famiglia Galliani.

L’architettura di Montebaranzone

Prima degli scavi, sul punto più alto del paese erano visibili solo i resti delle antiche fortificazioni.

Nella zona si possono ammirare case a schiera con portali trecenteschi a conci squadrati e una casa a torre, tipica costruzione medievale a pianta quadrata con feritoie strette e piccoli portali. Scendendo verso il torrente Fossa, si trova Volpogno, con una casa a torre e alcuni edifici quattrocenteschi che si affacciano su un’aia comune.

Origini e toponimo

Montebaranzone: il toponimo sembra possa derivare dal pre-latino “barranca”, cioè burrone, oppure da nomi propri liguri o longobardi quali Barancio o Barucio. La prima attestazione di Montebaranzone risale al 1037. Nel 1072, sappiamo che qui aveva beni il monastero di San Prospero di Reggio Emilia.

Il castello nei secoli e Matilde di Canossa

Il castello di Montebaranzone appare nelle fonti scritte agli inizi del XII secolo, quando fu attestato come uno dei “castra” sotto il controllo di Matilde di Canossa. Qui vi soggiornò e tenne importanti processi pubblici, tra cui nel 1108 e poi nel 1114, anno prima della sua morte. Il castello passò quindi a famiglie locali che nel 1125 lo cedettero al vescovo di Modena. Nel 1197, la località era controllata dal Comune di Modena, che proprio in quegli anni stava espandendo la sua influenza sulla montagna. Dalle fonti dell’epoca, il castello era dotato di una cinta muraria e comprendeva al suo interno edifici tra cui una torre e una chiesa.

Conflitti e cambi di proprietà

Agli inizi del XIII secolo, il castello fu ceduto da papa Innocenzo III a Salinguerra, creando un’ostilità col Comune di Modena: il dissidio durò quasi mezzo secolo, fin quando nel 1255 il Comune di Modena ne ottenne il possesso definitivo. Alla fine del XIII secolo, il castello divenne proprietà dei Della Rosa, signori di Sassuolo. Tra il Trecento e il Quattrocento, il castello fu oggetto di ulteriori contese e scontri bellici, finché cominciò a perdere la sua importanza tra l’età rinascimentale e l’età moderna, e venne abbandonato.

Dominio degli Estensi

Nel 1415, il castello passò sotto il controllo diretto degli Estensi, che nel 1432 ne diedero il governo a Jacopo Giglioli, già signore di Montegibbio. Due anni dopo, alla morte di Jacopo, il duca Ercole I d’Este ne diede il feudo, unito con Sassuolo, alla famiglia Pio che lo tenne fino al 1599, quando morì assassinato Marco Pio di Savoia, ultimo erede della famiglia. Successivamente, il duca Francesco I d’Este tolse Montebaranzone alla podesteria di Sassuolo, unendolo con Pescarola e Varana al marchesato di Montegibbio appartenente a Giacomo Boschetti. Morto Francesco, figlio di Giacomo, senza eredi, gli Estensi nominarono il marchese Giovanni Galliani, signore di Montebaranzone e Varana. Il governo della sua famiglia durò fino all’invasione dell’Italia da parte delle truppe napoleoniche nel 1796.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa