“Giulia Felice affitta ville-vacanze del I secolo a. C.”. Le terme, il parco, gli affreschi

Immaginiamo Giulia Felice come una donna della borghesia pompeiana. I suoi antenati acquistarono casette e casupole, unendo tutto in una bella villa, con ottime finiture, e tanto verde. Giulia viveva di affitti?

Il parco archeologico di Pompei analizza oggi, per chi si interessa di romanità, i Predia di Giulia Felice. Praedium, in latino, significa fondo terriero o appezzamento. I praedia sono l’insieme di più fondi.

Scritta pubblicitaria fuori dall’edificio

Da un’iscrizione trovata dagli archeologi si apprende che Giulia stessa cercava inquilini. E che la ricerca non era temporanea. Ma probabilmente esisteva un turn over e comunque il “tutto esaurito” era comunicato a voce, lasciando che la scritta – che campeggiava stabilmente sul muro – fosse memorizzata dai pompeiani e dai passanti affinché fosse conosciuto l’uso dell’ampio immobile, che era pure stato da poco restaurato e ristrutturato, con interventi di modernizzazione, dopo il terremoto del 62 d. C.

Credeva nelle potenzialità di Pompei

Giulia aveva pensato di investire, dopo la crisi post-sisma che aveva colpito Pompei e in seguito pure alla riduzione dell’importanza della città.


“Il grande complesso delle proprietà di Giulia Felice si formò alla fine del I sec. a.C. in seguito all’accorpamento di precedenti costruzioni in un unico complesso edilizio, organizzato come una “villa urbana” caratterizzata dalla prevalenza di aree verdi. – spiega il Parco archeologico di Pompei – La proprietà si organizza in quattro diversi nuclei con ingressi indipendenti: una casa ad atrio, un grande giardino su cui si aprono una serie di ambienti residenziali, un impianto termale e un vasto parco. Questo complesso è stato oggetto di grandi interventi di restauro degli affreschi e dei mosaici terminati nel 2016, e che hanno restituito la casa ai visitatori dopo molti anni di chiusura in tutta la sua bellezza”.

Il nome di Giulia Felice ricorre, appunto, in un’iscrizione dipinta sulla facciata dopo il disastroso terremoto del 62 d.C. in cui la proprietaria annuncia la locazione di parte della sua proprietà, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. “A questa epoca risale un unitario rinnovamento decorativo di gran parte degli ambienti, tra cui spicca il triclinio estivo, con l’imitazione di una grotta con giochi d’acqua attorno ai letti conviviali, aperto sul portico scandito da pilastri marmorei. – proseguono gli archeologi del Parco”.

Meraviglioso giardino con euripo

Il giardino caratterizzato da un euripo ricrea uno spazio idillico-sacrale, mentre il quartiere termale, riccamente decorato, è dotato di tutti gli ambienti canonici. Per i romani l’euripo – nella foto qui sopra – era un canale o un bacino idrico scoperto di forma allungata. Il termine individua invasi di fontane come pure canali attorno alle orchestre dei teatri, per spettacoli d’acqua.
La casa fu una delle prime ad essere trovate e scavate nel 1754-1757. Altri scavi furono qui condotti nel 1912, nel 1933-1934 e nel 1951-1952.

L’area termale della villa @ Parco archeologico di Pompei

Chi erano i potenziali inquilini?

La ricchezza degli ambienti, l’accuratezza di finitura dell’immobile, i giardini, gli angoli di delizia lasciano intendere che gli inquilini fossero persone con elevate disponibilità economiche. Potenzialmente chi? Possiamo pensare, ad esempio, ad uomini d’affari. A clientes facoltosi che seguissero i loro benefattori che, d’estate, scendevano nelle ville pompeiane, dove ospitavano solo una cerchia ristretta di amici e parenti. La scritta all’esterno della villa “quadrifamiliare” di Giulia lascerebbe intendere che si trattasse di affitti brevi o stagionali.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa