Un’abside ciclopica e frammenti di statue gigantesche scoperte ad Aquileia alle Grandi Terme romane, che vengono retrodatate al 300 d.C.

Aquileia, una delle città più importanti dell’Impero Romano, continua a svelare i suoi tesori archeologici. L’ultima campagna di scavi condotta dall’Università di Udine, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia e con il sostegno della Fondazione Aquileia, ha portato alla luce scoperte di eccezionale valore: un’abside monumentale di circa 30 metri di ampiezza, frammenti di statue raffiguranti divinità, imperatori e dignitari, e resti di colonne, tra cui una in marmo africano di dimensioni colossali.

Questi ritrovamenti non solo arricchiscono la conoscenza sulla grandiosità delle Grandi Terme, ma ridefiniscono anche la loro cronologia. Grazie all’analisi radiocarbonica di un palo di ontano utilizzato per la bonifica del terreno, gli archeologi hanno potuto stabilire che la costruzione del complesso termale iniziò intorno al 300 d.C., anticipando di almeno un decennio le precedenti ipotesi.


L’area delle Grandi Terme: un contesto monumentale

Abside con frigidarium – Grandi Terme, Aquileia. L’area è vista dall’altro. Le dimensioni gigantesche sono visibile comparando visivamente i resti della struttura co le dimensioni delle assi di legno, usate durante lo scavo. Il frigidarium era l’area termale di refrigerazione dei bagnanti, nella quale si utilizzava acqua fredda


Le Grandi Terme di Aquileia, un tempo fulcro della vita sociale e culturale della città, rappresentano uno degli edifici pubblici più imponenti del mondo romano. I nuovi scavi hanno portato alla luce un’abside semicircolare di dimensioni straordinarie: con un’ampiezza di circa 30 metri, si pone tra le strutture più grandi del genere nell’architettura termale romana. Questo ci permette di immaginare che i bagni avvenivano in una struttura gigantesca, con statue, enormi aule, colonnati, absidi, simile, per certi aspetti, alle future cattedrali cristiane. E ci spinge a pensare, sempre più, che l’idea cristiana del battesimo e dell’acqua di purificazione avrebbe condotto architettonicamente alle terme romane come una sorta di cornice ideale. Più della basilica.

La scoperta di frammenti di colonne, incluso un esemplare in marmo africano – una varietà pregiata importata dall’odierna Turchia – e di numerosi elementi decorativi suggerisce che l’edificio fosse non solo un luogo funzionale, ma anche uno spazio di rappresentanza e lusso.

La base di marmo del calidarium, portata alla luce dagli archeologi. Questa era l’area dell’acqua calda

“Le novità portate alla luce sono di valore straordinario sia per lo stato di conservazione delle strutture che per il significato dei reperti rinvenuti per la ricostruzione della funzione dell’edificio”, ha dichiarato Matteo Cadario, direttore degli scavi e docente dell’Università di Udine.


Statue e decorazioni: il volto della magnificenza romana

Tra i reperti più significativi figurano una decina di frammenti di statue raffiguranti figure divine e imperiali. Questi elementi decorativi non erano soltanto simboli di potere, ma costituivano anche un mezzo per sottolineare il legame tra la città di Aquileia e la capitale imperiale.

Le statue, di cui sono state rinvenute teste, busti e dettagli ornamentali, testimoniano l’alto livello artistico raggiunto dagli artigiani locali e la disponibilità di materiali pregiati, segno della prosperità economica della città.


La cronologia rivisitata: nuove tecniche di indagine

Uno degli aspetti più interessanti delle recenti scoperte riguarda la datazione del complesso termale. L’analisi radiocarbonica di un palo di ontano, utilizzato per la bonifica del terreno durante la costruzione delle terme, ha permesso di collocare l’inizio dei lavori intorno al 300 d.C.

Questa scoperta anticipa di almeno un decennio le ipotesi precedenti, ridefinendo il contesto storico in cui il complesso venne edificato. Aquileia, in quel periodo, era un importante centro politico, economico e militare dell’Impero Romano, situata in una posizione strategica tra l’Adriatico e l’Europa centrale. Precedentemente attribuita a Costantino, l’edificazione del complesso sembra ora risalire all’epoca di Diocleziano e Massimiano, gli Augusti della tetrarchia (293-305 d.C.). Questa scoperta rivela che Costantino potrebbe aver completato e inaugurato l’opera, ma non essere stato – come si pensava – l’iniziatore.


Scoperte straordinarie: l’abside del frigidarium e i reperti monumentali

La scoperta principale della campagna è, come dicevamo, l’abside del frigidarium, una struttura semicircolare di ben 30 metri di ampiezza. Questa sezione del complesso termale era destinata ai bagni freddi ed era rivestita da lastre di marmo e calcare, conferendo un aspetto lussuoso all’ambiente. Le fondamenta, larghe oltre 5 metri, suggeriscono che l’abside ospitasse un’imponente decorazione scultorea, includendo nicchie per statue e una facciata monumentale visibile dalla città.

Tra i reperti figurano frammenti di una decina di statue, tra cui rappresentazioni di divinità e personaggi di alto rango, probabilmente imperatori. In particolare:

  • Esculapio, dio della medicina, raffigurato in parte.
  • Una statuetta di Giove, riconoscibile dall’egida, il mantello simbolico.
  • Una statua maschile colossale in toga e un’altra in corazza, entrambe di probabile ispirazione imperiale.

Le colonne e le basi, realizzate con materiali pregiati come il marmo africano, richiamano quelle delle terme di Caracalla a Roma, sottolineando il prestigio di Aquileia come centro imperiale.



Un contesto di lusso e monumentalità

Il complesso termale, noto come Thermae Felices Constantinianae, si estendeva su oltre 10.000 m² ed era organizzato lungo un asse centrale di 90 metri. La struttura includeva:

  • Caldarium, tepidarium e frigidarium per bagni a diverse temperature.
  • Spogliatoi (apodyteria) con raffinati mosaici, oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.
  • Aree dedicate all’allenamento e ad attività sportive, coerenti con l’ideologia tetrarchica che promuoveva la cultura fisica.

La monumentalità delle terme riflette l’intento imperiale di dotare Aquileia di infrastrutture rappresentative, comparabili alle grandi capitali dell’Impero come Milano, Treviri e Antiochia. Nel breve filmato, qui, sotto vediamo l’area di scavo del caldarium o calidarium e il volo del drone da qui, in direzione dell’abside del frigidarium, ripresa in grado di rendere visivamente le dimensioni gigantesche della struttura.


Storia e trasformazioni: da simbolo di prestigio a cava di materiali

Le terme, frequentate fino al V secolo d.C., subirono un progressivo declino tra il VI e il VII secolo. I resti crollati furono riutilizzati come abitazioni e successivamente come cava di marmi e mattoni. Tra il XIII e XIV secolo, le strutture vennero completamente spogliate, trasformando l’area in campi coltivati. Solo nel XX secolo, con gli scavi di archeologi come Giovanni Battista Brusin e Luisa Bertacchi, è iniziato il recupero del sito.


Collaborazione e prospettive future

La ricerca è frutto della sinergia tra l’Università di Udine, la Fondazione Aquileia e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. La Fondazione, con il suo piano strategico 2024-2029, punta a rendere accessibile al pubblico l’area delle Grandi Terme, valorizzandola come parte integrante di un parco archeologico che include anche il teatro e il decumano di Aratria Galla.


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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa