Archeologia a colpo d’occhio. Cosa sono. Come venivano usati. Trovati ora in uno scavo in Sicilia. Periodo tardo-romano

IMPPERO ROMANO – Gli antichi avevano una passione sconfinata per i colori intensi, densi, brillanti. Era ciò che, generalmente, in natura poteva apparire con rarità. Il lavoro sui materiali che potessero ottenere l’effetto di un vivido potenziamento cromatico furono compiuti, a livello i ricerca, dai nostri antenati. Il fine era quello di superare, in bellezza, la natura stessa.

Gli scavi archeologici in Sicilia continuano a rivelare tesori nascosti di epoche antiche. Nelle ultime ore, la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Palermo ha parlato degli scavi in corso negli ambienti tardo romani di Carini. Gli archeologi qui si sono imbattuti anche in vividi tasselli policromi di pasta vitrea, evidentemente parte di un mosaico antico, rinvenuti in un complesso di vani e stanze. Questi ritrovamenti, insieme ad altri reperti, sono stati scoperti nell’ambito della nona campagna di scavo dell’antica Hykkara, un’importante colonia di origine sicula.

La nona campagna di scavi ad Hykkara

Il 2 settembre 2024 è iniziata la nona campagna di scavi, condotta dal Progetto San Nicola – Archaeological Field School, sotto la direzione della dott.ssa Rosa Maria Cucco e della prof.ssa Emma Vitale. Questo progetto archeologico si svolge in collaborazione tra l’Università degli Studi di Palermo, la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Palermo e il Comune di Carini. L’area di interesse è situata nella piana in contrada San Nicola, vicino all’antica via Valeria di epoca romana, una zona che in passato è stata un insediamento rurale di grande importanza.

Gli scavi finora hanno rivelato l’esistenza di un ricco edificio tardoromano che mostra continuità di vita fino all’età islamica. L’edificio è caratterizzato da elementi architettonici di alta qualità e materiali pregiati, tra cui marmi, vetri e mosaici, tra cui quelli scoperti di recente. L’obiettivo della campagna di quest’anno è approfondire lo studio delle ultime fasi d’uso di questa domus tardoromana e documentare la frequentazione medievale dell’area, oltre a espandere le ricerche in un nuovo saggio di scavo aperto durante la scorsa campagna.

Lunedì 23 settembre 2024, a partire dalle ore 15, si terrà un open day presso l’area degli scavi a Carini, in cui gli archeologi coinvolti nel progetto presenteranno al pubblico i risultati delle ricerche e le principali scoperte del sito. Questo evento rappresenta un’occasione unica per conoscere da vicino il lavoro degli archeologi e vedere di persona i reperti, tra cui i mosaici vitrei appena scoperti.

Cos’era Hykkara?

Hykkara (o Hikkara) era un’antica città sicula situata nella parte nord-occidentale della Sicilia. Sebbene la sua esatta ubicazione sia oggetto di dibattito, si crede che fosse collocata vicino all’attuale città di Carini. Hykkara è ricordata principalmente per la sua distruzione da parte degli ateniesi nel 415 a.C., durante la spedizione in Sicilia descritta da Tucidide nella sua Storia della guerra del Peloponneso. La città fu saccheggiata e la sua popolazione ridotta in schiavitù, tra cui la famosa etera Lais, deportata ad Atene.

Oltre alla sua fama nella storia greca, Hykkara era un’importante comunità pre-romana, e i suoi resti rivelano influenze culturali sia sicule che ellenistiche. Le campagne di scavo contemporanee hanno rivelato l’esistenza di un insediamento che prosperò anche sotto il dominio romano e proseguì nell’era medievale, confermando così la lunga storia di continuità e trasformazione che caratterizza la Sicilia antica.

Cos’è la pasta vitrea

La pasta vitrea era un materiale utilizzato fin dall’antichità per la realizzazione di oggetti decorativi e, in particolare, tessere di mosaico. Si tratta di una sostanza ottenuta dalla fusione di componenti come sabbia silicea, carbonati (soprattutto sodio o potassio) e ossidi metallici. A seconda degli ossidi aggiunti, si potevano ottenere diversi colori, dal blu intenso (grazie al rame) al verde (ossido di ferro), al giallo (piombo) e al rosso (ossido di rame).

