IMPERO ROMANO – Una strana T, segnata nel terreno attraverso muri di pietra. In primo piano restano dopo 1700 anni circa segni di intensa combustione. L’attività di ricerca in loco e gli esami di laboratorio hanno consentito di stabilire cosa avvenisse in questo singolare spazio produttivo.
Recenti scavi archeologici condotti dalla squadra di Wessex Archaeology a Rossington, nello Yorkshire, hanno infatti portato alla luce prove straordinarie di un’antica attività di produzione di birra in un’area agricola della zona.
Questa scoperta getta nuova luce sulla vita quotidiana e sull’economia locale durante il periodo romano, suggerendo un possibile collegamento produttivo di trasformazione della produzione agricola a servizio della presenza consistente di militari romani nella zona e di strutture di servizio ad essi collegate.
Il notevole essiccatoio di cereali era probabilmente utilizzato anche per la produzione di malto per la birra. La bevanda, con formaggi erborinati, carne e yogurt, probabilmente veniva venduta al forte – situato a un paio di chilometri da quest’area produttiva – o al borgo ad esso collegato. I legionari potevano frequentare il borgo, pur sotto stretto controllo di quella che possiamo immaginare come una polizia militare.
Le percentuali molto elevate di grano germinato nei campioni di vegetali prelevati dall’essiccatoio indicano fortemente – spiegano gli archeologi inglesi in uno studio pubblicato in questi giorni e dedicato all’area archeologica in questione – la produzione di malto per la produzione di birra.
All’interno dell’essiccatoio sono stati quindi ritrovati semi di vegetali trasformati in malto, un ingrediente fondamentale per la fermentazione della bevanda alcolica. L’essiccatoio ha la forma di una T. Qui venivano distesi i semi germinati. Un condotto di calore alimentato da un fuoco scaldava il forno. Perché? Facciamo un passo indietro e vediamo cos’è il malto e come si ottiene.
Il malto (dall’inglese “malt”, derivante a sua volta dal sassone “mealt”, voce del verbo “meltan”, che significa “disciogliersi”) è la cariosside (chicco) di un cereale che ha subito il processo di germinazione.
Nelle malterie, i chicchi venivano – e vengono – fatti macerare in appositi tini affinché assorbano l’acqua e si gonfino.
Successivamente, sono lasciati nelle camere di germinazione per circa una settimana. Durante questo breve periodo ai semi spuntano le radichette e iniziano la trasformazione.
Il seme “maltato” – che si presenta cioè germinato – viene poi trasferito nella camera di essiccazione – come quella trovata in Britannia dagli archeologi – dove la germinazione viene interrotta per il mantenimento degli zuccheri.
Nell’essiccatoio l’umidità passa dal 50% all’8%, rendendo più stabile il prodotto e aumentano la percentuale di zuccheri attivi. Infine, il malto essiccato viene conservato in attesa di ulteriori lavorazioni. Il malto verde viene poi tostato.
La maltatura, detta anche “maltazione“, è un processo fondamentale per la produzione di bevande alcoliche come birra e whisky, poiché il malto, a differenza del cereale grezzo, può essere fatto fermentare dai lieviti e trasformato in alcol. Durante la germinazione, infatti, il seme produce enzimi che trasformano l’amido in zuccheri più semplici, pronti per essere fermentati.
Il ritrovamento di un essiccatoio offre un’affascinante visione sull’intensa vita economica della zona.
Recenti studi hanno dimostrato un notevole sviluppo economico e sociale, in seguito all’occupazione romana della Britannia. La fondazione di città e villaggi portava a processi di inurbamento che moltiplicavano le possibilità di lavoro e di guadagno sia per i coloni romani che per gli originari. Innovazioni tecnologiche e strade moltiplicavano l’efficienza della produzione e dell’interscambio. Acquedotti portavano acqua fresca e pulita, in un mondo che disponeva, in molti casi, di pozzi putridi o solo di fiumi o torrenti. L’economia poteva girare anche grazie alla presenza consistente di militari romani che, oltre che occupanti, divenivano notevoli consumatori.
La produzione di birra – a partire dall’essiccatoio ritrovato e di altri impianti simili presenti in Britannia – poteva essere una risposta diretta alla domanda locale, costituita dai soldati romani che rappresentavano un mercato altamente redditizio. E’ possibile pensare che il consumo di vino – pur moderato e controllato – fosse riservato ai vertici del comando, mentre i militari di grado inferiore potessero consumare una bevanda meno costosa, prodotta localmente e meno alcolica. Non si sa se il centro agricolo fosse autonomo o dipendesse da una villa rustica romana che sorgeva a poca distanza. E la villa d’alto livello poteva svolgere il ruolo di mansio, cioè di importante albergo di Stato per ospiti eccellenti e funzionari apicali?
E’ certo il fatto che l’attività produceva ricchezza come dimostrerebbero le monete trovate all’interno di un recinto. Indicatori di prosperità potrebbero essere anche i consistenti resti ceramici portati alla luce dagli archeologi. “I ritrovamenti di ceramica sono stati insolitamente ricchi per la regione – spiegano i ricercatori di Vessex Archaeology – con oltre 130 kg di ceramica recuperati, insieme a forcine per capelli e spille. E’ possibile che questa piccola azienda abbia commercializzato, o sia addirittura appartenuta, la villa romana di alto status di Stancil, che sorgeva a pochi passi”.
Fonti: Vessex archaeology e Yorkshire Archaeological Journal. Autori: Patrick Daniel e altri. Articolo: Prehistoric Landscape Development and Romano-British Farming near Rossington, South Yorkshire. Agosto 2024.