Annalisa Di Maria, esperta di Leonardo e specialista del neoplatonismo fiorentino, Jean-Charles Pomerol, professore dell’Università della Sorbona di Parigi, e Nathalie Popis, esperta dell’applicazione delle matematiche nel settore artistico avrebbero identificato il quadro perduto di Leonardo, quello che raffigura Leda e il Cigno. Uno studio accurato, basato su passaggi di proprietà e sulla tecnica esecutiva dell’opera porta alla campagna inglese, nello splendido palazzo nei dintorni di Salisbury, nel Wiltshire, residenza dei conti di Pembroke.
I conti possiedono una delle migliori tre versioni del quadro originale – che veniva dato per disperso -, dipinta – si riteneva fino ieri – da Cesare da Sesto nel 1505, un pittore leonardesco. Gli altri due dipinti sono conservati alla Galleria Borghese e agli Uffizi. In un saggio ora pubblicato sulla rivista Open Science – con il titolo Léda et le Cygne de Léonard de Vinci à la Wilton House – gli autori si propongono “di aggiornare la storia delle acquisizioni delle opere di Leonardo da Vinci da parte dei reali francesi, per lungo tempo ridotta a ipotesi e leggende”.
Gli studiosi analizzano tutta la situazione testamentaria di Leonardo e le vendite che gli eredi effettuarono al Re di Francia. I dipinti di Leonardo, una volta divenuti proprietà regale, furono oggetto di errori negli inventari, “in particolare riguardanti la Leda e il cigno di Leonardo da Vinci – affermano gli autori – considerata perduta ma che risulta oggi collocata presso la Wilton House in Inghilterra. Lo studio di quest’opera, di grande finezza, rivela lo spirito scientifico di Leonardo, il suo attaccamento all’antichità greca e le sue fedeli convinzioni neoplatoniche”.
L’opera giunse in Inghilterra, in seguito ai consistenti acquisti che i reali inglesi – privi di quadrerie – e gli uomini di corte effettuarono a partire dagli anni Venti del Seicento, acquistando dipinti soprattutto in Italia e in Francia.