E’ un oggetto ergonomicamente elegante. Di legno duro, ricurvo, scavato per ospitare la selce. E’ stato trovato nelle ore scorse a Polpenazze – Brescia – dagli archeologi di “Scavi al Lucone”, coordinati dal Museo archeologico della Valsabbia (Gavardo), durante gli scavi finanziati dalla Regione Lombardia.
Un suo “gemello” è stato portato alla luce pochi giorni fa. Cos’è?
La parte terminale di una falce o un falcetto di 4mila anni fa. Fungeva da scortecciatoio, nell’ambito dei lavori di falegnameria? Era utilissimo per tanti lavori. Dipendeva da dove erano collocate le selci.
Serviva, in una versione, per raccogliere vegetali, segare l’erba per gli animali chiusi nelle gabbie, farsi strada nella vegetazione fitta, scortecciare tronchi e, alla bisogna, poteva essere anche usato come un’arma di difesa. C’è qualcuno che ricorda i contadini del Novecento? Ne avevano uno – di ferro, in quel caso – sempre appeso alla cinta. Utilizzato un po’ per tutto. Di punta, di taglio, di lato.
Il falcetto arcaico è simile a una mandibola. In una cavità del legno veniva creata una guida cava che veniva accuratamente dotata di una selce taglientissima. La selce veniva assicurata al legno da un potentissimo mastice, ricavato generalmente dalla piante o da pietre bituminose.
Il falcetto portato alla luce nelle ore scorse si è conservato perfettamente nella struttura, ma ha perso la lama.
Quello portato alla luce il 12 agosto (nella foto, qui sotto) presenta invece ancora la dentatura di selce e il mastice scuro che la lega saldamente al legno.
“Mentre si toglie uno strato ricco di rami e rametti – raccontano gli archeologi del Lucone – ecco spuntare uno splendido falcetto in legno con lame in selce trattenute da mastice vegetale. Un nuovo straordinario regalo del Lucone D”.
Per Lucone D si intende uno degli insediamenti preistorici che sorsero, nell’Età del Bronzo, presso il lago inframorenico, uno specchio d’acqua tra le dolci colline del Garda, formate in tempi antichissimi dall’azione dei ghiacciai. I villaggi sorgevano su palafitte piantate nel limo, nell’argilla e nel fango del basso fondale. Il laghetto, nei tempi moderni, fu bonificato e prosciugato.
A proposito di mastici vegetali. Il migliore sembra che fosse quello estratto dalla betulla. Spesso veniva masticato, come fosse una gomma americana. Che mastice avranno usato gli abitanti del Lucone?