In quel punto sorgeva un edificio del Seicento, realizzato su una struttura precedente. Gli archeologi hanno rimosso il terreno e hanno notato uno strano pavimento formato da mattonelle e da strani oggetti collocati uno accanto all’altro. Quell’inserto aveva una funzione simbolica o un fine pratico? E perché utilizzare quel materiale?
Gli archeologi del comune di Alkmaar, nella provincia dell’Olanda Settentrionale, hanno riportato così alla luce, in queste settimane, una parte di un pavimento realizzato con ossi animali. Il ritrovamento, avvenuto, appunto, durante i lavori di ristrutturazione di un edificio storico in Achterdam Street, rappresenta un esempio raro di utilizzo delle ossa bovine come materiale per la pavimentazione. Questa scoperta ha attirato l’attenzione degli studiosi, arricchendo il mosaico storico della città e fornendo nuove informazioni sulle pratiche edilizie del passato.
Le caratteristiche del pavimento osseo
“Gli ossi sono tutti metacarpali e metatarsi bovini. – dicono gli archeologi che stanno lavorando per il Comune – Sono stati segati esattamente alla stessa altezza”.
Gli ossi vennero tutti tagliati alla stessa altezza e disposti seguendo uno schema: su un piano le ossa erano disposte con la parte superiore rivolta verso l’alto e su un altro piano la parte inferiore dell’osso era rivolta verso l’alto.
La datazione del pavimento non è ancora stata determinata con precisione, ma gli archeologi ipotizzano che risalga al XV secolo. L’attuale edificio sul sito è stato costruito intorno al 1609, ma probabilmente si erge su una struttura precedente, come era consuetudine all’epoca.
Il contesto storico e geografico
Il ritrovamento di Alkmaar non è un caso isolato. Simili pavimenti ossei sono stati rinvenuti in altre città dell’Olanda Settentrionale, come Hoorn, Edam ed Enkhuizen. Tuttavia, questi esempi rimangono rari anche nella regione. Il caso di Hoorn, in particolare, mostra una tecnica di costruzione analoga, con ossi disposti verticalmente e utilizzati per integrare pavimentazioni piastrellate. La ripetizione di questo modello nella stessa area geografica suggerisce una tradizione locale specifica, legata forse alle risorse disponibili o a esigenze funzionali delle comunità dell’epoca.
Perché utilizzare ossi animali?
L’impiego di ossa per la pavimentazione potrebbe avere diverse spiegazioni. Prima di tutto, gli ossi erano un sottoprodotto abbondante e facilmente reperibile nelle società rurali e semi-urbane del tardo Medioevo, specialmente nelle regioni dedite all’allevamento bovino. La loro resistenza le rendeva adatte per creare superfici durevoli in contesti di intenso utilizzo, come cortili, stalle o aree di lavoro.
Inoltre, il riciclo di materiali organici era una pratica comune nel passato, non solo per motivi economici ma anche per ridurre gli sprechi. A livello simbolico, l’uso di ossi potrebbe riflettere una connessione con il mondo animale e con il ciclo di vita, anche se questa interpretazione resta speculativa.
Un fenomeno unico e raro. La spiegazione
I pavimenti ossei rappresentano una testimonianza tangibile della capacità delle comunità storiche di adattarsi alle risorse disponibili e di trovare soluzioni pratiche ed economiche ai problemi edilizi. La loro rarità, tuttavia, ne fa un soggetto di grande interesse per gli archeologi, offrendo uno sguardo originale su pratiche costruttive poco documentate. A giudizio degli esperti di Stile arte, “l’osservazione dei piani pavimentali di piastrelle di cotto, integrati, in alcuni punti, da ossi animali, porterebbe a ipotizzare che gli ossi siano stati utilizzati in punti dell’edificio con problemi di drenaggio dell’acqua, per la creazione di un vespaio di smaltimento dei liquidi e per colmare le lacune di mattonelle rotte”.
E’ probabile che i pavimenti al pianterreno dell’edificio o nelle cantine si allagassero. O che esistesse una stanza nata con una funzione e adibita, poi, a piccola stalla, in quel punto. Per evitare il ristagno dell’acqua o per lavare la stanza stessa con copiosi secchiate venivano rimosse alcune piastrelle per favorire lo scarico del liquido nel terreno. Per rendere più rapido lo smaltimento dell’acqua ed evitare che la “ferita di drenaggio” portasse fango nella stanza si doveva creare un vespaio utilizzando gli ossi tagliati di bovino – scartati in grandi quantità durante le attività di macellazione – che venivano inseriti, uno accanto all’altro nel terreno. Gli ossi diventano come grossi chiodi Forando il terreno in più punti e non essendo coprenti consentivano all’acqua di defluire tra gli interstizi. Si creava pertanto una sorta di griglia di drenaggio, un vespaio sul quale era possibile camminare agevolmente ma che, all’occorrenza, poteva smaltire l’acqua nel terreno, cosa che non sarebbe avvenuta se quel punto fosse stato chiuso dalle piastrelle.
In altri punti essi erano semplicemente per colmare le lacune di mattonelle rotte o consumate. La punta dell’osso aveva la funzione, in questo caso, di penetrare nel terreno, bloccando le mattonelle vicine ed evitando che esse scivolassero e che si scalzassero. Pertanto si può ipotizzare che alcuni resti di macellazione fossero utilizzati, a livello pavimentale, sia per colmare lacune, che per creare vespai in punti in cui non erano stati previsti durante la realizzazione dell’edificio.
Il valore della scoperta
Nancy de Jong, archeologa del progetto, ha espresso entusiasmo per la possibilità di studiare questo pavimento, definendolo un privilegio che arricchisce la conoscenza della storia di Alkmaar. Le ricerche sul sito proseguiranno per determinare le dimensioni complete del pavimento e approfondire le ipotesi sulla sua funzione. La scoperta è stata accolta con entusiasmo anche dalle autorità locali, che riconoscono l’importanza del patrimonio archeologico per preservare le storie nascoste della città.