La produzione della pasta vitrea richiedeva temperature molto elevate, e una volta fusa, la massa veniva modellata o tagliata in piccoli frammenti destinati a vari usi. Nel contesto dei mosaici, la pasta vitrea veniva usata per creare tessere brillanti e colorate, che erano molto apprezzate per il loro aspetto lucido e la capacità di riflettere la luce.

Per produrre vetri colorati nell’antichità, venivano aggiunti diversi ossidi metallici e minerali alla base di vetro fuso (ottenuto da sabbia silicea e soda o potassio). Questi additivi conferivano al vetro specifiche colorazioni, a seconda della loro composizione chimica e della quantità utilizzata.

Ecco le principali sostanze usate per creare vetri colorati:

  1. Ossido di ferro (Fe₂O₃): Conferiva al vetro tonalità verdi o brune. Il ferro era uno degli additivi più comuni, e la sua ossidazione in diverse condizioni poteva produrre sfumature variabili.
    • Esempio: Un vetro verde chiaro veniva ottenuto con basse concentrazioni di ferro.
  2. Ossido di rame (CuO): Usato per creare vetri blu o verdi. In determinate condizioni di ossidazione, poteva produrre un verde intenso, mentre in condizioni riducenti (meno ossigeno) dava un blu scuro.
    • Esempio: Il vetro azzurro intenso era ottenuto con piccole quantità di ossido di rame e una cottura in ambiente riducente.
  3. Ossido di piombo (PbO): Poteva produrre vetro giallo brillante, spesso combinato con l’antimonio (ossido di antimonio). Il piombo migliorava anche la trasparenza del vetro e ne aumentava la lucentezza.
    • Esempio: Vetri gialli brillanti, spesso usati per decorare mosaici o gioielli.
  4. Ossido di stagno (SnO₂): Usato per creare vetri opachi e bianchi. Era utile quando si voleva ottenere un vetro meno trasparente o smaltato.
    • Esempio: Il vetro bianco opaco, noto come “vetro lattiginoso”, veniva ottenuto con ossido di stagno.
  5. Ossido di manganese (MnO₂): Era utilizzato per produrre vetri violacei o per decolorare il vetro che altrimenti appariva verdastro a causa della presenza di ferro.
    • Esempio: Un vetro viola tenue era ottenuto mescolando una piccola quantità di ossido di manganese.
  6. Ossido di cobalto (CoO): Conferiva un colore blu intenso e omogeneo, ed era uno dei pigmenti più preziosi, usato già dagli Egizi.
    • Esempio: I vetri blu cobalto erano molto apprezzati per la loro vivacità e spesso usati per oggetti di lusso.

Come veniva realizzato un mosaico antico

Il mosaico antico era una delle forme decorative più diffuse nel mondo romano, utilizzata per abbellire pavimenti, pareti e soffitti di edifici pubblici e privati. La sua realizzazione richiedeva abilità tecniche notevoli e un processo di lavorazione meticoloso, che seguiva diverse fasi:

  1. Preparazione del supporto: Prima di tutto, veniva preparato il fondo su cui sarebbe stato realizzato il mosaico. Questo fondo era costituito da più strati di materiali. Il primo era una base di pietrame grossolano, chiamata statumen, che garantiva stabilità. Sopra questo strato si stendeva il rudus, una miscela di calce e ghiaia, seguita dal nucleus, uno strato più fine composto da sabbia, calce e frammenti di cocci.
  2. Posizionamento del disegno: Una volta preparato il fondo, il disegno del mosaico veniva tracciato sullo strato superiore. In alcuni casi, il disegno poteva essere realizzato direttamente sulla superficie o su una carta che fungeva da guida.
  3. Posa delle tessere: Le tessere, piccoli cubetti realizzati in materiali come marmo, pietra, ceramica o pasta vitrea, venivano posizionate una ad una seguendo il disegno tracciato. Le tessere venivano disposte su uno strato di malta ancora fresca, in modo che potessero aderire perfettamente al fondo. Gli artigiani prestavano grande attenzione alla scelta dei colori e alla disposizione delle tessere per creare effetti di luce, ombre e profondità.
  4. Rifinitura: Una volta completata la posa delle tessere, il mosaico veniva lasciato asciugare. Infine, la superficie veniva levigata e pulita per rimuovere eventuali residui di malta, rivelando così il disegno nella sua completezza.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa