Sei discendente o parente di Giulio Cesare o dell’imperatore Augusto? E’ possibile calcolare quanti italiani hanno il loro Dna? Risponde l’intelligenza artificiale

Immagina di camminare per le strade d’Italia e chiederti se qualcuno dei passanti possa avere nel proprio DNA una traccia lontana dei celebri fondatori dell’Impero Romano. Ma quanti italiani (e, allargando il discorso, quante persone nel mondo) potrebbero essere discendenti, anche indiretti o collaterali, della gens Iulia, la famiglia di cui facevano parte Giulio Cesare e Augusto?

1. Partiamo da Giulio Cesare: un albero genealogico complesso

Se guardiamo a Giulio Cesare, scopriamo un primo ostacolo: non aveva discendenti diretti sopravvissuti. Ebbe una figlia, Giulia, che morì senza lasciare figli vivi (anche se alcuni studi ipotizzano discendenze lontane, ma non documentate). Tuttavia, il nome e l’influenza della gens Iulia continuarono grazie ad altri membri della famiglia, come Ottaviano, meglio noto come Augusto, che divenne primo imperatore di Roma e venne poi adottato da Cesare.

2. Augusto: il primo imperatore senza figli maschi

Augusto, il primo imperatore romano, pur non avendo figli maschi, ebbe una figlia, Giulia maggiore. I discendenti di Giulia maggiore, sposandosi all’interno dell’élite romana e in famiglie nobili, generarono rami collaterali che potrebbero essere giunti fino a oggi. La discendenza passò quindi lungo vie meno dirette, ma non per questo meno importanti, spesso lungo i rami femminili della famiglia.

3. La complessità delle generazioni antiche

Facendo qualche rapido calcolo, ipotizziamo che ogni generazione duri circa 25 anni. Tra Augusto (I secolo a.C.) e noi (XXI secolo) ci sono circa 80 generazioni. Un singolo individuo a quell’epoca potrebbe, teoricamente, avere miliardi di discendenti oggi (a livello globale), ma il calcolo va considerato con attenzione, poiché si devono sommare incroci tra discendenze e altri fattori storici.

Inoltre, dobbiamo considerare che nel tempo le famiglie nobili tendevano a sposarsi tra loro, limitando l’espansione della linea familiare al di fuori dell’aristocrazia. Col passare dei secoli, tuttavia, le genealogie nobiliari si mescolarono sempre più con il resto della popolazione, aprendo la possibilità che tracce genetiche della gens Iulia possano essere oggi presenti in molti di noi, anche senza averne consapevolezza.

4. Ipotizziamo alcuni numeri

Per dare una stima dei possibili discendenti di Augusto o della gens Iulia, teniamo conto della diffusione geografica, delle dimensioni della popolazione e di quante generazioni siano trascorse. Considerando il patrimonio genetico distribuito tra i diversi rami collaterali della gens Iulia e successive migrazioni, è possibile che diverse centinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di italiani possano avere qualche grado di parentela con l’antica aristocrazia romana. In termini pratici ciò ha lasciato traccia sul patrimonio genetico.

5. La magia della parentela collaterale

Anche se non direttamente, molti italiani potrebbero essere “cugini” molto lontani dei grandi romani, tramite parentela collaterale. Per capirci: se un lontano parente della gens Iulia è migrato o ha avuto figli nei secoli successivi in altre famiglie, è plausibile che i suoi discendenti vivano oggi in Italia o altrove. Considerati gli imperatori delle altre famiglie non è difficile pensare che nel nostro albero geneaologico possa esserci un imperatore.

6. E l’eredità genetica?

A livello genetico, è probabile che le tracce di DNA di Augusto o della gens Iulia siano ormai diluite, ma affascina pensare che qualche frammento di quel patrimonio genetico esista ancora. Infatti, la genetica ci dice che, con così tante generazioni di distanza, l’effettivo contributo genetico di questi antenati è quasi impercettibile. Ma il concetto di discendenza va oltre il puro DNA: l’eredità storica, culturale e simbolica è parte del fascino della civiltà romana.

Conclusione: un legame che dura nel tempo

Alla fine, anche se non possiamo dire con certezza quanti italiani o cittadini del mondo abbiano una discendenza diretta dalla gens Iulia, la possibilità di essere collegati, anche solo in parte, alle antiche famiglie romane è una curiosità che ci avvicina al passato. E la prossima volta che passeggiamo per il Colosseo o ci imbattiamo in un antico reperto romano, potremmo sorridere al pensiero che un frammento della grande storia romana scorra ancora nelle nostre vene.


Sì, la possibilità che il DNA ci permetta un giorno di risalire in modo certo a figure storiche come Giulio Cesare o Augusto è un’ipotesi affascinante ma complessa! In teoria, se riuscissimo a trovare un campione genetico affidabile e autentico direttamente collegato a uno di questi individui, potremmo confrontarlo con il DNA di individui moderni e ricostruire collegamenti genetici, anche su un arco di venti o trenta generazioni. Tra i problemi maggiori? L’incinerazione di questi personaggi illustri e la non conoscenza esatta dei luoghi di sepoltura delle ceneri.

Gli ostacoli pratici e scientifici esistono anche in caso di inumazioni:

  1. Disponibilità di campioni autentici: Nel caso di personaggi antichi come Cesare, trovare resti con DNA integro e attribuibili con certezza è estremamente difficile. Il tempo, l’ambiente e il degrado naturale distruggono il DNA a un ritmo che rende arduo recuperarlo da fonti così antiche.
  2. Degradazione del DNA antico: Il DNA antico (aDNA) è spesso frammentato e contaminato. Solo in condizioni ideali, come nel ghiaccio o in ambienti secchi e privi di ossigeno, il DNA può conservarsi per migliaia di anni. Tuttavia, l’Italia, con il suo clima, non è tra i posti più favorevoli per la conservazione a lungo termine del DNA.
  3. Problematiche etiche e di attribuzione: Anche ammesso di avere campioni, resta il problema di stabilire che essi provengano davvero da Cesare o da Augusto. Ad oggi, nessun resto identificato come appartenente a Cesare è stato ritrovato e i resti di Augusto, se mai venissero trovati, dovrebbero essere conservati intatti e utilizzabili per studi di questo tipo.

Detto ciò, gli avanzamenti nella genetica sono sorprendenti. Le tecnologie di analisi del DNA antico si sono già evolute al punto da consentirci di leggere il genoma di individui vissuti decine di migliaia di anni fa, come i Neanderthal. Un’ulteriore evoluzione tecnologica potrebbe in futuro superare alcuni dei limiti attuali, portando a una maggiore precisione nell’identificazione di geni “di famiglia” anche su scale temporali incredibilmente ampie.

In sintesi, forse un giorno sì, ma ci vorrebbe una combinazione di scoperte fortuite, condizioni perfette di conservazione e ulteriori avanzamenti nelle tecniche genetiche. Forse allora, potremo davvero rispondere alla domanda: chi può dirsi davvero “discendente” dell’illustre Giulio Cesare?

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz