Si scende verso il Medioevo. Per isolare i morti dai vivi, avevano scavato direttamente in un banco di roccia. A lato, sono visibili, i colpi di piccone. Sul fondo stanno adagiati i resti. Un piccolo. Ha una pietra accanto al volto, probabilmente scivolata dalla bocca. Un adulto, che doveva zoppicare vistosamente. Chi erano? E perché su di loro sono state trovate serrature?
La storia archeologica di Visegrád si arricchisce ulteriormente grazie a una delle più grandi campagne di scavo mai realizzate nella città. Nel sito dell’antica chiesa francescana, adiacente al palazzo reale di Visegrád, gli archeologi hanno scoperto diversi scheletri, alcuni dei quali potrebbero appartenere ai frati del monastero, mentre altri sembrano riferirsi ai civili locali. Gli esperti collocano i resti tra la prima metà del XV secolo e la metà del XVI secolo, il che li rende un’importante testimonianza del periodo tardo medievale. Di rilievo, sotto il profilo antropologico, storico ed etnografico, il ritrovamento di due scheletri – di un adulto e di un bambino – sepolti con rito anti-vampiresco, che più avanti, nell’articolo, esamineremo.
Dov’è Visegrád: la perla sul Danubio
Visegrád. luogo della scoperta, è una storica cittadina situata in Ungheria, sulle rive del Danubio, a circa 40 km a nord di Budapest. La sua posizione strategica, sulle alture che dominano una curva del fiume, la rese un luogo ideale per la costruzione di fortificazioni, palazzi reali e chiese, che nei secoli hanno ospitato re, nobili e artisti. Questo borgo medievale è particolarmente noto per la sua imponente fortezza e per il palazzo reale di Mattia Corvino, il re ungherese che nel XV secolo promosse un rinascimento culturale e architettonico. Visegrád conserva oggi un fascino unico, dovuto anche alle numerose scoperte archeologiche che testimoniano il suo passato vivace e misterioso.
Il misterioso gruppo di tombe vicino al santuario
Durante gli scavi nella navata della chiesa, nelle vicinanze del santuario, gli archeologi hanno scoperto un insieme di tombe di particolare interesse. In una fossa, originariamente destinata a un adulto, sono emersi inaspettatamente i resti di un bambino, deposto senza bara ma avvolto in un sudario. Accanto al femore destro del bambino, si notavano i contorni di un grande oggetto metallico.
La successiva fase di restauro ha rivelato che si trattava di un robusto lucchetto di ferro, ben conservato e risalente al XVI secolo. Inoltre, accanto al cranio del bambino è stato rinvenuto un grosso sasso, posizionato proprio vicino alla bocca.
Un secondo scheletro nella stessa fossa: tracce di degenerazione fisica
Approfondendo lo scavo, gli archeologi hanno trovato nella parte inferiore della fossa i resti di un adulto anch’esso deposto senza bara. Il corpo mostrava segni evidenti di degenerazioni ossee in vari punti, indizi di una condizione patologica che avrebbe potuto limitare i suoi movimenti e le sue attività quotidiane. Anche vicino al piede destro di questo scheletro era presente un lucchetto di ferro.
Simbolismo dei lucchetti: leggende e credenze medievali
La presenza dei lucchetti in queste tombe potrebbe indicare antiche superstizioni medievali, secondo le quali i lucchetti sarebbero stati utilizzati per “imprigionare” i defunti e impedire loro di ritornare dal regno dei morti. Questa pratica potrebbe avere radici nelle credenze popolari legate ai vampiri: la paura che i defunti potessero trasformarsi in creature chiamate “nora” e tormentare i vivi era diffusa in Ungheria. Il “nora” era ritenuto uno spirito malvagio simile a un vampiro, creato dall’anima di bambini morti senza battesimo, che si credeva potesse succhiare sangue e latte dai vivi, causando il loro progressivo deperimento.
Una relazione familiare e il timore del ritorno dei defunti
Gli archeologi ipotizzano che possa esistere un legame tra i resti del bambino e dell’adulto trovati nella stessa fossa, forse una relazione di parentela. È possibile che entrambi i defunti soffrissero di una qualche condizione fisica o mentale che alimentava timori o superstizioni tra la popolazione locale, inducendo la comunità a “sigillare” le tombe con lucchetti per impedirne il ritorno. Anche il sasso vicino alla bocca del bambino è stato interpretato come ulteriore precauzione: potrebbe essere stato originariamente collocato all’interno della bocca del defunto per impedire al suo spirito di parlare o di tornare. Si tratta di capire, ora, perché la sepoltura di presunti vampiri o indemoniati, avvenisse all’interno di uno spazio consacrato. Si ipotizza che questa collocazione potesse assumere, agli occhi della comunità, un’ulteriore protezione.
Proseguono gli studi e le analisi scientifiche
Il significato di questi ritrovamenti rimane oggetto di studio. Gli archeologi sperano di poter rispondere alle numerose domande aperte una volta concluso lo scavo e tramite l’analisi approfondita dei reperti.
Il progetto “Rinascimento di Visegrád”
Questa campagna archeologica fa parte del progetto di sviluppo “Visegrád Reneszánsza”, avviato nel 2021 e condotto dall’Istituto Nazionale di Archeologia e dal Museo Reale di Mattia Corvino, sotto la supervisione della Várkapitányság. Il programma mira a riportare il sistema di fortificazioni e il palazzo reale di Visegrád allo splendore dei tempi di Mattia Corvino.
Visegrád e i vampiri: leggende e ritrovamenti nell’Ungheria medievale
Le credenze sui vampiri e le pratiche di sepoltura per “sigillare” i defunti sono particolarmente radicate in Europa centrale, e l’Ungheria non fa eccezione. Fin dal Medioevo, in varie zone ungheresi, si temeva che alcuni morti potessero trasformarsi in creature maligne o spiriti vendicativi, comunemente noti come “nora” o “vampiri”. I “nora” erano considerati pericolosi e avrebbero potuto tormentare i vivi succhiando il loro sangue o sottraendo loro energie vitali. Questa convinzione era legata soprattutto ai bambini morti senza battesimo o agli individui con disabilità fisiche o malattie considerate misteriose.
In Ungheria e nelle regioni circostanti, alcuni scavi hanno rivelato tombe medievali con segnali di queste antiche superstizioni. Per esempio, sono stati trovati scheletri con pietre nella bocca, una pratica diffusa in molte culture per “sigillare” l’anima del defunto e impedire che potesse tornare come spirito malvagio. In altri casi, si usava inchiodare o fissare i corpi nella tomba, oppure disporre oggetti come lucchetti e catene accanto ai resti per “bloccare” il defunto.