Cos’è? 14 chili, 1800 anni. Provenienza? Romana. Uno studio analizza il blocco e stabilisce cosa c’era attorno a questo oggetto. Tutte le risposte

Fu depositato in quel punto, il blocco. Poco fuori il forte romano. Il villaggio doveva essere particolarmente frequentato da un gruppo di persone, alcune provenienti da lontano, altre richiamate in loco dalla possibilità di guadagno. L’esercito romano diveniva un’istituzione che garantiva un’economia.

Durante gli scavi in un vicus – un insediamento civile situato accanto alla fortezza legionaria romana di Bonn, in Germania – gli archeologi hanno portato alla luce un deposito straordinario: un blocco di 14 chilogrammi di cotta di maglia romana. Questo ritrovamento, composto da almeno quattro capi di armatura in maglia (due completi e due frammentari), rappresenta una testimonianza unica della vita quotidiana dei soldati romani e dei loro rapporti con le comunità civili. Perché è importante, questo blocco? Perché ci fa capire quali fossero i rapporti tra l’esercito di occupanti e i “borghigiani” che via via giungevano attorno al forte stesso.

Tecnologia moderna per svelare il passato

Il tesoro è stato oggetto di un approfondito studio condotto da ricercatori dell’LVR-Amt für Bodendenkmalpflege im Rheinland, dell’LVR-LandesMuseum Bonn e della Czech Academy of Sciences. Utilizzando tecniche avanzate di tomografia computerizzata (TC) ad alta risoluzione, gli studiosi sono riusciti a decifrare i segreti nascosti in questa massa corrosa di anelli intrecciati. “La tecnologia a raggi X ci consente di vedere ciò che non è visibile a occhio nudo,” ha spiegato Holger Becker dell’LVR-LandesMuseum Bonn. I risultati dello studio sono contenuti nel saggio di Wijnhoven MA, Koppmann C, Becker H.  intitolato Recycling and repair on the Roman frontier: a hoard of mail armour from Bonn, pubblicato da Antiquity, 2024

A sinistra: dettaglio del Grande Sarcofago Ludovisi (Roma), metà del III secolo d.C., raffigurante un portabandiera con una cotta di maglia a maniche corte (fotografia di M.A. Wijnhoven). A destra: ricostruzione digitale di una cotta di maglia proveniente da Vimose (Danimarca), dalla seconda metà del II secolo all’inizio del III secolo d.C. (ricostruzione di A. Moskvin e M.A. Wijnhoven). Antiquity 2024








Il ruolo del riciclaggio nell’economia militare romana

A differenza di altri oggetti metallici che potevano essere fusi, la cotta di maglia romana – composta da migliaia di piccoli anelli interconnessi – preziosa e richiedeva tecniche di riparazione altamente specializzate. Gli archeologi hanno scoperto che i pezzi danneggiati venivano smontati e riutilizzati come “donatori” per rattoppare altre armature, un processo analogo alla riparazione di tessuti.

Esempi di frammenti di cotta dell’Impero romano Romano. In alto a sinistra: Loughor, Regno Unito, c. 260–310 d.C. In alto a destra: Gnotzheim, Germania, II-III secolo d.C. In basso a sinistra: Newstead, Regno Unito, 140–180 d.C. In basso a destra: Sisak, Croazia, ampiamente datata al Principato Romano (fotografie di M.A. Wijnhoven). Antiquity, 2024

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Collaborazione tra militari e artigiani locali

Il dott. Martijn Wijnhoven della Czech Academy of Sciences ha dichiarato: “Questo è il primo esempio tangibile che dimostra come le armature di maglia venissero riparate al di fuori delle installazioni militari ufficiali.” La scoperta suggerisce che gli artigiani locali giocassero un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equipaggiamento militare, lavorando in stretta collaborazione con l’esercito.

Un vicus a supporto della fortezza legionaria

Il vicus di Bonn era un insediamento strettamente legato alla fortezza legionaria, popolato da artigiani, commercianti e familiari dei soldati. Questo contesto sociale si rivelava essenziale per il funzionamento delle forze militari romane, specialmente nelle remote regioni di frontiera. Gli artigiani locali, ad esempio, riparavano le armature e riciclavano i materiali metallici provenienti dai rifiuti militari.

La cache come risorsa strategica

Il mucchio di cotte – trovata in una fossa vicino a una casetta del vicus – rappresentava probabilmente una scorta di materiali destinati alle riparazioni. Non vi sono segni di abbandono violento: il vicus sembra essere stato smantellato in modo organizzato, forse come parte di un ritiro pianificato nella metà del III secolo d.C.

Il rapporto tra i forti romani e i borghi civili

I vicus non erano semplici insediamenti civili, ma centri pulsanti di attività economiche e sociali che ruotavano attorno ai forti romani. Qui vivevano non solo artigiani e commercianti, ma anche donne, bambini e altri civili che fornivano supporto logistico e umano ai soldati. E’ probabile che numerose fossero le famiglie “clandestine” che si formavano nel borgo. I legionari non potevano sposarsi fino al congedo, ma esistevano unioni informali che venivano poi – in alcuni casi – ratificate dopo anni.

Ruoli diversificati nelle comunità ibride

Gli uomini lavoravano spesso come fabbri, carpentieri e commercianti, offrendo beni e servizi indispensabili per l’esercito. Le donne, oltre a gestire le attività domestiche, contribuivano con competenze come la tessitura e la cura dei feriti. I bambini, nati in questi contesti, rappresentavano una generazione cresciuta ai margini dell’Impero, destinata a diventare essa stessa parte di queste comunità ibride.

Un microcosmo della società romana

Questi borghi rappresentavano un microcosmo della società romana, dove la presenza militare influenzava profondamente la vita quotidiana. Le relazioni tra soldati e civili erano spesso di natura simbiotica: i soldati garantivano protezione e sicurezza, mentre i civili fornivano beni, servizi e un senso di continuità familiare.

Un tesoro di conoscenza

Il tesoro di Bonn non è solo un ritrovamento archeologico straordinario, ma anche una finestra sulle dinamiche economiche, sociali e tecnologiche dell’antica Roma. La sua analisi offre nuove prospettive sul modo in cui l’esercito romano si adattava alle sfide delle regioni di frontiera, utilizzando il riciclaggio e la cooperazione con le comunità locali per mantenere la propria efficienza.

Conservazione e divulgazione

Il deposito è ora custodito presso il LVR-LandesMuseum di Bonn, dove continua a raccontare la sua storia a studiosi e visitatori. Questa scoperta ci ricorda che, anche nelle aree più remote dell’Impero, l’ingegnosità e la collaborazione erano fondamentali per il successo romano. In saggio completo è in Antiquity 2024

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa